BILANCI DI GIUSTIZIA
LETTERA DI INFORMAZIONE TRA GLI ADERENTI ALLA CAMPAGNA
N° 123 – NOVEMBRE 2007
GIORNATA DEL NON ACQUISTO – SABATO 24 NOVEMBRE 2007
I Gruppi Locali dei Bilanci hanno vissuto la Giornata del Non Acquisto, ecco i primi pezzi di “cronaca”.
Firenze
Possiamo fare a meno della Giornata del Non Acquisto? Io no.
E non è per quell’aria un po’ snob di chi la sa lunga, ma perché sarebbe necessario, forse, vivere questa giornata un po’ più spesso.
A Firenze la Giornata del Non Acquisto/Festa delle Idee è stata preparata dallo sportello ecoequo, cioè dal Comune e da una parte dei gruppi e associazioni che ne fanno parte.
Ognuno ha cercato di portare del suo (e qualcuno ha davvero fatto tanto, grazie ancora!) e noi (pochi) bilancisti abbiamo fatto il possibile.
La giornata è stata molto movimentata, se si vuole, perché è stata scelta come “domenica ecologica” e perché c’era pure la maratona cittadina che ha praticamente bloccato tutta la città.
La scelta del luogo per la nostra manifestazione è caduta su uno spazio recuperato e ridato alla città: il cortile del vecchio carcere cittadino (si chiamava “le murate”, perché in origine era un convento di clausura dove le suore erano, appunto, “murate” dentro).
Mi piace pensare, proprio nella Giornata del Non Acquisto, come abbia un grande valore celebrare una giornata di liberazione dai falsi miti del consumo e dell’incremento del PIL proprio in quello che a Firenze era il luogo simbolo della prigionia. Viverla in uno spazio liberato ci ha regalato l’auspicio che un giorno possiamo davvero liberarci anche noi: con fatica, magari, ma dedicandoci il meglio di noi stessi.
Che dire della giornata? Il tempo ci ha tenuto tutti sul chi vive, almeno fino al primo pomeriggio quando è sembrato chiaro che la situazione si sarebbe stabilizzata verso il meglio.
La piazza è rigorosamente pedonale e isolata dal traffico. All’inizio la partenza è stata buona, poi un calo intorno all’ora di pranzo e poi un flusso continuato di persone, interessate alla presentazione del libro di Lorenzo Guadagnucci “Il nuovo mutualismo” e del film “China Blue”. Poi, i tavoli di Gruppi e Associazioni, i GAS e la Banca del Tempo.
Un’occasione per incontrare e incontrarsi, grazie anche agli animatori dei bambini che non hanno “staccato” un momento.
La giornata è stata davvero incoraggiante. Produrrà qualcosa? Chissà.
Quello che è certo è che ancora una volta ci abbiamo provato, mettendo faticosamente insieme voci diverse.
I frutti arriveranno. Quando? a primavera…
Patrizio
Verona – Val d’Illasi
Sabato 24 novembre in occasione della Giornata del Non Acquisto ci siamo trovati per una sera un po’ particolare.
Condivisone dei cibi autoprodotti, le torte salate, la farinata di ceci, pizzette, tartine con quanto di meglio la natura e la cultura culinaria insieme riescono a creare, poi i dolci, poi i giochi, le chiacchiere, gli scherzi…
Con noi “vecchi” del gruppo c’era anche qualche famiglia nuova e don Luigi Adami, che siamo sempre felici di avere con noi quando può. Don Luigi ci fa sentire di essere, pur con la nostra leggerezza, con i nostri difetti, e con i nostri avanti e indietro, sul sentiero della saggezza, che è il sentiero su cui abbiamo incontrato (è stato solo un anno fa?) Raimond Panikkar.
