BILANCI DI GIUSTIZIA
LETTERA DI INFORMAZIONE TRA GLI ADERENTI ALLA CAMPAGNA
N° 89 – MAGGIO 2004
SEGRETERIA DEI BILANCI
Nell’ultimo incontro Promotori. si è affrontata la situazione della Segreteria, ecco le indicazioni emerse.
Si è deciso che i Bilanci stanzieranno una somma di 700 euro al mese per il pagamento della persona incaricata. Come scelta etica si era proposto di fare una assunzione a tempo determinato e non a progetto (cococo), questo però probabilmente non sarà possibile, perché lo stipendio netto percepito risulterebbe troppo basso.
La giornata di raccolta contributi, il BILA-PRIDE, resta fissato per la Giornata del Non Acquisto.
Il contributo di 50 euro per famiglia servirà a finanziare le spese dell’anno successivo, cioè con i contributi raccolti a novembre 2004 si pagherà lo stipendio 2005.
Per coprire le spese 2004 si raccoglierà il contributo di 30 euro a famiglia il prossimo 5 giugno.
I Bilanci continuano comunque a rimanere i Bilanci! Quindi il versamento del contributo resta libero e vincolato solo al senso di appartenenza e responsabilità di ogni bilancista, lo strumento della Segreteria è utile al funzionamento della Campagna e tutti dobbiamo farcene carico.
INCONTRO REFERENTI DEL 29 MAGGIO
Sabato 29 maggio 2004 a Bologna dalle ore 10 alle 16.30
presso le Suore Salesiane- via Jacopo della Quercia 5 – tel. 051-356977
Alla mattina metteremo a fuoco come la nostra revisione dello stile di vita trova forza e stimoli dall’essere in rete con altre realtà che lavorano nella nostra stessa direzione.
Centreremo la nostra attenzione sulla Rete di Lilliput. Ci aiuterà ad avere uno sguardo sulla situazione della Rete Enrico Pezza bilancista e lillipuzziano fin dall’inizio, che ha rappresentato i Bilanci già nel Tavolo Intercampagne.
Sappiamo che ogni realtà locale sia della Rete che dei Bilanci vive situazioni diverse, per cui contiamo su un apporto pensato e documentato da parte di tutti i Referenti.
Pranzo condiviso con le leccornie portate da ciascuno.
Nel pomeriggio ci confronteremo sulle modalità di presentazione e promozione dei Bilanci. Insieme troveremo le indicazioni su cosa è più efficace nella comunicazione.
Perché questa discussione sia ricca di spunti per tutti i Gruppi Locali aspettiamo che ogni Referente porti e condivida metodi, materiali, supporti e quanto altro avete usato.
Gerhard Scherhorn ci ha inviato questa sua riflessione complessiva sugli stili di vita.
E’ lusinghiera la visione che lui (un quasi “esterno”) ha della nostra Campagna, un punto di vista che ci aiuta a vedere la ricchezza e l’utilità anche dei nostri strumenti pratici di cui a volte forse non siamo consapevoli.
GLI STILI DI VITA SOSTENIBILI SONO “COMPLESSIVI”
di
GERHARD SCHERHORN
Tradotto dal tedesco da Sara Nofri
Il movente: la giustizia
L’ecologia è uno dei modi di accedere agli stili di vita sostenibili nella loro interezza, poiché si occupa delle relazioni esistenti tra gli esseri viventi e il loro ambiente, delle responsabilità del singolo e dell’interazione tra i singoli e il tutto. L’ambiente, per noi umani, è innanzitutto l’ambiente naturale, ma anche quello sociale. Nel concetto di sostenibilità sono racchiusi entrambi i significati, dato che stili di vita sostenibili possono soltanto esistere laddove si compiono sforzi per vivere in armonia con l’ambiente naturale e con quello sociale.
La mia prima tesi: l’amore per l’ambiente attorno a noi costituisce forse proprio il filo conduttore per uno stile di vita olistico. L’Istituto per la Ricerca sugli Effetti Climatici di Potsdam lo ha confermato in un suo studio empirico: tra le motivazioni per proteggere la natura, la “protezione della capacità funzionale del sistema naturale” e il “dovere etico di proteggere la natura” sono poco diffuse; “la protezione della bellezza e della unicità della natura locale”, invece, convince il 90% degli intervistati (Reusswig 2002, S. 172).
