BILANCI DI GIUSTIZIA
LETTERA DI INFORMAZIONE TRA GLI ADERENTI ALLA CAMPAGNA
N° 143 OTTOBRE 2009
in questa lettera:
- _I Referenti dei gruppi locali rilanciano_resoconto dell’incontro del 17 ottobre a Bologna
- _Per l’autofinanziamento_sosteniamo il lavoro della Segreteria
- _Documenti e voci dall’Incontro Annuale_l’intervento di Gesualdi
- _Stiamo lavorando pervoi _
- _Calendario 2010 degli incontri referenti _
- _‘Giro d’Italia’ tra i gruppi locali_partirà il ‘bilatour’, prima tappa Bologna
- _inoltre sul sito gli interventi audio, i filmati e le sbobinature dell’incontro annuale_
_I Referenti dei gruppi locali rilanciano le proposte emerse nell’Incontro Annuale
Resoconto dell’incontro referenti-promotori del 17 ottobre a Bologna
All’Incontro Referenti erano presenti
Gianmarco della Val d’Illasi, Enrica di Rimini, Giuseppe di Monza-Brianza, Giovanna di Bergamo, Marco di Treviso, Lucina di Pordenone, Mirco, Daniele e Fabio di Oleggio, Sergio e Daniel di Como-Cantù, Ilaria di Faenza, Angelo di Firenze, Luisa, Giuseppina e Giorgio di Bologna, Serenella e Stefano di Venezia, Monica e Domenico degli ‘Sbilanciati civili’ di Venezia, Pierstefano di Roma, Patrizia e Devido di San Martino di Lupari, Guido di Verona, Giancarlo di Borgomanero, Antonella di Trento, Caterina e Gianni.
Sono state individuate le
Priorità della Campagna
-
COMUNICARE > testimoniare
-
EDUCARE > la proposta peragli adolescenti
-
FAR RETE > la proposta di Gesualdi
Assieme proviamo a indicare alcune azioni concrete per i temi individuati:
COMUNICARE > testimoniare
- L’AltraCard ha rappresentato per noi un grosso salto di qualità, un evento progettato, realizzato e preparato da noi, va valorizzata e riproposta.
- I gruppi devono aver cura dei contatti che abbiamo tramite Altra Card, blog…
- Esiste un notevole materiale che passa attraverso la mailing list, occorre renderlo disponibile come dossier. È necessario un Gruppo di Lavoro che raccolga il materiale e lo presenti.
- Ci piace l’idea della comunicazione umoristica.
- Pensare a una striscia di fumetti, le avventure di bilancino e consumino, Firenze si rende disponibile per i testi, per la grafica San Benedetto del Tronto e Mestre
EDUCARE
- Educare i figli alla sobrietà, alla criticità, è un’impresa mai garantita; ciò che possiamo sicuramente fare è mantenere alta la nostra ricerca di adulti sugli stessi temi nei nostri consumi.
- Condividere le esperienze familiari e educative può diventare un obiettivo dei Gruppi Locali.
- Va raccolta l’esperienza maturata dagli adolescenti durante l’Incontro Annuale.
> la proposta per/agli adolescenti
Monica partecipa al Gruppo del Servizio Civile di Venezia, gli ‘Sbilanciati civili’, che si è accostato ai Bilanci e ha partecipato all’Incontro Annuale; qui è nato il contatto con il gruppo degli adolescenti.
All’Incontro Referenti ha presentato questa proposta, condivisa dal suo gruppo di giovani.
L’idea su come impostare un gruppo per gli adolescenti è nata dall’esperienza di Ororpa. Parlando un po’ con i ragazzi durante il week end ma poi anche dopo, ho capito che loro sentano la necessità di vivere questa appartenenza ai bilanci in maniera meno “forzata”. Non che qualcuno li forzi, ma è una scelta che non hanno fatto loro, ma i loro genitori e che in parte subiscono.
Secondo me la necessità è quella di “svecchiare” i bilanci ai loro occhi, e la vera sfida sta nel far comprendere loro il lato positivo di quella scelta che li rende “diversi” dai coetanei. Cercare il lato positivo della loro unicità. È impresa ardua, me ne rendo conto, ma mi sono resa conto di quanto abbiano la necessità di porre domande a persone più adulte di loro, ma che li capiscano bene perché non troppo lontani d’età. Noi giovani insomma. E qui la mia proposta.
