Un Sistema Comunitario di Scambio,
per rifondare l’economia dei luoghi in transizione, attraverso legami comunitari, resilienti e solidali
Fenomeni come la disoccupazione, l’inflazione, la dissoluzione della vita e del sentimento di “comunità”, intesa questa come contesto di rapporti non basati sull’interesse economico, sono riconducibili al modo in cui nella società di oggi si pensano il lavoro, i rapporti economici ed i rapporti interpersonali in genere. In parole povere, il denaro è oggi la misura di tutte le cose, e, in più, esso ha storicamente assunto, oltre alla funzione originaria di facilitazione dello scambio (il denaro, ricordiamo, nasce per superare la difficoltà di scambiarsi direttamente beni, ed eliminare le impasse connesse all’antica pratica del baratto) anche quella di bene materiale, commerciabile ed accumulabile in quanto tale.
Non occorre sottolineare il fatto che la ricostruzione, o la costruzione, di comunità, di spirito comunitario, di rapporti comunitari sottratti alla logica dell’interesse, siano probabilmente oggi l’unica possibilità esistente per rimediare ai guasti ecologici, spirituali, materiali, economici, prodotti dall’affermarsi di un sistema che ha devastato, ad un tempo, la Natura e il sentimento degli uomini e delle donne, ad essa strettamente legato.
Ripartire dal “NOI” è basilare, urgente, indispensabile, è il primo passo per cominciare a mettere mano alle catastrofi economica, sociale ed ecologica in cui stiamo vivendo. Oltre la tolleranza, le buone maniere e l’egoismo, dobbiamo ricostruire LEGAMI fino alla consapevolezza dell’interdipendenza, senza la quale possiamo ben poco. Rivoltare l’adagio liberale in:“la mia libertà COMINCIA dove COMINCIA la tua”.
Uno strumento per cominciare, può essere il Sistema Comunitario di Scambio, basato su una moneta complementare. In Brianza per noi è il FIDO, con questo nome per significare il primo suo scopo: valorizzare ed incrementare la fiducia all’interno della comunità locale.
Il FIDO vale un euro, ma non lo sostituisce (non è convertibile) ed è coniato dalla comunità per la comunità, quando occorre, quanto ne occorre. Non è un debito, bensì intende il CREDITO che si riconosce a chi vuole partecipare, ha chi ha idee di economia locale senza il denaro per realizzarle: la sua forza gli viene dal credito e dalla fiducia che la comunità gli riconosce.
Il FIDO vale anche sei minuti, della nostra vita, del nostro lavoro, dei servizi che vogliamo riservare per la comunità. Senza differenze: l’imbianchino, l’insegnante, l’architetto….. condividono il loro tempo ed il loro sapere allo stesso modo, al ritmo dell’orologio.
E’ uno strumento di sviluppo di comunità, che non crea debito, non ha scopo di lucro, promuove e sostiene l’economia solidale ed attiva processi dal basso, partecipativi e inclusivi ed ha come scopi:
- aumentare la solidarietà e la coesione sociale,
- riattivare meccanismi di solidarietà, mutualità e reciprocità,
- valorizzare l’economia del territorio
- valorizzare le competenze e le risorse delle persone, anche se fuori dal circuito lavorativo
- riattivare meccanismi di fiducia tra i cittadini e la “cosa pubblica” attraverso il riconoscimento concreto dell’apporto in tempo e competenze che essi possono offrire (es. accettazione della moneta locale o di ore/lavoro per coprire parzialmente gli oneri della fiscalità locale) indipendentemente dal denaro.
Una moneta perché?
Viviamo un tempo in cui non manca forza lavoro, non manca capacità di produrre, non mancano né mercato interno né mercato europeo. La moneta complementare può servire per dotarsi di forme di scambio che possano inserirsi a fianco dell’ Euro e “far girare” l’economia reale.
La ricchezza non viene accumulata ma distribuita; gli acquisti sono possibili con le realtà che operano per la realizzazione dell’economia solidale. Inoltre, non è possibile sottrarre la ricchezza alla collettività che l’ha prodotta, per nasconderla nei “paradisi fiscali”
Una moneta per chi?
In un contesto di forte crisi economica e disoccupazione in grandi proporzioni questo progetto sarebbe conveniente per:
- i produttori locali (artigiani, contadini, makers, etc.): potrebbero alimentare un mercato locale a fiera corta, di qualità, al riparo dalle flttuazioni dei prezzi “di mercato”, partecipando ad una produzione “che parte dalla domanda” ed alla costruzione di un prezzo equo, basato su costi e guadagni trasparenti
- i cittadini: valorizzare le proprie competenze ed attitudini in un circuito che soddisfi almeno in parte la necessità di un reddito per la soddisfazione dei bisogni primari
- la comunità locale: è possibile ridurre la produzione di rifiti, rimettendo in un circolo “economico senza denaro” gli oggetti inutilizzati che giacciono nelle cantine e nella case, spesso destinati alla discarica
- i negozi di vicinato: è possibile creare un circuito attraente per i clienti, che potrebbero utilizzare la moneta locale per pagare in tutto o in parte i oro acquisti. La GDO è esclusa dal circuito proprio per favorire i negozi di vicinato.
- le famiglie in difficoltà: potrebbero in parte fruire del Fondo di Solidarietà (magari integrato “in” o “con” altri fondi esistenti nel territorio) e comunque potrebbero subito mettere a valore le proprie competenze ed attitudini nella erogazione di servizi della BDT.
- l’amministrazione comunale: ricostruzione di meccanismi che ri-alimentano un rapporto di fiducia con i cittadini; possibile recupero di una parte dei servizi di welfare o anche generali attraverso le prestazioni della BDT; reperimento di risorse “non ordinarie” per l’erogazione di servizi, anche per quelli che non si prestano al sistema del lavoro retribuito
Un moneta con chi?
Partecipiamo alla costruzione della Rete di Mutuo Credito che, sulla base di pochi principi comuni, mira a costruire una relazione solidale tra le diverse esperienze territoriali (oggi: Brianza, Reggio Emilia, Fidenza e Parma, Rimini, Sud Tirolo, ….)
Sergio Venezia