BILANCI DI GIUSTIZIA
LETTERA DI INFORMAZIONE TRA GLI ADERENTI ALLA CAMPAGNA
N° 83 – NOVEMBRE 2003
Continuiamo a tessere rete!
Il nostro nuovo sito comincia finalmente, dopo estenuante lavoro di Marcolinux, a funzionare. Come leggerete più avanti nel resoconto dell’incontro referenti dell’8 novembre, ai referenti è stato assegnato un nuovo compito.
Nella sezione link potrete trovare una serie di proposte non indifferente. Ormai il web pullula di iniziative che con la sostenibilità ambientale hanno a che vedere in modo più o meno diretto. Fiere, mostre, conferenze e progetti ambiziosi…e noi in tutto questo , dove ci collochiamo? Ci confondiamo tra gli altri senza brillare per qualche nostra caratteristica? Siamo spesso specializzati nello sminuire l’importanza di ciò che facciamo, non ci crediamo noi stessi!
Invece la nostra specificità la conosciamo bene: noi siamo quelli che agiamo ciò che gli altri sono tanto bravi a teorizzare. Tutti i buoni propositi non reggono se non c’è chi, come noi, non sperimenta nel proprio quotidiano. Noi siamo l’anima, la vita, delle parole che facilmente vanno sulla bocca di tutti. E’ il momento di farlo sapere in giro, cominciando a comunicarcelo tra noi. Dove sono finite le belle lettere che arrivavano in segreteria con i resoconti delle nostre esperienze?
Le famiglie dei bilanci sanno che il passaggio dal dire al fare non è semplice ed è possibile solo quando ci si sente parte di una buona compagnia che sta vivendo la stessa avventura. Siamo in rete, sta a noi alimentarla facendo circolare ciò che stiamo vivendo.
Incontro referenti dell’8 novembre:
l’esperienza di Le Piagge
All’incontro referenti a Bologna erano presenti: don Gianni, Licia di Treviso, Marco di Pisa, Claudio e Laura di Mestre, Francesca e Patrizia di Ivrea, Mario e Graziella di Verona, Flora di Quarrata, Stefano e Paolo di Rimini, Emanuela e Lucina di Pordenone, Fulvio di Gorizia, Claudia di Staranzano, Carolina e Antonlino di Zuliano (UD), Alberto di Torino, Antonella e Dario di Trento, Simone di Firenze, Alessandra, Anselmo e Sergio di Verona, Caterina di Padova, Giorgio e Giuseppina di Bologna con Marco, Marinella e Matteo.
Tutta la mattina è stata dedicata alla conoscenza dell’esperienza di microcredito del quartiere Le Piagge di Firenze di cui ci hanno parlato Fabrizio Cherubini (Cooperativa “Il Cerro”), don Alessandro Santoro (parroco a Le Piagge) e Enrico Manzo (Mag6).
La loro testimonianza è stata assolutamente straordinaria, non solo perché si tratta dell’unica esperienza di microcredito all’interno di un quartiere, esistente in Italia, ma proprio per la ricchezza e l’intensità della loro esperienza, che sono riusciti a comunicarci.
Nota: partendo dai nostri appunti abbiamo cercato di farvi un resoconto fedele della nostra chiacchierata.
Alessandro: Le Piagge nasce come grande quartiere popolare (ci vivono circa 8000 persone) nei primi anni ’80 in uno stretto corridoio di terra tra l’Arno e la ferrovia, un quartiere progettato senz’anima, in cui si è trovata un’altissima concentrazione di situazioni di disagio. Un quartiere ad alta densità umana, con un potenziale umano incredibile. L’unico modo per leggere questa realtà è starci dentro, non si può andare a “impiantare qualcosa” ma si deve tornare alla terra e fare crescere le iniziative dal basso, per questo i primi tempi del mio arrivo a Le Piagge li ho passati a capire la realtà. Il percorso, quindi, è diventato un percorso plurale, con una necessaria lentezza, con le modalità del cantiere, del laboratorio che continuamente si ricrea. Questo non è sicuramente facile, tutti abbiamo le nostre difese, se una cosa funziona si è tentati di riprodurla. Il progetto è quello di intervenire su scuola, lavoro e denaro con l’obiettivo di costruire una comunità solidale territoriale.