Io penso che sarebbe interessante prevedere momenti in cui ci sia scambio tra giovani ed adolescenti, momenti in cui i giovani fungano loro da esempio – neanche troppo esemplare – in maniera molto libera e tranquilla. Prevedere, ad esempio, che nelle giornate nazionali i giovani vivano un giorno con gli adulti ed uno con i ragazzi, oppure prevedere proprio giornate “a parte” per loro. I ragazzi hanno davvero molto bisogno di confrontarsi e porre domande ma hanno anche bisogno di sbagliare. Noi giovani possiamo semplicemente raccontare loro come viviamo noi la scelta di essere “diversi”(che per ognuno è una scelta maturata in età differenti) e lasciare che loro traggano le conseguenze. Di questo hanno davvero bisogno. Potremmo rimanere in contatto con loro anche tramite Internet.
Altra cosa che secondo me è fondamentale, è chiedere a loro per primi. Chiedere loro cosa ne pensano di una proposta che li coinvolga maggiormente e soprattutto chiedere loro cosa vorrebbero. Fare una sorta di sondaggio e dalle loro opinioni partire. Se fossi adolescente a me piacerebbe.
Come Referenti la proposta ci piace, gli adolescenti potrebbero trovare un ruolo da protagonisti. Accettiamo il ruolo di questo gruppo di giovani che si propone di seguire il gruppo degli adolescenti. I contatti tra i ragazzi si svolgeranno per prima cosa via internet. I genitori sono il tramite tra questo primo annuncio nella Lettera e i ragazzi. Comunicategli la proposta.
‘Ragazzi, se siete interessati scriveteci: proponete, dite, fate a sbilanciaticivili@gmail.com
Ci trovate anche
su Facebook | www.facebook.com/home.php?#/profile.php?id=1523865125&ref=mf |
sul Blog | //sbilanciati.wordpress.com |
o suv GoogleGroups | groups.google.it/group/sbilanciati-civili |
FAR RETE > la proposta di Gesualdi
Si è discussa la proposta di Francuccio Gesualdi.
Per decidere al posizione della nostra Campagna sulla proposta di Gesualdi, abbiamo letto l’appello apparso su Altreconomia che, in sostanza, propone quanto Gesualdi ci aveva detto all’Incontro Annuale (la sbobinatura dell’intervento è più avanti in questa Lettera).
| www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=2078 |
Da lì siamo partiti con lo schierarci, nel vero senso della parola, in base a come rispondiamo alla domanda: ‘Vogliamo aderire a questa proposta come Campagna?’
I referenti rispondevano a titolo del gruppo e a titolo personale.
Le ragioni del ‘Sì’
- Aderire alla proposta ci serve per capire dove si va.
- Può essere una occasione perché i GAS si assumano maggiore sensibilità politica.
- Con questa proposta possiamo collegarci ad altre realtà locali.
- Abbiamo bisogno di imparare a fare rete.
- Abbiamo molto da offrire come Bilanci.
- Sono convinta più del processo che de fatto che si arriverà ad un risultato, più persone verranno coinvolte nel pensare ad una società altra, più persone prenderanno consapevolezza. Si aumenta la democrazia.
- Non tutta la Campagna deve partecipare, i Gruppi Locali possono organizzarsi.
- Anche se fosse un fallimento è comunque una esperienza positiva.
Le ragioni del ‘No’
- Bilanci è una campagna pratica, e poi non ci sentiamo condottieri di una rivoluzione.
- Ci sembra difficile proporre da zero di costruire l’idea di cambiamento, di solito qualcuno costruisce una proposta e da lì si parte.
- Abbiamo poco tempo da dedicarci. Non abbiamo bisogno di una nuova bussola, sappiamo le cose che vogliamo fare.
- Partecipare è uno sforzo eccessivo per la Campagna.
- Non è una delle priorità del nostro Gruppo.
- Già tenere duro nelle cose che facciamo e resistere, è importante. Il fare le cose è già convincente
- Su questa proposta aleggia lo spettro del fallimento di Lilliput. È complicato ripartire di nuovo.
Come conclusione
Cogliamo un certo entusiasmo per la partecipazione alla proposta anche se non ci sembra che possa essere assunta come priorità per la Campagna.
I Gruppi Locali decideranno quanto impegnarsi nei gruppi di studio.
Abbiamo individuato cosa possiamo fare come Campagna, come Gruppo Locale e come Singoli.
Campagna:
Seguire l’andamento dei lavori
Gruppo Locale:
Si propone ai Gruppi di parlare della proposta e scegliere :
se il Gruppo si propone come gruppo di studio
se delega qualcuno a partecipare.