Anche il comportamento attento ad evitare sprechi di risorse non è causato dalla preoccupazione per l’integrità dell’ambiente, quanto piuttosto dall’amore per la vita semplice (Schenk 1997, St. James 1998), oppure dal bisogno di condurre una vita sana (Brooks 1991), oppure dal riconoscere che “meno è meglio” (Aanderud 1998, Schneider 1998). Dietro a queste motivazioni si nasconde sempre l’idea che il senso della vita non consiste soltanto nel benessere materiale; stiamo davvero bene soltanto quando possiamo dedicare tempo e attenzione alla nostra salute, al nostro ambiente e al nostro prossimo. Detto altrimenti: se agiamo con giustizia nei confronti di noi stessi e del mondo attorno a noi.
Il risultato: uno stile di vita complessivo
A mio parere, tale concetto non è mai stato tanto efficacemente formulato – e mai così pragmaticamente tradotto in azioni quotidiane – quanto dal gruppo italiano Bilanci di Giustizia (Valer 1999). I membri del gruppo si lasciano guidare dall’aspirazione di ottenere più giustizia nei confronti dell’ambiente naturale e sociale, e misurano il loro successo nel verificare se è stato fatto abbastanza per la conservazione dell’ambiente, per il commercio equo e solidale, per iniziative sociali e così via. Se sì, ciò si ripercuote nelle loro spese mensili. Se invece non è stato fatto abbastanza, la prossima volta si cerca di fare meglio. E, regolarmente, dei bilanci vengono redatti – bilanci che danno il nome all’iniziativa. Bilanci di Giustizia significa voler spendere il proprio denaro in maniera giusta; tale volontà non rimane soltanto un’intenzione; si vuole anche poterla calcolare e renderne conto. I partecipanti all’iniziativa lo fanno in modo a-dogmatico, all’insegna dell’allegria e della flessibilità, stando insieme solidali gli uni con gli altri. Quando ho fatto la loro conoscenza sono stato immediatamente colpito da questo modo di fare. Una volta all’anno si riuniscono nell’una o nell’altra città dell’Italia settentrionale – ho partecipato personalmente alle riunioni, una volta a Firenze e una volta a Bologna. Sono per lo più dei giovani, molti portano con sé i propri bambini. Pernottano a casa dei membri locali del gruppo e si riuniscono in un qualsiasi locale adibito a riunioni, portano da mangiare e apparecchiano grandi tavolate e ognuno può servirsi da sé, sono lieti di rivedersi, raccontano le proprie esperienze, discutono, ascoltano conferenze, e – chi vuole – celebra la messa con Don Gianni Fazzini.
Naturalmente non possono sempre essere tutti presenti. Ormai le famiglie partecipanti sono circa cinquecento, vivono sparse qua e là in Italia, soprattutto nel Nord ma anche a Roma o a Napoli. In alcune località le famiglie sono dieci o dodici, in altre solo due o tre. Restano in contatto tra loro, e senza mai essere invadenti fanno pubblicità al loro progetto, anche soltanto con l’esempio.
In occasione di queste riunioni si racconta e si discute di come si è sviluppata l’iniziativa nel tempo. Tutti i nuovi arrivati scrivono ogni mese i loro bilanci per capire se gli è riuscito risparmiare nelle cose meno importanti, per spendere invece per cose più utili. Per “utili” si intendono per esempio alimenti e capi di vestiario eco-compatibili, prodotti del commercio equo, ospitalità, donazioni a iniziative culturali, religiose o di solidarietà, investimenti in imprese che rispettano l’ambiente. La lista ce lo mostra: il principio ispiratore è la giustizia. Il risultato, però, riguarda una vita considerata in toto.
Dopo qualche tempo si dedicano a redigere i loro bilanci a cadenza quadrimestrale. I bilanci vengono raccolti, valutati e discussi durante le riunioni. Alla “contabilità” mensile hanno sempre preso parte, dall’inizio (il gruppo si è autofondato nel 1992 e ha cominciato nel 1994 con i bilanci) tra le 150 e le 200 famiglie. Tale cifra permette già dei paragoni con le statistiche ufficiali. Si è infatti potuto osservare che le famiglie del gruppo spendono regolarmente meno della famiglia italiana media, specialmente in alimenti, abbigliamento, spese per l’auto, elettricità e pulizia.
Questo avviene per tre motivi. Per prima cosa le famiglie perseguono con consapevolezza l’obiettivo di diminuire i loro consumi. Riflettono sulle conseguenze che consumi eccessivi possono avere sull’ambiente, e anche alla diversa disponibilità di tempo nella loro vita. Più beni di consumo si possiedono, meno tempo a disposizione si ha. Le famiglie vogliono però avere più tempo a disposizione, per potersi dedicare a sé stesse, parenti e amici, al loro gruppo o ad altri compiti politici o sociali. Spesso riescono a farlo, e i bilanci lo dimostrano.
