BILANCI DI GIUSTIZIA
LETTERA DI INFORMAZIONE TRA GLI ADERENTI ALLA CAMPAGNA
N° 92 – SETTEMBRE 2004
MENDOLIZIA LA VACANZA CHE TI VIZIA…
Come sempre i nostri incontri annuali ci lasciano una grande energia, un grazie a tutti quelli che hanno lavorato per realizzare il nostro Incontro Annuale.
Riportiamo alcuni commenti e impressioni dei partecipanti all’incontro annuale, ricordiamo a chi abbia foto, materiale o quant’altro di farci avere tutto al più presto!!!
I Bilanci sono una scelta di normalità….
[…] Il solo scambiarsi due chiacchiere di persona invece di scambiarsi le email (per quanto importantissime, credo, siano) ci fa sentire davvero “gruppo”. […]
Nel pomeriggio si parte… si comincia con il gruppo di scambio tra bilancisti, fatti in modo da essere frequentati da persone di gruppi diversi… sono il moderatore di uno di questi gruppi, e l’impressione che mi rimane è che ogni gruppo, nel suo piccolo, con fatica e anche con soddisfazione, fa un sacco di cose interessanti… e se non ne fa, è bellissimo vedere l’attenzione che si mette nel poco che si riesce a fare, nella cura delle relazioni, che per noi sono così importanti…[…]
Credo che sia il momento di dirci e di dire che le nostre scelte sono di normalità. io amo dire che l’esperienza dei Bilanci è permeata dal buon senso della nonna (spegnere le luci, chiudere i rubinetti, dire quello che non va…)… la radicalità, credo, è di chi vuole ad ogni costo vendere e mercificare tutto quello che c’è a disposizione, da chi pretende che la legge del mercato sia ineluttabile come la legge di gravità e non una semplice convenzione umana…
Patrizio – Firenze
Curiosizia. L’Incontro annuale per chi non c’era mai venuto…..
Siamo arrivati all’incontro da curiosi-simpatizzanti, con il preciso scopo di capire cosa fossero i Bilanci ed i bilancisti, con alcune difficoltà di collegamento tra le iniziative bilanciste e la vita professionale od anche, e non solo, con la necessità di sapere se esistevano limiti politici, ideologici o di censo per partecipare all’iniziativa.
L’incontro di accoglienza ci aveva un po’ deluso con delle risposte che conoscevamo, ma poi, di seguito, rivelatesi non esattamente così banali. Forse è il nostro orgoglio o narcisismo che non facevano apprezzare quel “le risposte puoi darle solo tu” datoci dalle ragazze, ma la serata e le spontanee chiacchere con gli altri avevano tolto lo specchio e illuminato la risposta.
Non si è bilancisti per caso, lo si è perché si vede oltre ma questo vedere nasce dal parlarne con se stessi. In altre situazioni, di lavoro o famigliari le risposte nascono dall’esperienza e dalle conoscenze acquisite, ma qui non v’era nulla a supporto dell’ignoranza totale sull’argomento. Rimaneva il dubbio: si può lavorare con estrema precisione per il profitto e la globalizzazione ed essere bilancisti? A vedere la nostra esperienza si! Da almeno una decina d’anni pratichiamo bilancismo dall’abc […]
La meditazione sulle parole del primo incontro si aggiungeva a quelle del laboratorio sulla testimonianza, una ragazza ricordava di essere cresciuta alla Casa del Popolo ed aveva il dubbio che i Bilanci fossero solo per cattolici, di noi quattro Fausto rimuginava sulla discordanza con carriera e lavoro incontrando Giorgio di Bologna, con gli stessi identici problemi. […]
Domenica a pranzo Giorgio ci dava la testimonianza finale, discutendo con un’altra partecipante di cui purtroppo non ricordiamo il nome, su: “se un solo gesto poteva essere un cambiamento” rispondeva che anche un solo gesto è significativo. Per noi il gesto è stato capire, intuire che essere bilancisti non è collegato all’appartenenza politica o religiosa, alla professione o al modo di percepire l’altro, ma è essere consapevoli che esiste un modo “spostato” di consumare, di spendere e di risparmiare.
Certo, esiste anche un modo “spostato” di guadagnare, etico e solidale, ma questo è un passo che per Gianna è suo da sempre ma per Fausto è ancora una lontana chimera.
Chiudiamo con il commento di Elisa, quattro anni, sull’incontro: “mi è piaciuto” e Rita, 9 anni, rilancia con un “divertentissimo”, tutte e due vogliono ripetere l’esperienza.
Anche noi grandi, Fausto e Gianna, vogliamo ripetere l’esperienza, ci sentiamo bilancisti (non amiamo le etichette ma stavolta va bene), perché non sono solo le azioni bilanciste che ci accomunano a tutti gli altri ma soprattutto l’accoglienza che diviene comunità di idee e di testimonianza.