I Gruppi si impegnano a diffondere la proposta nelle reti locali a cui appartengono.
Singoli:
Gli interessati devono iscriversi ai gruppo di studio e segnalarlo alla Segreteria Bilanci
Aggiornamento di Gesualdi sulle prime adesioni
Francesco Gesualdi ha già raccolto circa 400 iscrizioni, ora sta formando i Gruppi.
I bilancisti interessati devono inviare al più presto il loro nominativo a
| gruppidistudio@cnms.it | e segnalarcelo in Segreteria
_Per l’autofinanziamento_
Sosteniamo il lavoro della Segreteria
È arrivato il momento di pensare alle necessità economiche della nostra Campagna per l’anno prossimo. Dobbiamo sostenere lo stipendio del personale della Segreteria, le spese della sede, della spedizione della Lettera Mensile, degli incontri.
Abbiamo previsto una necessità di 12000 euro.
L’anno scorso l’autofinanziamento ha permesso di raccogliere 5315 euro, il disavanzo è stato coperto con gli ultimi soldi del Premio Amico della Famiglia.
Attualmente in cassa ci sono 2000 euro.
Per l’autofinanziamento è necessario che ognuno contribuisca :
con l’equivalente di una giornata di lavoro, oppure con 10 euro al mese.
A chi può chiediamo di fare il versamento in occasione della Giornata del Non Acquisto, il 28 novembre 2010. Altrimenti mettete il salvadanaio a casa per raccogliere i soldi mensilmente, ma comunicatecelo in Segreteria.
La Segreteria resta in attesa di conoscere quello che i singoli Gruppi o famiglie proporranno per la Giornata del Non Acquisto
_ Intervento di Gesualdi_
Ecco la sfida e il nostro ruolo in questo momento storico: un percorso di tutti verso il benvivere
Il mio intervento di questa mattina e la tavola rotonda che seguirà [quella con i direttori di Altreconomia, Valori e Carta – il cui testo sarà presente nella prossima lettera mensile] si inseriscono nella domanda: ”Verso dove vogliamo andare?”, quindi siamo proiettati verso il futuro.
Desidero fare una precisazione sull’economia. Io credo che sia un errore continuare a pensare all’economia solo come l’economia di mercato.
Dobbiamo dirci che l’economia è il modo in cui la gente tenta di organizzarsi per far fronte ai propri bisogni sapendo che quando si organizza l’economia ci si mettono dentro valori, si parte dai valori.
Credo che la grande sfida debba essere innanzitutto questa, quella di smetterla di concepire l’economia come un’economia di mercato e di pretendere invece di pensare a qualcosa d’altro.
Penso che questo sia il primo passaggio culturale da dover fare!
Ma tornando a pensare al ruolo che noi dobbiamo giocare, io sono convinto che le esperienze dei Bilanci di Giustizia siano la punta più avanzata della consapevolezza che abbiamo dei problemi che stanno di fronte a noi, anche la punta più avanzata di un impegno che cerca di esprimere una svolta a questa nostro sistema. Però nel contempo io noto una tendenza che mi pare un po’ pericolosa: di fronte alle difficoltà che ci sono, si tenta di attestarsi su comportamenti molto rivolti al personale: cambiamo i nostri stili di vita a livello personale, e a livello di gruppo mettiamo in piedi iniziative come il GAS, iniziative come il commercio equo e solidale, la finanza etica. Siamo a questo livello: tentiamo di cambiare soltanto quello che è alla nostra portata, sia a livello personale che a livello di gruppo, e si tralascia sempre di più il piano politico.
Da questo punto di vista mi sembra che le direzioni che si stanno percorrendo siano fondamentalmente due: da una parte la resistenza tipo nimby, per usare una terminologia inglese che significa ‘Not In My BackYard'(non nel mio giardino), Per cui si fanno le resistenze solo ogni volta che il potere invade il nostro terreno, invade il nostro spazio vitale per imporci delle scelte che non condividiamo – l’alta velocità, la base militare, la centrale nucleare – dopo di che, passata l’emergenza, torniamo nel nostro tran-tran nei nostri impegni personali.
Dall’altra parte, come punta avanzata del fare politica, ci sono gli impegni a livello locale, ci sono le liste civiche che stanno nascendo come tentativo di governare i nostri ambiti territoriali in maniera per così dire nuova, in una maniera ambientalista: nuova efficienza energetica, nuova gestione dei rifiuti, nuova gestione dei piani urbanistici e del territorio.