Ci siamo anche beati della visione di un film: “Consigli per gli acquisti”. Un film di Sandro Baldoni, lo stesso di “Strane storie”. Un film che consigliamo a tutti, se non lo avete già visto. Magari lo potremmo vedere insieme durante qualcuno dei nostri incontri…
Un piccolo commento al film dalle parole dello stesso Baldoni: “La pubblicità è semplicemente l’inizio di un discorso più ampio: quello sullo smarrimento e la perdita d’identità che anno dopo anno stanno smembrando il nostro paese; è come se il mondo in cui viviamo si stia lentamente decomponendo e con esso i suoi abitanti. Tutto volge all’appiattimento, all’omologazione e la pubblicità non è altro che uno dei motori di questo processo. L’altro, il più pericoloso, è costituito dalla passività degli uomini alla progressiva colonnizzazione delle loro anime da parte dei mass media”. “La pubblicità dunque c’entra” aggiunge Baldoni “in quanto funzionale al discorso che volevo fare, un discorso che tocca la comunicazione, la società, la trasformazione dei rapporti interpersonali… insomma la comunicazione nel senso più ampio del termine e la degenerazione cui sta andando incontro”. “In un ipotetico domani ho infatti immaginato” spiega il regista” manifestazioni operaie sponsorizzate (che non è poi un qualcosa di così lontano), mamme indecise sul chiamare il proprio figlio Nike o Reebok, e uomini e donne con più firme addosso che materia grigia…” Non si tratta tuttavia di un film senza speranza… “Ho disseminato nel film” dice a tal proposito il regista” alcune ‘figurine anarchiche’ che, con il loro comportamento ribelle, impediscono a “Consigli per gli acquisti” di cadere nel pessimismo più nero. Insomma ho dato agli uomini una possibilità di riscatto, sta poi a loro, anzi a noi, sfruttarla se non vogliamo arrivare al punto di vederci griffare anche l’anima”.
per leggere tutta la recensione http://www.revisioncinema.com/ci_consi.htm
A presto
Mario
Mestre – Venezia
Al termine della settimana del non acquisto abbiamo passato assieme una bella domenica, prima condividendo i manicaretti preparati con ciò che c’era rimasto e poi facendo la nostra consueta riunione: il tema del lavoro, l’ospitalità, lo scambio dei libri il giorno precedente…
*Scaturisce da più parti il bisogno/desiderio di ripartire da noi: prima di tutto scambiamoci tra di noi i libri, riprendiamo a fare lo scambio dei vestiti, vuoi che sia veramente un problema di posto e di bimbi? *Rifacciamo l’esperienza di preparare il pane assieme e, perché no, anche la pasta fresca.
*Prepariamoci per l’anno prossimo per autoprodurre i regali di Natale (c’è chi verrebbe volentieri ad insegnarci a lavorare il feltro).
*Barattiamo le nostre capacità: io vengo a stirarti le camicie, tu mi insegni a lavorare al telaio. Ti faccio da baby sitter mentre tu riordini la casa, poi però facciamo la pasta assieme. C’è chi vorrebbe una mano a mettere a posto la bici e chi vorrebbe invece capirci qualcosa al computer…aiutooo!
*E poi la cosa più importante: scambiamoci le informazioni (manifestazioni, appuntamenti, iniziative presenti sul territorio): non diamo mai per scontato che gli altri sappiano già.
*Al prossimo incontro scambiamo le marmellate: c’è chi ha fatto solo marmellata di arance e chi di prugne, triste mangiare sempre la stessa cosa… io baratto volentieri i miei vasetti di finferli raccolti qualche mese fa.
Perché poi è molto più bello FARE piuttosto che DIRE, e poi è meravigliosamente stupendo FARE ASSIEME, perché intanto si ride, si scherza, si comunica, in pratica si VIVE VERAMENTE.
Al termine della Settimana del Non Acquisto mi viene un’idea: farò un’altra Settimana del Non Acquisto, dal 18 al 25 dicembre: tutto il tempo che passerei in giro per negozi a cercare freneticamente il regalo dell’ultim’ora, lo passo invece a casa, a scrivere un pensiero per ogni persona che amo.
E il giorno di Natale farò un pranzo sobrio ma favoloso allo stesso tempo… con tutti gli avanzi!
Marta
Legnano
Legnano ha organizzato un banchetto in piazza mercato con distribuzione di volantini sulla campagna di Altreconomia Imbrocchiamola, sull’Acqua del sindaco , materiali prodotti dalla ASL che illustrano la bontà dell’acqua del nostro territorio, etc.
Esponevamo un gasatore per convincere i più “viziosi” che vogliono l’acqua frizzante e una catasta di bottiglie di plastica per mostrare la quantità di bottiglie consumate pro-capite mediamente in Italia.
Che altro?
“Pioveva come Dio la mandava”: il prossimo anno speriamo che don Gianni, vista la sua posizione privilegiata di ministro del buon Dio che ci innaffiava, ci metta una buona parola e invochi il bel tempo per l’occasione. Dato che a causa del maltempo la gente era pochina…
Utilizzeremo l’idea e il materiale già preparato per un’altra occasione quale per esempio il mercato di prodotti naturali “tuttonatura”.