Elisa, Rita, Gianna e Fausto – Treviglio (Bg).
PS da Fausto
Una cosa mi ha impressionato, le mamme bilanciste sono bellissime, serene, sono vere (altro che Jeep, lampada e mascara).
…L’Incontro annuale per chi ci è già venuto tante volte
Da qualche anno a questa parte mi sono accorta che partecipare all’incontro nazionale dei bilanci è diventato per me un’abitudine, non nel senso riduttivo di una cosa scontata ma nel senso pieno e vitale di qualcosa che mi appartiene e che non si mette in discussione.
Lì, dovunque sia questo lì, vivo l’immergermi in un mare di volti, di rapporti e di energia che mi tonifica e mi restituisce solarità.
Lì incontro persone con le quali mi rivedo solo una volta all’anno, o forse ogni due.
Lì trovo persone nuove, appena arrivate o che l’anno prima non avevo fatto in tempo ad incontrare.
Lì mi accorgo, magari negli ultimi dieci minuti prima di partire, che non avevo riconosciuto qualcuno e mi dispiace perché penso che ho perso un’occasione di contatto…
Ma non è possibile pensare di stringere legami, in tre giorni, con trecento persone!
Quest’anno, dagli interventi dei politici e di Pallante, mi porto a casa la sensazione netta che ci sono tante cose belle e vitali da fare, che il mondo è uno spazio di opportunità, anche se in questi giorni dobbiamo commemorare tutti gli undici settembre della storia e se mentre eravamo lì abbiamo visto la scuola cecena scoperchiata: non aveva niente a che spartire con noi eppure è parte del nostro mondo. La politica…
La politica è degli uomini e la passata è delle donne? Ma forse anche l’energia è degli uomini visto la lunga coda di interventi maschili che si è formata dopo la relazione di Pallante e anche l’informazione è degli uomini visto che alla riunione di Altraeconomia hanno partecipato quindici uomini e tre donne… Ma forse questo è un altro discorso.
Dal passo della Mendola mi porto a casa due inviti (in Sardegna e in Toscana) e due richieste di essere ospitati (da Milano e da Trento) e poi il bigliettino.
Quando a mezzogiorno una bambina mi ha portato un bigliettino ho trovato scritto una frase di H. Hesse (da Il gioco delle perle di vetro): “La musica si fonda sull’armonia fra cielo e terra, sulla concordanza fra cielo e terra.”
Marisa – Mestre
L’Incontro Annuale è Bilancismo sostenibile!!!!
Impossibile non essere riconoscenti al GOING per la perfetta organizzazione della vacanza: a parte il tentativo di farci credere che con i pargoli nei passeggini si potesse scalare anche l’Everest, devo dire che la vacanza è stata un dolce alternarsi di fatica e riposo in una cornice suggestiva di boschi e montagne. L’incontro annuale, invece, è stata un’abbuffata di ‘bilancismo sostenibile’! ‘SOSTENIBILE’ perché finalmente per qualche giorno abbiamo goduto del sentirci persone e famiglie ‘normali’ durante le discussioni sugli stratagemmi per diminuire l’uso dell’auto, sulla marca migliore di pannolini lavabili, sul tipo di olio essenziale più efficace per pulire i pavimenti, sulla convivialità delle serate senza la televisione, sullo smarmellarsi pere e meloni sul viso per ottenere una pelle perfetta, sul come migliorare gli acquisti collettivi, su come scambiarsi gli oggetti, i vestiti e così via. Sono stati giorni in cui abbiamo avuto un respiro molto profondo e uno sguardo molto molto leggero sulle persone attorno a noi e sui nostri consumi.
E poi un’abbuffata di ‘BILANCISMO’ a cominciare dalla relazione notturna sulla politica, che quasi quasi ci ha fatto venir voglia di gettarci tutti nella mischia, anche il più timido e solitario, e diventare degli Alex Langer dell’ecologia e della politica! Senza tralasciare la nostra sete, inestinguibile: quella di Giustizia, che dinanzi alle tragedie e alle ingiustizie cerca ‘the answer blowing in the wind’, che canta prega e medita per chiedere la forza di cambiare questo mondo, che trae dall’autoproduzione l’ispirazione per parlare di alternative energetiche possibili.
Infine non dimentichiamo che se abbiamo resistito a ore di camminate, di relazioni, di lavori di gruppo, di plenarie, e di domande è solo grazie a loro: alla miriade di bambini di ogni età e grandezza che ci hanno regalato momenti di caotica allegria, che hanno invaso gli spazi e i tempi dei nostri tre giorni; con i loro giochi, i pianti e le grida ci hanno salvato dal rischio di diventare troppo seri, troppo concentrati e poco conviviali! Grazie a tutti!