Mi sembra che questo sia il quadro di riferimento!
Tutto questo è di primaria importanza. Guai se smettessimo di cercare di cambiare i nostri stili di vita, se smettessimo di fare tutte le cose che facciamo a livello personale e di gruppo e anche queste attività di carattere politico. Ma rispetto all’enormità dei problemi e l’urgenza che abbiamo di affrontarli, questo non basta più! Dobbiamo cominciare a prendere consapevolezza, e dobbiamo cominciare a porci l’obiettivo di uscire all’esterno; dobbiamo uscire fuori! Dobbiamo avere un ruolo di maggior presenza politica, intesa come tentativo di far cambiare il sistema nel suo insieme.
Le grandi scelte del sistema sono per me il ruolo che dobbiamo tentare di prefiggerci nel nostro futuro.
Ora il grande problema è: da dove cominciare? Preciso da subito che il contesto è difficile, non è per niente facile! Lo sappiamo bene che il potere è sempre più cieco, sempre più sordo, sempre più arrogante, sempre più repressivo, sempre più autoritario; dall’altro sappiamo che la gente è sempre più assente, è sempre più anestetizzata dal televisore, è sempre più ripiena di concetti di cultura mercantilista, punta solo all’individualismo, e al guadagnare. Sappiamo dall’altra che anche partiti di sinistra, i sindacati, sono abbastanza distanti dalle nostre posizioni, anche loro sono sempre di più dentro il solco dell’economia di tipo mercantile. Ecco il contesto non è per nulla facile, ma non per questo non dobbiamo chiederci in che direzione andare.
Chiedendoci: ‘Dove andare?’ concentrerei l’attenzione su ‘Cosa non dobbiamo fare!’. E mi viene da dire che la cosa che non dobbiamo fare è rifugiarci nella tentazione di creare l’ennesimo partito.
Penso che invece dobbiamo porci un ruolo più ambizioso: tentare di contagiare la gente sulla necessità di cambiare strada. In questa fase storica, mi pongo principalmente questo obiettivo: “Come fare in modo che la gente venga contagiata da un altro modo di pensare, cominci a prendere consapevolezza dei problemi, e quindi si orienti in una nuova direzione?”
Il problema che abbiamo di fronte è il fatto che noi facciamo delle proposte impopolari. La gente che avverte come una minaccia! La gente non c’avverte come qualcuno che porta una buona novella, ma come qualcuno che destabilizza le poche sicurezze su cui conta. Non abbiamo ancora preso consapevolezza, che quando noi parliamo di riduzione dei consumi siamo percepiti come una minaccia. Lo sappiamo: è questa la strada che dobbiamo imboccare, il pianeta non ce la fa più!
Soprattutto se pensiamo all’ esigenza di equità che abbiamo a livello mondiale.
Dobbiamo permettere anche a questa massa enorme di impoveriti di conoscere finalmente il gusto della dignità umana. Noi ‘obesi’ dobbiamo assolutamente intraprendere la strada del ‘dimagrimento’ e della riduzione!
Quindi bisogna ridurre, non dobbiamo averne dubbi! Ma propugnando la riduzione e il rallentamento produttivo, di fatto andiamo a intaccare i meccanismi di fondo su cui quest’economia funziona e soprattutto i meccanismi che danno un certo senso di sicurezza sociale. La gente quando sente parlare di riduzione della produzione dei consumi entra subito in stato d’allarme, perché si chiede ‘il mio posto di lavoro che fine farà?’
Ho parlato con tanta gente che è convinta e straconvinta che dobbiamo ridurre i rifiuti, ma poi si avvicinano e dicono ‘Io lavoro in una fabbrica di plastica! Se dobbiamo ridurre l’imballaggio, il posto di lavoro che fine farà?’. E’ questa la grande trappola in cui noi tutti siamo: tutti noi parliamo tanto della necessità di ridurre l’automobile, ma in Italia il mercato dell’automobile assorbe decine di migliaia di posti di lavoro: questa gente dove va? Anche quelli che sono vicini al nostro pensiero vengono bloccati dal rischio che sentono di perdere il proprio posto di lavoro, e quindi di perdere le proprie sicurezze.
Questo è il primo rischio per cui ci sentono una minaccia. Il secondo è che la riduzione della produzione compromette il gettito fiscale dell’ economia pubblica che è quella parte dell’economia che garantisce i paracadute sociali e tutta una serie di bisogni fondamentali dalla sanità, all’istruzione, ad altro ancora.