Una delle tante povertà trasversali riscontrate è la mancanza di riconoscimento delle persone anche rispetto al denaro. La mancanza di denaro e l’impossibilità di accedere al credito determinano una situazione sia mentale sia concreta, che crea una riduzione di cittadinanza, di dignità. Il denaro è uno strumento di riconoscimento importante. Le risposte, sia quelle date dal mondo istituzionale che da quello ‘alternativo’, erano inadeguate, si è quindi cercato di ragionare assieme per capire che risposte dare. Dopo un periodo di 6-8 mesi in cui si sono vagliate le esperienze della finanza etica si è contattata Mag6 e la collaborazione iniziata è stata molto importante. Mag6 ha chiesto di iniziare un percorso reale di riflessione (che è durato 2 anni), fissando anche dei paletti e delle precise richieste; la finalità del percorso era di portare la nostra realtà alla piena autonomia e responsabilità nell’ambito del progetto di microcredito.
Domanda: come si è posta Mag6 in questo percorso?
Enrico: Il nostro percorso è quello di cercare di usare il denaro per quello che è: un mezzo. Vogliamo portare uno strumento culturale. Quando si vuol formalizzare il lavoro fatto col denaro, perché sia visibile si entra in un mondo delicato, pieno di regole, di difficoltà. Ci sono dei limiti che a volte bisogna sperimentare e provare a superare per provare ad essere sperimentazione avanzata. Don Alessandro aveva l’idea di creare un fondo etico e sociale: lo stipendo medio a Le Piagge è di circa 500 euro a famiglia, la filosofia del fondo è quella di creare una economia di relazione. Se si è estremamente soli si ha bisogno di sempre più denaro per ‘garantirsi’ la sicurezza. Anche le piccole cose se messe insieme fanno grandi cose, anche risparmi di 25, di 50 euro.
Alessandro: anche noi siamo cambiati nel percorso, per noi aderire al Fondo è creare una relazione, non vogliamo i soldi subito. E’ una sfida. Circa il 50% delle persone che depositano denaro sono delle Piagge, gli altri da fuori. Forse con i soli soldi delle persone del quartiere non avremmo potuto far decollare il progetto.
Enrico:però quelli di fuori partecipano alle riunioni del fondo etico, sono interessati.
Alessandro: per noi è importante che tutti si sentano parte attiva di quest’esperienza. I prestiti sono solo per persone che vivono nel quartiere o che sono disponibili a investire in progettualità nel quartiere. Questo per noi salva la particolarità del progetto. Mag6 presta la struttura.
Enrico: il meccanismo è che quelli delle Piagge raccolgono i soldi, che vengono depositati in Mag6. Poi i soldi vengono ridistribuiti per i progetti che vengono approvati dalla cooperativa delle Piagge. In caso di mancata restituzione Mag6 corre rischio zero. Difficilmente ci raccontiamo le nostre difficoltà legate al denaro, il denaro è anche uno strumento che possiamo utilizzare come soggetti attivi, per questo servono però delle grandi energie.
Domanda: come avviene concretamente la gestione del fondo?
Fabrizio: Il fondo è nato tre anni fa e fa parte della cooperativa “Il Cerro”, che è il nome di un casale che abbiamo nel Mugello dove facciamo agricoltura biologica, accoglienza, delle vacanze estive per bambini, tutte attività sempre incentrate sul quartiere. La cooperativa fa anche del giardinaggio e inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Abbiamo anche una attività di riciclaggio con cui facciamo un mercatino.
La cooperativa nello statuto prevede il prestito sociale, cioè la raccolta di denaro dai soci tramite libretti di risparmio, come per esempio fa anche la COOP. I soldi vengono poi passati a Mag6. Siamo totalmente estranei al circuito bancario, quindi con il fondo facciamo anche obiezione bancaria collettiva. Ai soci che depositano nel fondo etico garantiamo il tasso di inflazione, che viene richiesto a quelli a cui si prestano i soldi. I costi vengono coperti o da chi rinuncia a questi interessi o da donazioni.