Federica – Lissone (Mi)
Cominciamo a condividere le riflessioni e i contributi che sono emersi all’incontro nazionale alla Mendola.
Partiamo dalla relazione di Maurizio Pallante che ci introduce nel prossimo tema affrontato dalla nostra Campagna: l’Energia
Il suo intervento è stato appassionante e coinvolgente.
Tra i temi proposti forse colpiscono di più le due proposte:
- gli interventi sugli edifici per il risparmio e l’efficienza energetica e
- l’autoproduzione di energia.
Potremmo cominciare a lavorare per realizzare queste due intuizioni?
Il Gruppo di Lavoro è lì per questo! Non lasciateli tranquilli!
DALLA MENDOLA: INTERVENTO DI MAURIZIO PALLANTE
Mi sono occupato di questi temi da una ventina d’anni insieme a delle persone che mi hanno insegnato molto e faccio un lavoro di queste tematiche con qualche tentativo di realizzare anche qualche cosa in concreto. Entro subito nel merito della discussione facendovi un po’ un quadro di come è la situazione dell’energia nel nostro paese.[…]
Sapete che a livello mondiale, a Kyoto, dopo faticosissime riunioni si è concordato di ridurre le emissioni di CO2 nel 2010 del 5.2% rispetto al 1990. Qualcuno ha detto che è un obiettivo molto limitato, parziale. Questo significa qualcosa di invece molto grande e importante perché c’è una tendenza dei consumi energetici a crescere nel corso del tempo […].
Come si sono impegnati i vari paesi su questo argomento? in maniera molto differenziata. Ci sono stati i paesi cosiddetti in via di sviluppo che non hanno voluto prendere nessun impegno […]. Tra i soggetti più sensibili al problema delle emissioni di CO2 c’è stata l’Unione Europea che complessivamente si è impegnata a ridurre le proprie emissioni nel 2010 dell’8%, cioè più della media mondiale. Ma all’interno dei paesi europei c’è stata una differenziazione molto forte. La Germania e l’Austria si sono impegnate a ridurre le proprie emissioni del 25%, che è una cifra notevolissima, l’Inghilterra del 12.5%, l’Italia si è impegnata a ridurre le proprie emissioni del 6.7%.
Volevo solo ricordarvi che il Ministro dell’Ambiente a quell’epoca era un verde, il ministero dell’ambiente aveva un direttore generale verde e l’Enel aveva un presidente verde.
A questo punto com’è la situazione? La Germania ha ridotto le sue emissioni di CO2 di una cifra intorno al 12.5-13% e conta di arrivare a raggiungere l’obiettivo del 25% prima del 2010. L’Inghilterra ha ridotto le sue emissioni anche in maniera molto notevole e conta di raggiungere un risultato più alto di quello che aveva previsto. In Italia le emissioni di CO2 sono aumentate del 7%.
Bisogna capire la ragione di questo. Abbiamo visto che la politica è stata gestita da responsabili ambientalisti e da governi di centro-sinistra. A questo punto vi faccio un esempio.
Immaginate di avere un secchio bucato e immaginate che c’è una persona che vuole riempirlo con una bottiglia, versa dell’acqua e non ci riesce. Che cosa direste voi a questa persona per riempire il secchio bucato? Di chiudere i buchi. La nostra politica è stata quella di cambiare la bottiglia con un bicchiere. Tutta l’attenzione è stata posta sul cambiamento delle fonti energetiche. Si sono spese un mucchio di parole e anche di soldi sulle fonti alternative descrivendole come se fossero miracolose…non si è posta nessuna attenzione sulla chiusura dei buchi del secchio, sulla maggiore efficienza energetica. Vediamo un po’ di capire quanto sono grossi i buchi nel secchio, quanti sono gli sprechi che noi abbiamo rispetto al problema dell’energia.
Tutti i consumi di fonti fossili possono essere suddivisi grossomodo in tre grandi categorie. […].
Un terzo viene consumato per riscaldare gli ambienti. Quant’è l’efficienza con cui noi riscaldiamo gli ambienti? In Italia si suppone che si consumi dai 150 ai 200 Kw/h al metro quadro all’anno. La legge tedesca impone ai nuovi edifici di non superare un consumo di 70 Kw/h al metro quadro all’anno, cioè dalla metà ad un terzo di quello che consumiamo noi pur essendo in una situazione in cui fa molto più freddo. Ci sono delle persone in Germania che non si accontentano dell’obiettivo di 70 Kw/h al metro quadro all’anno. Le case ad alta efficienza non devono superare i 50 Kw/h l’anno; poi ci sono le cosiddette case passive, cioè che non devono avere un apposito impianto di riscaldamento, che non devono superare i 15 Kw/h al metro quadro: un decimo o forse ancora un quindicesimo di quello che consumiamo in Italia. Queste case riescono a mantenere una situazione di comfort termico dai 20 ai 22 °C senza impianto di riscaldamento con situazioni ambientali esterne in cui la temperatura scende a -20 °C. Voi capite che in questa situazione un terzo di tutti i consumi fossili che noi abbiamo (il riscaldamento delle case) viene usato malissimo.