Ecco proprio per il fatto che la decrescita va a compromettere questi meccanismi di fondo noi abbiamo contro anche i partiti di sinistra e il sindacato. E’ una realtà!
Il grande problema è proprio questo: come riuscire a pensare un’economia che sappia coniugare la sobrietà, la decrescita con la piena occupazione e la permanenza dell’economia pubblica?
Questa è la grande scommessa che noi abbiamo davanti. Se noi riusciremo a far intravedere come sia possibile ricreare un tipo di economia che abbia questo tipo di capacità credo che dissiperemmo molti dubbi e alla fine riusciremmo forse a fare un’opera di convincimento.
Mi viene in mente quello che diceva Alexander Langer: “La conversione ecologica sarà possibile solo se sarà socialmente desiderabile”. Si rendeva conto che partendo dalla questione ambientale saremmo arrivati alla discussione dell’intero assetto economico e quindi anche di tutti i meccanismi che oggi vengono avvertiti come sicurezza sociale.
Questo è il grande compito che dobbiamo assolutamente assolvere e non possiamo più rinviare: cominciare a mettere la testa su come può funzionare un’economia che parta da premesse diverse, che si ponga come obiettivo non quello di garantire gli interessi del mercato, come fa questo sistema, ma di garantire a tutti di poter vivere bene. Questa, penso, che sia la nuova sfida!
Dobbiamo far capire che noi non siamo quelli del sacrificio! Noi siamo quelli che vogliono vivere bene, ma questo vivere bene deve essere concepito in una nuova maniera: il vivere bene non è qualcosa che mettiamo nel carrello della spesa, ma è la capacità di soddisfare tutte le dimensioni della persona umana. Noi siamo un corpo che deve essere soddisfatto, ma noi siamo anche una sfera affettiva, siamo una dimensione sociale e intellettiva. Il vero benessere è la situazione in cui tutte queste dimensioni sono soddisfatte in una maniera armonica. Per questo l’economia non può andare solo in una direzione, ma deve essere concepita in modo che tutte queste dimensioni siano soddisfatte.
Il nostro grande ruolo è quello di far intravedere come sia possibile organizzare un’economia della buona vita, del benvivere, un’economia che sia un’economia della vita sicura, che è tutto il contrario di quello che stiamo vivendo oggi. Con il precariato e la flessibilità la gente non sa se tra un anno avrà ancora la possibilità di pagare il mutuo che ha acceso oggi. Noi dobbiamo cominciare a prospettare un’economia diversa, in cui la gente davvero, oltre a vivere meglio, può vedere che ha delle sicurezze garantite dalla culla alla tomba. Questo penso debba essere il nostro grande fuoco!
Non essere più quelli che prospettano una vita del sacrificio, ma quelli che, al contrario, prospettano una buona vita. Penso che questo possa essere un elemento di novità.
Ora, il problema, è che noi non abbiamo la più pallida idea di come possa funzionare un’economia di questo genere! Siamo tutti figli della crescita, dell’economia di mercato, e quando noi pensiamo una politica è sempre una politica dentro questo contesto, cerchiamo di cambiare solo qualche dettaglio. Ma la grande novità è che l’economia che noi dobbiamo realizzare non si realizza cambiando semplicemente qualche dettaglio ma cambiandola in profondità!
Dobbiamo partire dagli aspetti culturali: di come concepiamo la natura, il lavoro, la tecnologia, i bisogni, la comunità, il pubblico e il mercato. Dopo di che potremo immaginare come possa funzionare questo tipo di economia. In questo momento storico non avendo noi un’idea del verso dove andare, non avendo noi un orizzonte, facciamo come le anatre che starnazzano sempre dietro il bastone del padrone. Starnazziamo! Non abbiamo la pretesa di essere noi i timonieri perché un progetto non l’abbiamo! Questo è il nostro grande problema!
Allora io dico che è arrivato il momento di aver la pretesa di costruircelo un progetto. Questo non vuol dire entrare nei dettagli e scrivere un programma che sarà per la vita eterna. No! Ma quantomeno cominciamo ad avere degli orizzonti culturali, di valori, per fare un abbozzo di quella che potrebbe essere una struttura organizzativa, almeno negli elementi fondamentali. L’esperienza ci dirà se abbiamo visto nella direzione giusta, se dobbiamo fare dei cambiamenti. Ma dobbiamo partire!