Un abbraccio a tutti i bilancisti
Barbara
Pisa
Ciao da Pisa,
noi oggi ci siamo trovati, invitando anche i gas della zona ( anche se non si è visto nessuno), per dipingere brocche da regalare a Natale a parenti e amici e invitarli a IMBROCCARCI l’acqua.
Una bella giornata!
Michele
Faenza
Ciao a tutte/i,
in questo fine settimana il nostro gruppo ha partecipato alla fiera dell’economia solidale e sostenibile “Semi di Futuro”, alla sua prima edizione.
Abbiamo condiviso lo spazio con il GAS, di cui noi bilancisti facciamo parte.
Domenica mattina abbiamo presentato il GAS e la Campagna Bilanci a pochi coraggiosi partecipanti all’incontro.
In definitiva di non acquisto non si è parlato molto, ma per me è stata una buona occasione per riannodare un po’ i fili del nostro gruppo e decidere di vederci al più presto, nonché per incontrare alcune persone nuove interessate alla Campagna, sperando che siano dei nostri. (Ho notato comunque che l’incontro sulla decrescita era gremito, il che potrebbe portare qualche frutto in futuro)
cari saluti a tutti,
Ilaria
Pordenone
Ciao da Pordenone,
nel giorno della GNA ci siamo ritrovati fra noi e ci siamo fatti una bella scorpacciata di cibo autoprodotto.
Abbiamo discusso molto del caso della Locride e di Goel e vorremmo mandare un messaggio forte come bilancisti: PROSSIMO INCONTRO ANNUALE NELLA LOCRIDE!!
Carla
LAVORO: CHE PASSIONE!
dal consumo critico al lavoro critico
Iniziamo a rendere disponibili i materiali dell’Incontro Annuale, cominciamo con l’Intervento di Enrica Corti (Volpi). Un bello spunto da leggere anche per riflettere sul uno dei più vecchi lavori atipici: la casalinga.
Guardate che io è la prima volta che parlo così perché è sempre bruno il portavoce, perciò scusate io avevo preparato qualcosa di scritto.
A proposito del lavoro vi dico quello che la vita mi ha insegnato e che ho capito io.
Mi sembra che il lavoro oggi sia visto come scopo della vita o, perlomeno questo è il messaggio che la nostra cultura trasmette, anche perché i soldi, che sono il prodotto del lavoro, danno la possibilità di avere, danno un certo potere e ti permettono quindi di apparire, di essere considerato, che sembra che sia quello che conta. Anche la scelta della scuola dei figli spesso è in funzione di questo.
Ma è proprio così? La mia vita è stata tutt’altro.
Eppure sono qui a dirvi che la mia vita è stata felice, è stata piena, ho capito che la felicità non consiste nel privatizzare la vita, ma al contrario nell’aprirla. Facile dirlo adesso a quasi settant’anni, ma quando ero giovane non ragionavo così, anch’io pregavo Dio di aiutarmi a realizzare i miei sogni, che erano molto in linea con le proposte del benessere che si stava diffondendo in quegli anni. Dio non mi ha ascoltata, per fortuna, ma mi ha dato molto più di quanto io stessa non osavo sperare o chiedere. Se devo attribuirmi un merito è che mi sono lasciata un po’ sedurre dalla Provvidenza, non mi sono opposta, mi sono lasciata condurre man mano che la Provvidenza mi proponeva delle cose.
La prima cosa è stata conoscere Bruno, ci siamo capiti anche se molto diversi noi due, ci siamo sposati. Ma non ci bastava, non bastavamo noi, due il matrimonio non ci bastava. Sembrava che non rendesse piena la nostra vita. E così abbiamo cominciato a guardare altrove. E così siamo finiti in Africa come missionari laici, era agli inizi degli anni sessanta.
Quasi che la vocazione a far famiglia non ci bastasse, avevamo bisogno di un’altra vocazione la vocazione missionaria. Però per fortuna gli africani non sapevano di tutti questi nostri dubbi, di tutte le nostre discussioni sulla vocazione, su quale era la vocazione che andava bene per noi. Ci hanno accolto così come eravamo. Venivano in casa nostra e non se ne andavano più. Non se ne andavano perché volevano vedere me una donna, bianca, sposa e mamma, come viveva e questo per loro era importante. Il fatto che venivano in casa nostra mi hanno insegnato a perdere tempo con loro. A me sembrava, che il tempo bisognasse metterlo a frutto, e invece no bisognava stare lì a ascoltarli senza capire quello che dicevano. Alla fine ho capito che era molto più importante la relazione, si instaurava una relazione con loro.