Se ne spreca dalla metà ai due terzi in maniera inutile, questo se ne va a scaldare il cielo, i cortili, le strade. Allora di fronte ad una situazione di questo genere che logica ha pensare a delle fonti alternative quando abbiamo degli sprechi così grossi? Le fonti alternative rendono molto meno delle fonti fossili. Non decolleranno mai se prima non chiudiamo i buchi del secchio. Sarà sufficiente utilizzare le fonti alternative quando i nostri consumi saranno ridotti al minimo perché avremo evitato gli sprechi, le inefficienze e gli usi impropri.
La seconda voce su cui noi consumiamo un terzo di tutte le fonti fossili che importiamo è la produzione di energia termoelettrica. Le centrali italiane che producono energia elettrica hanno un rendimento medio del 33%. Significa che su 100 unità di energia chimica sotto forma di combustibile fossile, gas o petrolio, che entrano nel processo di trasformazione energetica, 33 diventano energia elettrica, 67 si disperdono sotto forma di calore o nei fiumi o nell’aria. Lo standard con cui si costruiscono le centrali termoelettriche nuove ha un rendimento del 55%, sono i cicli combinati. Lo spazio per ristrutturare queste vecchie centrali termoelettriche è molto grosso e ci consentirebbe di ridurre di nuovo i consumi, di chiudere dei buchi del secchio, senza perdere energia elettrica utile. Ma si può fare di meglio, una delle soluzioni migliori del futuro è quella delle celle a combustibile con rendimenti che potranno arrivare al 66%, ma non è una tecnologia del presente. C’è invece una tecnologia del presente, anzi del passato, che è stata messa a punto la prima volta nel 1973 che utilizza il combustibile con un rendimento del 99% ed è la microcogenerazione. […]. Tutti parlano e si riempiono la bocca di pannelli solari, fotovoltaici…che invece hanno dei costi molto alti e nessuno conosce questa tecnologia. Ve la spiego io: è la stessa cosa che voi fate in inverno quando vi scaldate in automobile. Utilizzate il calore che sviluppa il motore per scaldare l’abitacolo, cioè il motore quando funziona rende come forza, come capacità di spostamento, come energia meccanica che diventa energia cinetica (il 25-28%), tutto il resto dell’energia che entra sotto forma di benzina diventa calore che si spreca. Se noi abbinassimo ad un motore automobilistico un alternatore potremmo utilizzare la forza del motore per fare girare l’alternatore e potremmo produrre energia elettrica, ma potremmo recuperare gran parte del calore che il motore sviluppa facendo questo lavoro. Se noi al posto delle caldaie mettessimo un impianto di microcogenerazione composto da un motore automobilistico, un motore elettrico, un alternatore dentro una scatola di metallo e con dell’elettronica, con lo stesso consumo che noi oggi abbiamo per scaldare le case, scalderemmo le case, faremmo tutta l’energia di cui hanno bisogno queste case e avremmo dell’energia elettrica da vendere in più con rendimenti molto alti. Anche in questo campo ci troviamo in una situazione con degli sprechi enormi, inammissibili, perché questa tecnologia è stata messa a punto nel 1973 per la prima volta ed è diffusissima in altri paesi. […] Per fare un cogeneratore ci vuole la stessa tecnologia che ci vuole per fare un’automobile. Le linee di montaggio degli stabilimenti Fiat potrebbero produrre senza nessuna difficoltà dei cogeneratori. Ogni cogeneratore in più (che è un mercato immenso perché non ne esistono mentre di auto ne abbiamo fin troppe) significa ridurre di due terzi le emissioni di CO2, i consumi di petrolio e l’inquinamento.
Queste sono le strade da percorrere, queste sono le possibilità.