Secondo, le famiglie sono decise ad acquistare i beni – gli alimenti soprattutto – insieme e direttamente dai produttori locali, se possibile. In tal modo è possibile esercitare migliore controllo sulla qualità, fare qualcosa per rinvigorire l’economia regionale, e spendere meno.
Terzo, dove ha senso si cerca non di acquistare prodotti e servizi, bensì di auto-produrli. Questo serve anche a risparmiare, a migliorare la qualità della vita e a decidere autonomamente come trascorrere il proprio tempo. L’autoproduzione di generi alimentari figura nel 41% dei bilanci (mentre regali e capi di vestiario vengono autoprodotti rispettivamente nel 35% e nel 21% dei casi).
Se si considera tutto nel suo complesso, non ci si può meravigliare quando i membri del gruppo, con i loro bilanci quadrimestrali dal 1999 in poi, raccontano tutti di avere arricchito la propria vita, grazie a più tempo a disposizione per cose che ritengono importanti.
Gli stili di vita complessivi sono fondati sull’empatia
Possiamo considerare l’iniziativa un esempio di come gli uomini si sentano responsabili nei confronti dell’ambiente sociale, di quello naturale e addirittura di quello ancora a venire. Sicuramente, la prontezza ad assumere una tale responsabilità è già insita nell’uomo. Psicologi umanisti come Maslow (1954), Alderfer (1972) e Deci (1995) parlano del bisogno primario di relatedness, il bisogno di essere legati agli altri; in numerose indagini antropologiche è stato dimostrato che il vantaggio dell’evoluzione dell’umanità sta nella cooperazione, nel gruppo che collabora per raggiungere un obiettivo comune (Herbig 1986).
Nell’infanzia e nell’adolescenza i legami hanno un significato particolare. Gli uomini non vengono al mondo già capaci di sopravvivere, come animali che per un po’ devono venir nutriti ancora dai genitori prima di poter camminare con le proprie gambe. I bambini hanno bisogno della famiglia o del gruppo per anni anche dopo la nascita, come una specie di “grembo materno extrauterino” (Portmann 1956) che garantisce la sopravvivenza e la formazione della personalità. Per lo sviluppo della personalità è decisivo il modo in cui si interiorizzano le regole di comportamento, i valori e le norme del mondo adulto – con l’introiezione o con l’integrazione. Secondo Fritz Perls introiezione significa dover “ingoiare” una regola, mentre integrazione significa “digerirla” (Perls 1994). Per esempio: se l’adolescente continua ad identificarsi con un modello della propria infanzia senza essere riuscito a superarlo, questo modello avrà su di lui un influsso simile a “ordini introietti”, che provengono dall’esterno e vengono seguiti; se invece l’adolescente si “ispira” al modello facendo proprio solo quello che più gli piace e che si accorda al meglio con la sua personalità, allora integra il modello, che si fonde con il suo io fino a formare un tutto.
Utile alla comprensione degli stili di vita complessivi è il riconoscere che le forme di interiorizzazione possibili vengono soprattutto stabilite dall’ambiente sociale che ci circonda. L’integrazione può esistere se i genitori, i coetanei e gli insegnanti si comportano promuovendo l’autonomia (Deci) – in modo che io chiamo empatico: ci si comporta in modo empatico, per esempio, se si capisce perché un bambino non si interessa a quello che deve studiare; se tuttavia si trova una buona ragione per convincerlo a farlo; se non lo si fa facendo pressione sul bambino, bensì con calore emozionale, e anche con la fermezza delle nostre convinzioni nel mostrare le strade possibili e invitare il bambino a percorrerle; e se lo si fa anche in modo pratico e non egoistico, per esempio prendendo parte alla vita scolastica (Deci 1995, p. 100).
Questa la mia seconda tesi: gli stili di vita olistici e complessivi sono fondati sull’empatia.
“L’empatia è la nostra prima e originaria possibilità di comunicazione”, ha detto Arno Gruen. Se il bambino – non solo grazie alla vista o al linguaggio, bensì anche grazie al “venire preso in grembo, toccato e cullato” (quindi grazie agli stimoli nervosi cinestetici) – può riconoscere in modo empatico l’affetto della propria madre, gli sarà possibile rispecchiare i propri sentimenti in quelli della madre e dar loro forma (Gruen 1987, p. 63).