Nel frattempo, un po’ a ritmo africano, abbiamo fatto quattro figli e ne abbiamo adottato una quinta appena nata. Questo essere mamma mi metteva molto al loro livello, mi valorizzava ai loro occhi perché per loro la vita è una cosa sacra. Mentre qui da noi fare un figlio sembra un grosso sacrificio.
In questo ultimo periodo ho avuto modo, abbiamo avuto modo con Bruno di riflettere sulla parola “sacrificio”, cioè “fare sacro” che è proprio l’operare della donna, della mamma. Rendere sacro è l’atto che dà la vita. È anche l’atto che assieme al marito rende sacro il matrimonio. Ma anche tutto il resto, qualsiasi azione della mia giornata: fare da mangiare, pulire la casa, renderla accogliente…lo posso fare in due modi, o subirla o renderla sacra.
La nostra casa giù in Africa era sempre aperta perché le porte non chiudevano mai, avevamo delle porte appena costruite fatte con il legno verde, le aveva fatte Bruno si stortavano in continuazione secondo la stagione. Non si chiudevano e questo ha permesso alla gente di entrare nelle nostre case.
Bruno era giù per costruire una scuola per le ragazze del Ruanda, le ragazze della scuola hanno cominciato a venire in casa nostra dopo che abbiamo cominciato a avere figli. Invece di andare io a scuola venivano in casa nostra e il venire in casa nostra, perché la casa era aperta è stato un bel momento con loro, un momento di relazione molto più profonda, molto più vera.
Anche i padri missionari della missione venivano da noi, quando erano un po’ stanchi, un po’ sfiduciati, perché non era facile fare il missionario così. Venivano per riprendere un po’ di forza e coraggio per ripartire. Venivano lì, bevevano il caffè, giocavano con i bimbi, magari si sfogavano un po’ e ripartivano più rasserenati.
In questo modo anch’io, pur essendo in casa, pur facendo niente, la mamma, praticamente la donna di casa, mi sentivo missionaria insieme a loro.
È lì che ho cominciato a capire che la mia vocazione forse era proprio quella di fare famiglia, se fatta in un certo modo, il fatto è che dovevo esserci. Il fatto di essere presente rendeva sacro un po’ tutto. Importante è esserci. È lì che ho incominciato a capire che la casalinga è importantissima, la donna di casa, la sposa, la mamma, la padrona è la cosa più grande per me.
Importante è esserci, anche se la voglia di scappare veniva spesso, poi passava. Credo che qualsiasi cosa si faccia la voglia di scappare ogni tanto viene.
Poi siamo tornati a casa: l’Africa mi aveva insegnato molto, ma avevo capito niente. Tanto è vero che abbiamo tentato di fare la vita che facevamo prima: una bella casa, un bel lavoro, avevamo tutto, ma non eravamo felici. Mentre in Ruanda avevamo poco o niente, ma eravamo contenti, felici: non era una vita facile, ma una vita felice!
Bruno andava via il mattino presto e tornava la sera tardi, stanco, stressato dopo una giornata di lavoro io a casa con cinque figli, la casa da gestire, i figli che andavano a scuola, i compiti e tutte le cose e poca disponibilità per noi due: la sera la stanchezza.
E lì siamo andati in crisi, molto. Io e Bruno siamo andati in crisi e ci ha salvato il fatto che avevamo fatto otto anni di vita in Ruanda, in Africa diversa, noi sapevamo che era possibile un’altra vita, un altro modo di vivere e così ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto: ma chi ce lo fa fare a continuare in questo modo? E così siamo ripartiti. Siamo ripartiti dal paese da Mandello dove eravamo ritornati. Siamo ripartiti per Milano, dove la Provvidenza ci ha offerto l’occasione di ricominciare facendoci ritrovato una casa grande . Una casa aperta. E così la nostra famiglia si è ingrandita di nuovo, si è ingrandita di persone che cercavano un posto dove andare, che non avevano una casa. Che i servizi sociali ci portavano lì perché non sapevano dove affidarli. Però si è ingrandita anche di persone che cercavano di dare un senso allo loro vita. Magari venivano perché sapevano che noi eravamo stati in Africa, pensavano di partire però non erano sicuri, era quasi uno sfuggire da casa loro. Erano in crisi con la famiglia, erano in crisi con la chiesa, erano in crisi con il lavoro, pensavano di ripartire ma non sapevano bene come. Finivano lì, e lì insieme abbiamo cominciato a vivere, e lì trovavano un senso per il loro cercare.