La terza voce è quella del trasporto automobilistico che consuma un po’ meno del 33% ma che è comunque in crescita. Nel settore automobilistico abbiamo dei rendimenti che sono bassissimi. Prima della crisi energetica del 1973 un’automobile di media cilindrata faceva 10 Km con un litro di benzina, dopo la crisi del 1973, in tre anni di tempo, l’A1 faceva 18 Km con un litro di benzina, andava più veloce e inquinava un quarto della 1100. Poi la ricerca si è bloccata perché i paesi arabi hanno capito che se andava avanti questa strada la domanda di petrolio diminuiva, quindi diminuivano i prezzi, ma chi comandava il meccanismo di mercato a quel punto era la domanda e non l’offerta per cui hanno preferito loro abbassare i prezzi del petrolio per scoraggiare gli investimenti della ricerca di automobili ancora più efficienti. […]. Attualmente, negli anni 90, Greenpeace, che non è un’azienda automobilistica, ma un’associazione ambientalista di mattacchioni, ha fatto un’auto modificando la Twingo della Renault che faceva 45 km con un litro. Ci sono dei prototipi che fanno 100 Km con un litro di benzina sia al centro di ricerca Fiat che alla Volkswagen, che non vengono prodotti. Il ragionamento è andato nel sostenere delle macchine che venissero alimentate in maniera diversa piuttosto che andare a puntare sull’efficienza, così abbiamo assistito al discorso dell’automobile elettrica e di quella all’idrogeno. Ma l’automobile elettrica consuma più dell’automobile a scoppio se facciamo tutto il ciclo dell’energia elettrica […].
Adesso c’è la macchina ad idrogeno che risponde alla logica del “noi siamo forti, potenti, troviamo qualcosa che non ha limiti e andiamo avanti rispondendo con un accrescimento dell’offerta alla crescita della domanda”, non la logica dell’usare con consapevolezza, prudenza e sobrietà le risorse, in punta di piedi.
Ho letto “Economia all’idrogeno” di Rifking; è un libro di 12 capitoli in cui in 10 non si parla di idrogeno ma della storia energetica del mondo e negli ultimi 2 capitoli si parla di idrogeno, con alcuni aspetti organizzativi e alcune sciocchezze dal punto di vista tecnico. Ad esempio si dice che è una fonte energetica illimitata e pulita. L’idrogeno non è una fonte energetica perché l’idrogeno in natura non esiste, è sempre combinato con qualche altra cosa. O è combinato con l’ossigeno nell’acqua o è combinato con il carbonio negli idrocarburi, quindi per ricavare l’idrogeno occorre spendere dell’energia per sciogliere i legami con cui si presenta in natura. […]. Di solito per ottenerlo si sceglie la strada dell’elettrolisi dell’acqua, […] che ha un rendimento, come tutti i processi di trasformazione dell’energia, del 70 % (si perde il 30 % dell’energia nel processo di trasformazione). Quando io ho l’idrogeno devo alimentare delle celle a combustibile che sono l’inverso dell’elettrolisi. […]. Le celle a combustibile hanno un rendimento del 60 %, se sommo il 70 al 60 ho un rendimento del 42 %. Le centrali che si costruiscono oggi a ciclo combinato hanno un rendimento del 55 %. Ma non ho ancora risolto il problema dell’energia elettrica che mi fa fare l’elettrolisi. Se la faccio in una centrale elettrica con un rendimento del 33 % devo moltiplicare il 33 % con il 42 % ottenendo un rendimento del 10-12%. E’ una follia dal punto di vista energetico, una follia dal punto di vista economico, cioè si consumano più fonti fossili.[…]. L’unica maniera per fare seriamente l’idrogeno è l’uso delle centrali nucleari perché i nostri consumi di energia hanno un andamento che ha dei picchi nelle ore diurne e poi diminuisce man mano finché raggiunge dei minimi nelle ore notturne. Una centrale nucleare non può essere modulata, deve sempre andare a tavoletta e se di giorno la domanda di energia elettrica è tanta questa viene comperata, di notte ce n’è un surplus […], che cosa fare di notte delle centrali nucleari? l’elettrolisi dell’acqua per fare l’idrogeno! L’idrogeno diventa il cavallo di Troia per far rientrare il nucleare a gran forza perché ne raddoppia il rendimento, ne raddoppia la convenienza economica. […]
Se torniamo alla questione dei , se io li chiudo consumo meno energia, quindi vuol dire che sto risparmiando dei soldi. Lo standard delle case passive in Germania che consumano 15 Kw/h all’anno anziché 150 come noi sono delle case che non solo inquinano di meno, ma che costano di meno come gestione. Quando ti do il certificato di casa passiva ti sto dando un certificato di carattere economico perché quando tu andrai a vendere la tua casa, la darai in affitto…questa avrà un prezzo maggiore perché è più conveniente gestirla […].
Allora, fare il discorso della chiusura dei buchi del secchio, insistere sulla diminuzione della domanda anziché sull’aumento dell’offerta, è una cosa conveniente economicamente in maniera direttamente proporzionale a quanto è conveniente dal punto di vista ecologico, e quindi si può mettere in moto un meccanismo molto interessante di carattere economico.