Abbiamo previsto due tipi di prestiti: i prestiti per “mutuo soccorso” fino a 2600 euro e quelli per l’imprenditorialità fino a 5200 euro. Di solito ci vengono richiesti prestiti del primo tipo. Le persone ci inviano una richiesta scritta (specificando a cosa servono i soldi), una commissione ristretta (anche per la privacy) la prende in considerazione incontrando la persona. Per noi non sono importanti le garanzie patrimoniali, vorremmo che le persone fossero responsabilizzate a restituire il denaro che poi viene rimesso in circolo. Chi chiede il prestito diventa socio e quindi partecipa alle assemblee con diritto di voto sugli altri prestiti. Infatti l’organo decisionale è l’assemblea dei soci del Fondo, la commissione ha solo un compito istruttorio. Per noi è importante stabilire delle relazioni, e mantenerle. La commissione ristretta è di 7-8 persone, ma di solito ci si trova in 4-5, ciò comporta delle difficoltà nel seguire i rapporti. Abbiamo circa 60 soci.
Alessandro: a questo siamo arrivati cambiando tante volte. Questa scelta impone di avere del tempo, perché per ogni prestito dobbiamo convocare una assemblea di tutti i soci del Fondo. Abbiamo bloccato fino a dicembre tutte le richieste di prestito perché non riuscivamo a seguire le persone. Questa riflessione non nasce dalla paura di recuperare il denaro, ma dalla preoccupazione di recuperare le relazioni che si stavano un po’ sfilacciando. L’accompagnamento è sempre collettivo, anche se poi non tutta la commissione va a parlare con le singole persone. Ogni persona valuta il proprio piano di rientro dei soldi, noi abbiamo messo dei paletti nella restituzione che deve avvenire entro tre anni. Tutti quelli che sono andati a incontrare chi si era preso un po’ indietro rispetto al piano di rientro, gli “insolventi” (che figuravano dai rendiconti di Mag6) hanno avuto un riscontro positivo. Hanno scoperto un bisogno di ripristinare la relazione. C’è la difficoltà, la non abitudine di parlare del denaro. Fino ad ora sono stati fatti 36 prestiti.
Domanda: avete rifiutato dei prestiti?
Fabrizio: abbiamo rifiutato due prestiti, uno perché non abbiamo saputo o potuto creare una relazione con la persona. Non vogliamo giudicare, quindi l’unico criterio è quello della relazione. Entra in gioco la fiducia.
Alessandro: l’unico paletto per i prestiti è la residenza, o il “ritorno” nel territorio. La carta vincente è il ridare dignità, parola, solidarietà vera. Chi dà il denaro si mette in gioco, deve partecipare all’assemblea.non vogliamo deleghe in bianco sulla gestione dei soldi.
Domanda: dopo 5 anni di esperienze sentite un avanzamento nel quartiere? Come vi vedono? Sono coinvolte solo 60 persone?
Alessandro: Ogni persona che chiede il prestito trova due fideiussori su cui noi non mettiamo bocca. Anche la cooperativa diventa garante. Bene o male tutte le persone del territorio ci conoscono. Coinvolte in un modo o nell’altro nell’appartenenza larga al fondo ci saranno 2000 persone. Poi non molti si assumono l’impegno e la responsabilità che servono per certi percorsi.
Il fondo non cambia la vita a nessuno, neanche a quelli a cui abbiamo dato il prestito.
Domanda: ma il fondo etico è parte della cooperativa “il Cerro”?
Fabrizio: Sì. Se una persona mette tutto a capitale sociale rinuncia all’interesse. Per chi mette a prestito sociale gli interessi vengono dati su tutto quello che versa (capitale+prestito). I soldi che uno dà sono vincolati per un anno. Formalmente i fideiussori devono esserci, però viene colto più l’aspetto positivo, relazionale. Ognuno deve cominciare a chiedersi il denaro che ho che circuito fa?
Abbiamo chiesto ai referenti le loro impressioni su questo incontro. Antonella ci ha scritto:
Il microcredito funziona (e in genrale tutti i progetti allo stesso modo) quando parte da una profonda analisi dei bisogni…
Per fare finanza etica e credito vero (dare fiducia) ci vuole:
tempi lunghi, professionalità, rigore, capacità d’ascolto.