Continuo a chiedermi come possiamo mettere in moto un’iniziativa di pensiero in grande, sapendo che la prospettiva non può essere quella del pastore con le greggi: dobbiamo smetterla con l’idea che ci sono pochi illuminati e un gregge di pecore che gli va dietro.
Noi dobbiamo avere un movimento forte che ha partorito un’idea, un movimento fatto di persone sovrane. Questa penso sia la sfida che noi dobbiamo raccogliere.
La costruzione dal basso di un nuovo progetto di economia lo si fa in maniera diffusa, non soltanto in un luogo dove si pensa: la costruzione del pensiero la si pratica su tutto il territorio per giungere gradualmente a ricostruire un’idea condivisa, una sintesi condivisa. E’ un’esperienza nuova, difficile, me ne rendo conto, ma credo che questa sia una sfida interessante che dobbiamo raccogliere.
E’ per questo che ho chiesto alle riviste [Carta, Altreconomia e Valori] di coinvolgersi! Mi sono detto che un impegno di questo tipo ha bisogno di far arrivare l’invito a un ambito il più ampio possibile: le riviste hanno già i loro lettori, che sono lettori sensibili, pur con le loro differenze. Allora chiediamo alle riviste di farsi portavoce di questa esigenza, di proporre questo tipo di lavoro e, quando il movimento si è messo in moto, può darsi che riesca anche a camminare con le proprie gambe. Inizialmente credo che sia fondamentale il ruolo che le riviste possono svolgere, in modo che a livello territoriale i gruppi si possano mobilitare. Sarebbe bello nascessero 10, 100, 1000 piccoli gruppi formati da poche persone che ragionano sui temi dell’alternativa in una maniera ordinata, in modo da arrivare a una sintesi condivisa: gruppi che ragionano mensilmente su un tema comune a tutti gli altri e che si comportino come uno sciame di api.
Quindi c’è bisogno di una regia. Le riviste possono avere il ruolo di alimentare il dibattito e di essere organo di risonanza che mette in rilievo assonanze e sintesi condivise. Immagino che un lavoro di questo tipo richieda mesi, forse un anno: diamoci tempo! Siamo in un momento di emergenza è vero, ma siamo anche in un momento di grande trasformazione, quindi dobbiamo accettare che di tempo ce ne serva per riflettere e maturare. Se poi organiziamo un incontro tra gruppi che hanno ragionato, sarà una cosa ben diversa che non il solito incontro a livello nazionale dove alcuni colti hanno pensato e chiamano a raccolta la gente. Altra cosa è se si trovano delle persone che hanno fatto un percorso, sanno di cosa parlano, sono loro stesse protagoniste.
Credo che sia arrivato il momento di avviare un movimento di pensiero. Dobbiamo assolutamente rivalutare il pensiero. In un periodo in cui si sente molto forte l’esigenza del fare, dobbiamo continuare a fare ma se il fare non è illuminato dal pensiero non va molto lontano.
Soprattutto in un momento in cui sono fondamentali le trasformazioni profonde, abbiamo bisogno di un pensiero che illumini il nostro cammino e che ci aiuti a definire i piccoli passi da svolgere giorno dopo giorno: come rapportarci rispetto al potere? come mettere in atto le nostre politiche rivendicative? un compromesso ben preciso è accettabile con quanto avevamo previsto? In tutto questo la politica del giorno per giorno è possibile se abbiamo un pensiero forte che illumini il nostro agire.
Questa è la proposta che faccio a tutti quelli che sentono l’esigenza di cambiare, a quelli che già hanno cominciato a cambiare a partire dai propri stili di vita. Questa è la grande sfida!
>I bilancisti interessati devono segnalarcelo in Segreteria
e inviare al più presto il loro nominativo e la loro città a
| gruppidistudio@cnms.it |
Sulla Lettera Mensile di Novembre pubblicheremo gli interventi di Raitano, Sullo e Di Stefano, nella Lettera di Dicembre l’intervento di Carlo Molari.
La registrazione audio di tutti gli interventi è disponibile sul sito e lì metteremo anche la loro trascrizione completa.
_Stiamo lavorando per voi_
Nel mese di settembre abbiamo:
.Preparata e spedita la Lettera Mensile di settembre
..Risposto alle mail
…Riordinato il materiale dell’Incontro Annuale, lo abbiamo messo in Rete e abbiamo proseguito la sbobinatura
….Continuata la collaborazione con la congregazione delle Francescane di Cristo Re, per l’accompagnamento verso la riscoperta dell’essenzialità. Sono state coinvolte le famiglie di Treviso, Venezia e Firenze