Si può fare in modo di pagare i costi di investimento che servono per chiudere i buchi del secchio con i risparmi dei costi di gestione che si hanno quando i buchi del secchio sono chiusi. […].
Una politica fondata sulla diminuzione della domanda, oltre a essere più importante nei confronti del creato, oltre ad essere più realistica dal punto di vista della realizzazione, oltre ad essere più efficiente dal punto di vista dei risultati, è più conveniente economicamente e può mettere in moto un meccanismo per cui la diminuzione in termini macroeconomici generali, la diminuzione dei costi energetici conseguente alla riduzione degli sprechi, si traduce in una diminuzione dell’acquisto di petrolio dall’estero, un risparmio di soldi nell’economia nazionale con cui si possono pagare i salari e gli stipendi delle persone che lavorano nelle tecnologie che ci consentono di chiudere i buchi del secchio. Questo è il meccanismo che può essere messo in moto.
Domande:
La questione della Fiat.
Quando nel centro ricerche Fiat è stato messo a punto il primo microcogeneratore al mondo, il TOTEM […], l’Enel è andata dalla Fiat e le ha detto “tu produci motori, io produco energia elettrica, te la do a prezzi bassissimi basta che tu non rompi le scatole e non entri nel settore dell’energia”. Da quel momento la Fiat ha ceduto il TOTEM ad altre ditte e questo discorso è fallito. Perché è fallito? Se noi abbiamo un microcogeneratore che fa energia elettrica e calore, tarato sulle esigenze di calore, io ho un surplus di energia elettrica, mi faccio tutta l’energia di cui ho bisogno e ne ho da vendere. Il TOTEM serviva a scaldare 3 appartamenti ma a illuminarne 15. Lo sviluppo della microcogenerazione impone che ci sia la possibilità di vendere l’energia elettrica in più. Se questa possibilità non c’è, questo discorso viene stroncato dal punto di vista economico. In Italia la situazione di monopolio dell’Enel ha impedito che si sviluppasse la microcogenerazione perché l’Enel non comprava l’energia elettrica in più prodotta dagli autoproduttori […].
L’autoproduzione di energia elettrica è una forma di resistenza al mercato.
Ha la stessa logica della passata di pomodoro, ma è rivolta al futuro, nel senso che oggi anche le tecnologie ambientali (l’eolico, il fotovoltaico, le biomasse, la microcogenerazione, l’idroelettrico…) riducono al minimo il loro impatto ambientale se sono su dimensioni di autoconsumo, piccole […]. Ma la dimensione piccola oggi, anche grazie allo sviluppo dell’elettronica, è molto più efficiente dal punto di vista dei rendimenti della dimensione grande […]. Quindi il passaggio da pochi grandi impianti ad una rete distribuita che significa maggior efficienza, minor impatto ambientale e minor vulnerabilità (perché il black-out se scatta una cosa centrale non può funzionare, ma se scattano 20 piccoli impianti non se ne accorge nessuno) statisticamente è molto più flessibile, molto più efficiente.
La logica di questo passaggio ci consente di vedere come il superamento del mercato, il rifiuto di comprare e vendere tutto non è soltanto un recupero di tecnologie del passato che sono importantissime, ma è anche una strada che va verso il futuro sia dal punto di vista tecnico che da quello economico. L’Enel non ha consentito che ci fosse questo tipo di situazione perché lavora in condizioni di monopolio […]. Un monopolio farà sempre in modo di aumentare i consumi di energia, non di diminuirli perché il bilancio è quello di aumentare le vendite. Impedirà tutte le forme decentrate più efficienti e meno inquinanti di produzione di energia. Il problema vero è la liberalizzazione, non la privatizzazione. […]. La liberalizzazione significherà avere decine di migliaia di piccoli e medi produttori che possano mettersi in rete e che possano commercializzare liberamente le eccedenze della loro produzione […].
La proposta di finanziamenti.
Possono esistere delle società che mettono a posto le case a loro spese calcolando quanto costa intervenire per un progetto di ristrutturazione energetica complessiva. Ipotizzano quanto si risparmi economicamente ogni anno e vedono in quanti anni i risparmi ammortizzano l’investimento. Per cui il cliente continua a pagare quello che paga oggi per il numero degli anni che la società gli dice essere necessari per ammortizzare l’investimento. Dall’anno seguente all’ammortamento il costo inferiore spetta al proprietario della casa. Maggiore è l’efficienza che si ottiene, maggiore è il risparmio, minore è lo spreco, minore è il tempo di rientro degli investimenti.
Questa è una proposta che può essere fatta anche agli enti pubblici. Un ruolo fondamentale in questo campo può svolgerlo Banca Etica perché la fase di copertura tra la realizzazione della ristrutturazione e il recupero dell’investimento, qualcuno deve finanziarlo.