Nello sviluppo della personalità del bambino l’empatia, il “diretto percepire lo stato emotivo dell’altra persona”, è la condizione necessaria alla creazione di integrazione e autonomia (Gruen 1987, pp. 21-23). Se nessuno trasmette empatia a un bambino, questi diverrà una persona insicura, e non potrà mai sviluppare doti come l’autenticità, la competenza, la responsabilità. Gli uomini che vivono in un ambiente permissivo oppure in un ambiente che li controlla (oppure entrambe le situazioni, a fasi alterne) sviluppano l’incapacità di – o un’insufficiente prontezza a – trovare la propria forza interiore e le proprie motivazioni intrinseche. Hanno paura che potrebbe succedere qualcosa di terribile, se provassero a cercare il contatto con il loro vero io.
Tendono perciò a sopravvalutare valori-guida eteronomi: l’essere ricchi, famosi o attraenti. Il fascino di tali valori è strumentale per il superamento immaginario di un io insicuro. “Il denaro crea potere e beni materiali. La fama apre tante porte e procura favori in gran quantità. Un aspetto fisico attraente attira le compagnie più glamour, facilita il marketing di sé stessi e procura attenzione illimitata” (Deci 1995, p. 127).
Valori-guida dell’avere |
Valori-guida dell’essere |
Essere ricchi Essere famosi Essere attraenti
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Legami personali Impegno per la comunità Crescita interiore
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Kesser e Ryan hanno riscontrato questi tre valori guida in un’indagine condotta su giovani americani. Si può facilmente riconoscere che rispecchiano quelli descritti da Erich Fromm (1980) nel suo “Avere o essere?”. Il primo di questi tre valori guida, il successo finanziario, nello studio veniva paragonato al “modo di essere dell’essere”. Secondo Fromm si tratta di: legami personali (vita familiare e buoni amici), impegno per la comunità (rendere il mondo migliore grazie alle nostre azioni) e crescita interiore (crescita psicologica, autostima, autonomia). Il tentativo di ottenere successo finanziario dipenderebbe da una socializzazione “che controlla”. Gli altri tre valori-guida, quelli dell’essere, dipenderebbero invece da una socializzazione empatica, che promuove l’autonomia. Si è dimostrato che i tre valori-guida dell’essere e dell’autonomia interiore sono correlati in modo positivo all’autorealizzazione e alla vitalità, mentre il tentativo di ottenere successo finanziario è spesso legato a umore depressivo e a paure (Kasser e Ryan 1993). Secondo Deci, la parte “malata” di questo orientamento della frustrazione scaturisce dal bisogno di autorealizzarsi e di stabilire legami.
La società industriale
Il gruppo Bilanci di Giustizia offre un ottimo esempio di quello che i consumatori possono fare autonomamente – decidendo da soli – per vivere secondo i valori guida dell’essere. Purtroppo tale esempio non può essere generalizzato, solo una minoranza trova la forza di provarci. Lo si vede anche guardando ai risultati della ricerca sugli stili di vita: le indagini del SINUS Insitut (Reusswig 1998, p. 96) mostrano che al limite un quarto della popolazione è disposta a scegliere i valori guida post-materialisti dell’essere. Gli altri tre quarti sono ancora sotto l’influsso della cultura industriale e dei consumi, che promuove i valori dell’”avere” e l’appartenenza ai beni di consumo.
Tali valori vengono raggiunti grazie a ricompense in denaro, lodi, prestigio oppure con punizioni lavorative, sanzioni o cessazione di affetto. Con le ricompense o con le lodi il sentimento naturale dell’autonomia viene represso – quel sentimento che anche i bambini piccoli già possono esprimere, con frasi come “faccio da solo”. Attraverso tale sentimento viene espresso il bisogno di affermare noi stessi come la motivazione principale del nostro agire, vedere in noi stessi il “luogo di ciò che causa le nostre azioni” (De Charms 1968). Questo bisogno è frustrato se una persona capisce che ogni sua azione viene controllata dall’esterno. Il controllo viene allora avvertito con forza maggiore rispetto a quella della motivazione interiore, e si impara un nuovo modo di comportarsi per avere una ricompensa o per evitare una sanzione. Se qualcuno fa qualcosa soltanto perché è interessato a una ricompensa esterna non sente alcuna responsabilità nei confronti del prodotto del suo agire, tantomeno nei confronti degli ambienti sociali e naturali interessati.
Negli studi che ho condotto personalmente (Scherhorn 1994) si dimostra come l’ottica dell’avere e la dipendenza da beni materiali e posizioni vengono influenzate da una socializzazione che “controlla”, e che poggia su persone e beni e promuove i propri interessi a scapito di quelli dell’ambiente sociale e naturale. Più rigidamente si controlla una persona durante la crescita, più saldo sarà il legame di tale persona a beni materiali e a posizioni – e la tendenza a comportarsi in modo non sostenibile nei confronti di società e natura.