Ecco, questo è quello che mi ha fatto risuonare la bella e vera fiaba del fondo etico e sociale alle Piagge….e la testimonianza di Alessandro, Fabrizio ed Enrico
incontro referenti dell’8 novembre:il nuovo sito
Il nuovo sito dei Bilanci è diventato realtà! Oltre alla nuova veste grafica presenta delle potenzialità nuove: ci consente di avere un maggior livello di interazione, cioè i materiali non dovranno essere necessariamente inseriti da Marco, come è stato finora, ma anche i referenti potranno agire direttamente su alcune parti del sito. Tutti potranno proporre materiali, articoli, riflessioni da inserire. Quindi può davvero consentirci di tessere una rete sempre più fitta tra aderenti e simpatizzanti dei Bilanci……perché questo accada è necessario che sia un sito VIVO, cioè seguito, in movimento, aggiornato……. ognuno potrà e dovrà darsi da fare per migliorarlo inserendo notizie, riflessioni e appuntamenti!
BdG sulla scena internazionale!
Dal 1 al 12 dicembre si terrà a Milano il vertice mondiale sul clima in cui i governi si confronteranno su come coordinare le proprie azioni nel rispetto della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Questa nona conferenza potrà essere particolarmente importante se, come si prevede, la Russia ratificherà il Protocollo di Kyoto, che quindi potrà entrare in vigore.
In occasione di questo importante vertice internazionale le associazioni ambientaliste italiane hanno costituito un Coordinamento con altre associazioni, coordinamenti e ONG per fare una attività di informazione, sensibilizzazione e per promuovere in Italia l’attuazione del protocollo di Kyoto.
Sono quindi stati organizzati una serie di seminari e eventi per poter elaborare e diffondere il punto di vista del Coordinamento delle associazioni sul tema dei cambiamenti climatici.
Uno di questi workshop è sugli Stili di Vita, organizzato dal Consiglio delle Chiese di Milano (CCCM) che ha coinvolto nella preparazione proprio i Bilanci di Giustizia. Il lavoro di preparazione del seminario è stato condotto da Alberto Villella e don Gianni.
Il seminario è aperto alla tutti e si terrà il 3 dicembre all’Università Statale di Milano dalle ore 18 alle 22.
Le informazioni su tutte le iniziative le trovate sul sito http://www.cop9italia.it
CALENDARIO della nostra rete 2004
Gennaio 24 RIUNIONE REFERENTI Bologna |
Febbraio 28 INCONTRO PROMOTORI Bologna |
Marzo 27 INCONTRO REFERENTI Bologna |
Aprile 24 INCONTRO PROMOTORI Bologna |
Maggio 29 RIUNIONE REFERENTI Bologna |
Giugno
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Luglio
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Agosto 27-28-29 INCONTRO ANNUALE Trento |
Settembre
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Ottobre 2 RIUNIONE PROMOTORI Bologna |
Novembre 6 INCONTRO REFERENTI Bologna |
Dicembre
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Bilagioco
E’ cominciata la distribuzione del Bilagioco! Chi non è ancora riuscito a impadronirsene non si lasci sfuggire l’opportunità dell’incontro Promotori aperto ai Referenti del 6 dicembre per farsene portare delle scatole.
Oltre a destinare qualche Bilagioco ai vostri regali di Natale, sarebbe importante che contattaste quanto prima la Bottega del mondo più vicina a voi per lasciare lì qualche copia in conto vendita.
I prezzi del Bilagioco sono: 12 euro per la vendita diretta interna ai gruppi, alle Botteghe lo venderemo a 12 euro + IVA, il prezzo di vendita che consigliamo alle Botteghe è di 18 euro. I Bilagiochi venduti dalle Botteghe potranno essere fatturati dalla Segreteria.
BILANCI DI GIUSTIZIA – mensile.
Proprietario-editore: coop.Mag-Venezia v.Trieste 82/c – 30175 Marghera (VE)
Dir.resp.: Andrea Semplici, Redazione: c/o Mag-Venezia
Stampato in proprio e pubblicato in Marghera 22 novembre ’03
Autorizzazione del tribunale di Venezia n°1417 del 5-4-02
Sped. In A.P. art.2 comma 20 lett.c legge 662/96 filiale di Venezia
La storia di Limpido e Nuina.