Mi piacerebbe che si mettesse in moto un meccanismo tale per cui BE finanzia questi tipi di interventi e poi vende le quote di questo finanziamento ai risparmiatori i quali sanno che per un periodo limitato di tempo (4-5 anni) non potranno recuperare il loro capitale, ma nel frattempo recuperano gli interessi che corrispondono al risparmio energetico ottenuto. Al termine del periodo recuperano il loro capitale perché sono diventati comproprietari dell’impianto di ristrutturazione per il periodo dell’ammortamento dell’investimento.
GRUPPO ENERGIA
Il Gruppo di Lavoro Energia e Finanza inizia a lavorare!!! L’idea è stata lanciata alla Mendola dopo l’entusiasmante incontro con Pallante.
La composizione è molto eterogenea e anche la provenienza geografica, quindi ci sarà da lavorare molto utilizzando la posta elettronica per cui anche quelli molto lontani (da chì?) non hanno attenuanti di sorta!
Si avvierà lo scambio e raccolta di dati e proposte, e a partire dall’inizio 2005 si faranno un paio di incontri.
Chi è interessato all’argomento si faccia avanti e mandi una mail a Emanuele di Brescia, coordinatore del gruppo: paolemanu.san@lillinet.org
Per capire di cosa si tratta ecco i primi spunti per iniziare il lavoro.
Obiettivo: percorso-proposta tecnico-finanziaria per le famiglie di bilancisti che vogliono attuare interventi di risparmio energetico.
Aspetto tecnico: affontare le possibili soluzioni per:
1) riduzione degli sprechi energetici, cioè tappare i buchi del secchio, con l’isolamento degli edifici e l’ottimizzazione del rendimento energetico
2) produzione di fonti di energia alternativa (solare, fotovoltaico). E’ possibile in Italia installare un sistema tipo totem, nel pubblico o nel privato?
3) creazione di un indirizzario delle ditte che effettuano interventi nel settore risparmio energetico
Aspetto finanziario
Ipotesi A: creazione di un fondo, cassa prestiti dei Bilanci (a livello nazionale) dove si può accedere per finanziare interventi di risparmio energetico
Ipotesi B: appoggiarsi ad una MAG che crea un fondo dedicato
Aspetto politico
Elaborare una proposta ai Comuni per l’ottimizzazione energetica degli uffici pubblici
GIORNATA DEL NON ACQUISTO
Ci stiamo avvicinando alla Giornata Mondiale del Non Acquisto del 26-28 novembre 2004.
Da sempre i Gruppi Locali sono stati promotori delle iniziative per diffondere questa opportunità di ripensare al proprio stile di vita.
Quest’anno vorremmo riuscire a fare qualcosa di più, a essere una parte più attiva nel promuovere in tutta Italia la Giornata del Non Acquisto. Per fare ciò è però necessario che raggiungiamo una “massa critica”, che riusciamo a coordinare le tutte le nostre iniziative e a presentarle assieme.
Ovviamente non vogliamo appropriarci in esclusiva di questa giornata, ma coinvolgere le altre associazioni locali interessate, a partire dalla Rete Lilliput.
I Promotori suggeriscono che per evitare dispendiosi scontri con il Banco Alimentare scegliamo come data di riferimento per la Giornata del Non Acquisto venerdì 26 novembre e che le iniziative di sensibilizzazione si concentrino il sabato prima, 20 novembre.
La riunione dei Referenti di sabato 6 novembre dovrà servire per comunicarci le nostre diverse iniziative e per coordinarci.
Per questo vi chiediamo di partecipare avendo già chiaro cosa riuscirete a fare con il vostro Gruppo Locale e sapendo su che sinergie locali potrete contare.
Il 6 novembre verrà anche distribuito l’ultima creazione di Patrizio: il Santino del Grande Carrello.
INCONTRO REFERENTI DEL 6 NOVEMBRE
Sabato 6 novembre 2004 a Bologna dalle ore 10 alle 16.30
presso le Suore Salesiane- via Jacopo della Quercia 5 – tel. 051-356977
La Giornata del Non Acquisto è la prossima meta della nostra Campagna, è essenziale che il 6 novembre costruiamo assieme un quadro chiaro delle iniziative ei vari Gruppi Locali per organizzare il lancio nazionale di questa iniziativa. Per questo è essenziale che più gruppi possibili partecipino a questo incontro Referenti. Ovviamente potremmo ristorarci nel mezzo del nostro intenso lavoro con il ricco Buffet Bilancista Autoprodotto con il contributo di tutti i patrtecipanti.