Fare la mamma in una famiglia così complicata non era facile e ho rischiato un’altra volta anche lì di lasciarmi prendere dal fare, sacrificandomi. E dimenticavo che invece il mio agitare doveva rendere sacro e non essere un peso.
Sono stati i miei figli e soprattutto i figli aggiunti, le persone che avevo in casa, a farmi che non avevano bisogno di questo da me, ma avevano bisogno di godere dell’amore che mi legava a Bruno perché era garanzia per loro. Perché se noi due andavamo bene anche loro potevano trovare un posto sereno, un posto tranquillo dove fermarsi. Magari figli nati da due genitori che non si volevano bene, loro avevano sofferto tantissimo, non avevano neanche potuto rimanere in casa. E così se noi, se io e Bruno andavamo bene, loro erano tranquilli per il loro futuro e così ci hanno un po’ ributtato nelle braccia uno dell’altro. Veramente è stata una cosa grandissima che questi accolti ci hanno fatto. Non era facile. Tanto è vero che mi ricordo che uno dei gesuiti mi diceva : “Enrica,ricordati tutte le mattine di prendere un bicchierino di “menefrego” “. E ci voleva. Un bicchierino non troppo grande altrimenti…. Mentre un altro che era un po’ più spirituale mi diceva: “Enrica acquista la pace interiore e tanti intorno a te troveranno salvezza”.
Tutti cercavano di farmi capire che il mondo non lo dovevo salvare io, che qualcuno lo aveva già salvato, io dovevo solo essere me stessa: moglie prima di tutto, mamma e padrona di casa.
Fare la donna di casa in una famiglia così complessa mi ha aiutato a capire e a ricercare la sobrietà nei consumi, ma anche negli affetti. Perché noi abbiamo avuto in casa parecchia gente e ne abbiamo tuttora, di adulti che sono stati soffocati dal troppo amore, tra virgolette, dei genitori: non li hanno lasciati crescere, non li hanno lasciati liberi, li hanno soffocati. Ecco sobrietà anche negli affetti e sobrietà anche nel fare. Non devo rendermi schiava della casa.
Ridurre, recuperare, riciclare tutti questi bei verbi, queste belle parole nei confronti dei beni, lì veniva naturale, veniva spontaneo. Nei confronti dei beni ma anche del mio tempo, ridurre il tempo per averlo più a disposizione mia a disposizione di che ne aveva bisogno. Ridurre le mie forze diventava una necessità. Accogliere e ascoltare le persone ma non tentare di risolvere i problemi di tutti. Il mio compito era soprattutto quello accogliere e ascoltare.
Però accogliere ed amare delle persone che non erano fatte da me, che non erano capaci di farsi voler bene non era facile. E qui veramente ho sentito il bisogno di Dio! E Dio mi ha risposto con la comunità.
Ci ha fatto incontrare una casa grande, un gruppo di gesuiti, altre famiglie, con le quali ci siamo messi a vivere. Ognuno però con la sua famiglia. La mia famiglia era inserita in questo complesso di altre famiglie. È importantissimo avere uno spazio mio, però non da sola. Io era e sono tranquilla perché in qualsiasi momento io ho bisogno so di poter contare su delle altre famiglie. La loro porta è sempre aperta come loro sanno che la mia porta è sempre aperta per loro. Magari non ci incontriamo a fare delle cose , ma è il nostro essere vicini che ci aiuta, magari anche a fare. Però l’importante è non essere soli, poter contare su…
Il cardinal Martini ci ha lanciato una sfida dicendo che la carità, cioè essere utili a se stessi e al mondo, non deve essere un dovere morale, ma uno stile di vita. Quindi la comunità come ricerca di uno stile di vita, come buon vicinato di famiglie e di persone che vogliono provarci e che fanno un patto: per il tempo che io rimarrò con te mi impegno in questa ricerca, basata sull’apertura, l’accoglienza, e la condivisione.
Apertura come impegno a non sceglierci perché ogni persona in quanto tale è figlia di Dio, ha il diritto e il dovere di realizzare i talenti ricevuti; ogni persona ha una grande dignità e un grande valore, le persone valgono in quanto tali, qualsiasi persona e non perché io ho bisogno, non sono sfruttabili.