Allora, c’erano tre sorelle: Arnolfa, Cloredia, che erano gemelle, e Genuina, detta Nuina,
che era la più piccola. Le tre ragazze abitavano in un bel villaggio aggiustato su quella morbida e verdeggiante valle che rispondeva al nome di Valstesa, non lontano dal mulino ad acqua in cui tutti gli abitanti del borgo andavano a macinare il loro grano: l’acqua che spingeva la sua ruota era quella del fiume Limpido (un nome che è tutto un programma: non c’era fiume infatti più pulito e schietto di quello, non grosso ma con tutte le carte in regola). Le tre sorelle, una più bella dell’altra, aiutavano la nonna a coltivare l’orto e a pascolare qualche pecora: la nonna era rimasta, oltre a loro, l’unica della famiglia, scomparsa durante la grande frana che ne aveva decimate non poche altre, di famiglie. Ma oltre a quello della bellezza, avevano anche un altro talento: erano delle bravissime contafole. Persino i vecchi e le vecchie lo riconoscevano e stavano ben volentieri ad ascoltarle la sera, a filò, dove si davano il cambio e facevano a gara a chi le contava più saporite. A dirla tutta, quella era Nuina: sembrava che ogni volta le sue storie la spuntassero, di un’unghia mica di più, ma tanto bastava ad ingelosire le sorelle.
Una mattina – era quasi autunno, ma il tempo era ancora bello e caldo – se ne stavano tutte e tre a prendere il sole sul fiume, quando a Cloredia venne a mente una burla: mentre civettava sullo specchio dell’acqua, domandò a voce alta: “Ma dì, Limpido, chi è di noi la più brava a dire le storie?”, e giù a ridere, lei e la gemella, come se avessero ascoltato una delle panzane di Guelfo, il ciabattino (lui era bravo a sparare panzane: in questo nemmeno le sorelle potevano superarlo). Ma Nuina non rideva affatto: le pareva che un vento sottile portasse in giro il suo nome, su una voce così cristallina che, incredibile a dirsi, la si sarebbe detta volentieri proprio la voce del fiume.
“Il fiume parla”, disse sbigottita, mentre le altre due starnazzavano rotolandosi nell’erba fresca vicino all’argine. “Già, mò non fare che non lo sapevi”, la apostrofò Arnolfa, “che non lo hai mai sentito quando spettegola con i sassi e con i castori”, e dai a sghignazzare. “Non siate oche, vi dico che mi chiama”, cercò Nuina, sempre più confusa, di convincerle: e se ne stava immobile ad ascoltare ad un passo dal fiume, quando una delle due ruzzolando non s’accorse d’andarle addosso e la fece cadere nell’acqua. Fu un attimo: non fecero in tempo a tirarsi in piedi e a gridare aiuto che già le braccia della povera Nuina parevano due rami rapiti dalla corrente.
Eran passati tre mesi dalla disgrazia: il dicembre quell’anno era mansueto, e regalava non pochi giorni di sereno. Arnolfa e Cloredia andavano spesso al fiume a piangere in silenzio la sorella. Un giorno Cloredia la buttò là: “Dì, Limpido, e adesso chi è, la più brava a dire le storie?”. Arnolfa la stava rimproverando per l’uscita infelice, quando sentirono una voce intensa e squillante:
Nel bosco e in tutta Valstesa
come Nuina non ne ho ancora intesa
Restarono un bel po’ impietrite dallo stupore e dalla paura. Cloredia fu quella che si scrollò per prima: “Arnolfa, o ci abbiamo l’abbaglio o il bosco è stregato!”. E Arnolfa sconsolata le rispose: “Oppure è che Nuina aveva ragione: il fiume parla”. Decisero di comune accordo di vederci chiaro: “Io so chi può aiutarci”, disse Cloredia, “dobbiamo andare da Paturnia, la fattucchiera”. Arnolfa la guardò in cagnesco: “Ti ha dato di volta il cervello? Quella è una donna cattiva, se le gira male ci trasforma in arrosticini appena ci vede!”. Ma alla fine Cloredia convinse la sorella che nessun altro avrebbe potuto spiegar loro cosa stava succedendo.