Programma:
- Giornata del Non Acquisto, .condivisione delle iniziative e organizzazione del lancio
- Bilapride – la giornata dell’orgoglio bilancista, che si concretizza nel dividerci le spese della nostra Campagna e della Segreteria
- Discuteremo il programma dei prossimi incontri Referenti
BILANCI DI GIUSTIZIA – mensile.
Proprietario-editore: coop.Soc.GEA v.Trieste 82/c – 30175 Marghera (VE)
Dir.resp.: Andrea Semplici, Redazione: c/o GEA
Stampato in proprio e pubblicato in Marghera 29 settembre ’04
Autorizzazione del tribunale di Venezia n°1417 del 5-4-02
Sped. In A.P. art.2 comma 20 lett.c legge 662/96
filiale di Venezia
ESPERIENZE
Carissimi tutti,
ci facciamo vivi da un'altro mondo, una nuova esperienza d'Africa, un nuovo ospedale isolato nella savana. Siamo nel più sud che potete immaginare dell'Angola. E' un altopiano con savana sabbiosa, sui 1100 m, piatto che di più non si può. L'ospedale è un tipico ospedale africano, con personale tutto locale, a parte due Italiani (Cuamm): una collega che fa un po' il chirurgo e un po' tutto il resto ed un tecnico che fa il servizio di tenere insieme tutti i pezzi che vanno a pezzi (dalla sterilizzatrice al letto operatorio, ai gabinetti, alle pompe per l'acqua e chi più ne ha più ne metta). Noi sostituiamo un collega che è andato in ferie dopo mesi di servizio ininterrotto.
Qui sperimentiamo cosa significa la parola "essenzialità" e anche meno. L'acqua è vista con rispetto e, anche se i pozzi sono sufficienti, non va sprecata ma centellinata, nel vero senso della parola.
La povertà è la regola ma qui vale ancora di più nel suo senso più crudo, dopo una guerra durata 40 anni.
Le strade sono ancora, a tratti disseminate di carcasse di carri armati e di veicoli distrutti in combattimento e solo da 4 anni le città si sono ripopolate.
Ci sono 10 milioni di mine in giro e molti territori sono ancora a rischio. Non è il caso di fare il fuoristrada. Benchè tutti, attorno alla pista (che sarebbe segnata come la via principale) vestano all'occidentale, basta allontanarsi di poco per vedere ancora le fogge tradizionali con perline, collanine, cenci di pochi centimetri e tutto quello che fa l'Africa "vera".
Manca qualunque fauna tipica perché la guerra ha fatto scappare tutti gli animali che non sono stati mangiati. Questa è una grossa perdita ecologica. Speriamo che con la pace si dia modo di ripopolare le zone destinate a parchi selvaggi, collegando l'ecologia con gli interessi delle popolazioni originarie.
L'ospedale fa il solito servizio essenziale: 120 letti, 250 persone, parenti inclusi, che dormono sotto i letti dei malati per assisterli e dar loro da mangiare. Non che l'ospedale non dia del cibo ma le finanze consentono veramente una dieta parziale e ristretta anche per le loro esigenze. Tutti lo sanno e nessuno fa i capricci. Siamo noi ad essere preoccupati delle malnutrizioni e non solo quelle fra i bambini ma qui, per la prima volta, anche fra gli adulti. Vi potete immaginare come è difficile far fronte a malattie o interventi se uno è malnutrito. La traumatologia è il pane quotidiano e le infezioni avanzate sono il condimento: tubercolosi, ascessi enormi, osteomieliti. Bisturi e antibiotici lavorano alla grande. Chinino e, se serve, trasfusioni cercano di tamponare le malarie più micidiali.
Non esistono sfumature o sofismi. Non c'è molto spazio per il dialogo tra la vita e la morte. Qui assume tutto il suo significato la parola "giustizia" a cui i Bilanci sono legati. Qui si lavora sotto il minimo livello decente nel campo della salute e ogni tanto dovremmo ricordarcelo quando cominciamo a fare le pulci alla nostra medicina interventista. Una cosa è parlare di lusso e di spreco, di eccesso di garantismo a tutti i costi, altro è confrontarsi con malattie senza mezzi termini.
Come sempre, la morte è una cosa che spaventa tutti ma qui è accettata con più rassegnazione, con la tranquillità di un evento che un momento o l'altro è inevitabile e che ci tocca qui ed in questo istante e proprio a noi.
Qui si coglie lo spirito del salmo in cui sarà ascoltato il grido dei suoi poveri e dei suoi miseri a cui il suo orecchio è attento.
Attento per fare cosa? Non lo sappiamo. Forse solo per mettere a disposizione questi matti che cercano di far funzionare un ospedale nella savana.
Giorgio e Marina – Trieste / Angola