L’apertura non è un problema di generosità accogliere, fare sì che gli altri tirino fuori i loro talenti. Ma tutti i talenti. Se io ho bisogno di 5 talenti ma ne ho 10 li devo mettere tutti e 10. Perché 5 sono per me ma gli altri 5 non sono più per me è un problema di giustizia.
Poi c’è L’accoglienza è il modo per realizzare l’apertura; è la consapevolezza che io sono accolto nonostante me e che io cercherò di accogliere nonostante le mie miserie.
Condivisione è che io mi rivelo davanti a te, ti dico chi sono con le parole e con la vita e ci credo talmente che metto anche i soldi insieme ai tuoi.
Questo patto che stringiamo con le famiglie assomiglia in piccolo all’alleanza di Dio con l’umanità e a questa alleanza Dio non viene meno, perché la fedeltà di dio è Misericordia e allora la Misericordia come base per la comunità, e solo Dio sa quanto ne abbiamo bisogno.
Enrica Corti Volpi
AVETE FATTO LA TORTA?
All’ultimo Incontro Referenti si è deciso di impostare la ricerca di Gruppo Locale sul LAVORO partendo dalla rilevazione personale che risponde alla domanda:” Quanto occupa il lavoro retribuito nella mia vita?”.
Da qui la proposta che ogni bilancista faccia la “torta” nella quale raffigurare lo spazio occupato dal lavoro nel giro di una settimana.
Il Gruppo Locale può decidere se specificare anche lo spazio occupato da “lavoro di cura in famiglia” o “impegno sociale e politico” ecc…
Quello che è fondamentale è avere una base oggettiva, documentata, per riflettere poi – e questo è il secondo passaggio deciso dai Referenti – su “cosa è possibile cambiare, spostare riguardo al lavoro?”.
Il terzo passaggio deciso sarà confrontare i risultati delle due tappe con una realtà locale esterna al Gruppo Bilanci: ad esempio un sindacato, la Banca del Tempo, la Pastorale sociale della Diocesi, ecc….
In ogni caso è indispensabile partire con la Torta!
E attuare un confronto fra la torta e una analisi nel Gruppo Locale. E gli isolati? Mandateci le vostre Torte in Segreteria! Non vi lasceremo senza riscontro.
don Gianni
LIBERA STAMPA
Dall’esperienza della nostra rete sappiamo come siano importanti le informazioni e come sia difficile, a volte, farle circolare.
Il panorama italiano è però rallegrato da alcuni giornali attenti ai temi del consumo critico, che sono degli ottimi strumenti anche per noi bilancisti.
In questo periodo due di questi stanno promuovendo delle campagne straordinarie di azionariato popolare:
Altreconomia è diventata una cooperativa e ha iniziato la sua prima campagna soci,
Carta, attraverso l’associazione Cantieri Sociali, sta allargando la base sociale.
L’informazione indipendente non può contare sul capitale di un grosso editore o su grandi entrate pubblicitarie, il sostegno diffuso dei cittadini/lettori è fondamentale, per questo vi chiediamo di dare un’occhiata alle campagne di sottoscrizione di Carta e Altreconomia, se potete portate il vostro contributo.
Altreconomia
Carta
STIAMO LAVORANDO PER VOI!!!
Nel mese di Ottobre abbiamo:
- <>
- scritta ed inviata la lettera di ottobre
- aggiornato il sito web
- risposto alle mail
- preparato e partecipato all’Incontro Referenti
- stampato e inserito bilanci mensili
- partecipato all’Incontro a Roma per la costituente della Cittadinanza Attiva promossa da Zanotelli
- incontrato il Gruppo Locale dei Bilanci di Aosta
- incontrato il Gruppo Locale dei Bilanci di Torino
- incontrato un gruppo di Alba per proporre i Bilanci
- incontrato a Torino Nanni Salio del Centro Sereno Regis
- incontrato a Torino Roberto Burlando e definito il lavoro sui nuovi indicatori di benessere
- incontrato a Torino Lucia Bianco del Gruppo Abele
- contattato don Mauro Inzoli presidente del Banco Alimentare
- presentato i Bilanci all’incontro della Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita
- incontrato Enrico Giovannini direttore dell’Uff. Satistico dell’OCSE
LA GIORNATA DEL NON ACQUISTO E’ ANCHE LA GIORNATA DI AUTOFINANZIAMENTO DELLA CAMPAGNA
VI SIETE RICORDATI DI CONTRIBUIRE??