Il giorno che ci andarono Paturnia era di luna buona: le fece accomodare nella sua catapecchia e offrì loro anche una bevanda calda (con cosa fosse fatta non è dato di sapere: “Erbe”; la fattucchiera non si sbilanciava mai troppo sui suoi segreti culinari). Quando le sorelle le insegnarono il loro problema, la strega ghignò. Andò a prendere una specie di bacinella ovale piatta e la riempì d’acqua, poi la mise dritta sul tavolo, appoggiata ad una pila di vecchi libri: l’acqua non cascò, cominciò invece a fare un gran fumo piccante, come un camino intoppato da un nido di cicogne. Quando dopo un po’ il fumo finì, l’acqua nel catino era diventata come uno specchio: e quale non fu la meraviglia di Cloredia ed Arnolfa nel vedervi dentro Nuina che, seduta su una balla di fieno, sembrava stesse raccontando una delle sue fole, anche se attorno a lei non c’era nessuno. “Vostra sorella non è affogata”: era la voce stridula di Paturnia, che se ne stava affacciata a braccia conserte alla sola finestrella della sua abitazione, a declamare queste parole. “Quel rigagnolo che chiamano Limpido, stupido vigliacco sentimentale … capite? non ne ha avuto il coraggio! S’è innamorato di lei e delle sue frottole, così l’ha scaricata da qualche parte ben nascosta nel bosco. E mentre voi vi state ad arrovellare, lei fa vita beata e il fiume si pasce ogni sera dei suoi strambotti. Adesso capisco – ve ne sarete accorte anche voi – perché la sera scorre sempre così pacifico”. Cloredia ed Arnolfa erano ammutolite a tal punto da non riuscire nemmeno a gioire della notizia che Nuina fosse ancora viva. “Ma…”, continuò Paturnia, che si voltò e fissò le sorelle con occhi di ghiaccio e di fuoco ad un tempo, “tutto questo non…va…bene! Io lo so che voi eravate invidiose: vostra sorella potrebbe vendicarsi, tornare e dire che l’avete spinta apposta nel fiume. Dovete liberarvi di lei una volte per tutte. Posso” Paturnia tornò ad affacciarsi alla finestrella “posso pensarci io, se volete”.
Cloredia ed Arnolfa, a queste parole, finalmente tornarono coi piedi per terra. “Brutta vecchia acida scorticata”, sbottò Arnolfa, “Nuina è buona e non farà mai come dici”. E Cloredia subito diede man forte alla sorella: “E noi da domani l’andremo a cercare a la riporteremo a casa”.
Un fumo uguale preciso a quello del catino cominciò ad uscire dalle orecchie di Paturnia. “E voi pensate di scomodarmi per le vostre bagattelle e poi cavarvela così?”, gridò, e stavolta la sua voce sembrava il rutto di un vulcano. “Beh, sappiate che domani, prima ancora che vi si richiuda la porta di casa alle spalle, vostra sorella l’avrò già trovata io: e quando in mezzo al bosco vi cascherà addosso una gragnuola di quelle … allora state sicure che le avrò cavato fuori dallo stomaco tutte le sue stupide storie … ogni storia una nespola di grandine che vi beccherete sulle vostre teste vuote!”.
Il fiato furioso della strega fece spalancare la porta della baracca, e le sorelle ne approfittarono per scappare via. Arrivarono alla solita radura accanto al fiume trafelate, e disperate. “Come faremo a salvare Nuina?”, chiedeva piangendo Cloredia, e pareva che lo chiedesse al bosco intero. “Viveva felice, e forse un giorno il fiume ce l’avrebbe ridata. E adesso, per colpa nostra, la sua vita è tra le grinfie di quella maledetta Paturnia”, si disperava Arnolfa.
Limpido sentì tutto. Era tramonto, e mentre le due sorelle angosciate si avviavano verso casa, lui scivolava lento e pensieroso. Erano secoli che levigava il suo greto, e sapeva molto bene che quando Paturnia si incaponiva niente e nessuno avrebbe potuto salvare la sua vittima. Era una strega potente, e lui, dalla sua sorgente fino al punto in cui regalava le sue acque al grande padre Rampone, davvero non ne conosceva possibile avversario.
“Nuina, raccontami la storia più bella che conosci. E vienimi vicino”, disse Limpido alla sua amica. Nuina, che in cuor suo aspettava ogni giorno con gioia quel momento, non si fece pregare. Si accomodò – non era la prima volta – sul grosso sasso a forma di sedile e cominciò a narrare. Limpido raccolse tutto il suo coraggio – la potenza, in quella stagione, certo non gli mancava – ed allungò verso le gambe della ragazza due tre lame di acqua gelida: poi si aggomitolò in un gorgo rapido e preciso, la portò giù, e l’avvolse nell’abbraccio più vigoroso, e affettuoso, di cui fosse capace.
Cesare