La società industriale non è fondata sull’empatia e sull’autonomia, ma sul controllo.
Ecco quindi la mia terza tesi: gli stili di vita sostenibili possono essere scelti dalla maggioranza dei consumatori soltanto se anche la produzione li aiuta a farlo. La maggioranza della gente, senza dubbio, è ben disposta a proteggere l’ambiente, ma per farlo deve al tempo stesso fare i conti con la produzione dei beni di consumo, la sola a poter offrire possibilità e mezzi adeguati. Se la tecnica permette l’esistenza di sempre più attività in stand-by, sempre più elettrosmog e materiali compositi, i consumatori non cercheranno di comportarsi in maniera eco-compatibile. Tutti i prodotti annunciano, all’unisono, lo stesso messaggio: “Questi sono i progressi della tecnologia; c’è anche l’altra faccia della medaglia, va bene, ma non è poi così grave”. Tale messaggio trova posto nella nostra consapevolezza e diventa norma prescrittiva. Invece, la norma prescrittiva “dovresti spegnere l’elettrodomestico in stand-by” non arriva; quello che prevale è invece la giustificazione-alzata di spalle “beh, così vuole la tecnica” (cfr. Cialdini 2003).
Soltanto per questo è illusorio credere che la massa dei consumatori potrebbe decidersi autonomamente per stili di vita sostenibili. Per farlo avrebbe bisogno di una socializzazione apatica e che promuova l’autonomia, che però solo una minoranza ha sperimentato. I gruppi che costituiscono questa minoranza sono dei precursori dell’affermazione del principio della sostenibilità e sono indispensabili. Senza di loro non si va avanti. Però i precursori non possono trascinare la massa, possono soltanto influenzarla dall’interno, per fare in modo che vengano create le giuste condizioni per un agire sostenibile.
Il principio dell’upcycling
I consumatori sono così abituati a continue novità e miglioramenti che il tornare indietro a vecchi tipi di legami o stili di vita, per loro, sarebbe come regredire e rinunciare alle conquiste moderne; perciò non sono motivati a farlo. Si decideranno per stili di vita sostenibili solo se tali stili “guarderanno avanti” e saranno legati ad un’immagine di modernità e progresso. Quest’immagine deve venir sviluppata insieme alla produzione, non contro di essa.
Un’azienda di solito comincia a produrre beni eco-compatibili solo quando non deve temere che i concorrenti (che producono beni inquinanti e meno costosi, perché una parte dei costi viene esternalizzata) possano portarle via i clienti. Spesso il timore di tale concorrenza avversa impedisce a tante aziende di realizzare progetti nel cassetto che significherebbero progressi a livello di sostenibilità.
Ciò cambierà presto. L’apice dell’estrazione petrolifera sarà raggiunto – secondo le indagini di geologi indipendenti (il gruppo ASPO e Colin Campbell) – già nel 2010 (Campbell 2003). Nei prossimi anni si dovrà quindi decidere sugli investimenti da fare dopo il 2010 e calcolare un rischio maggiore di aumento dei prezzi di petrolio e gas. Questo causerà un maggiore utilizzo delle energie rinnovabili, grazie alle quali la produzione e il consumo dei beni subiranno cambiamenti radicali.
E non si tratta soltanto di passare dal petrolio e dal gas all’energia solare. Il principio del rinnovamento dell’energia impiegata sarà calcolabile solo quando non si guarderà solo al consumo di elettricità, ma anche a quello di materie prime. L’elevato costo dell’energia solare potrà essere ridotto se le materie prime, dopo l’utilizzo dei prodotti, verranno riottenute e saranno riutilizzabili per nuovi scopi. Il costo dei materiali, quindi, diminuirà.
A differenza del riciclaggio di oggi, che degrada i materiali, avremo un upcycling (Pauli 1999), che li mantiene.
Con l’upcycling il mondo entrerà nell’epoca dell’economia sostenibile, che da una parte promuove la sostenibilità – nel conservare le materie prime dateci dalla natura – anche se alcune possono venir sostituite da materiali artificiali, le sostanze di cui tali materiali sono composti devono poter essere mantenute. Dall’altra parte, la sostenibilità implica garantire che l’eco-sistema funzioni (Dyllick 2002), e che quindi stabilità del clima, rigenerazione dei terreni e delle acque e riproduzione di piante e animali siano garantite.
Il principio dell’upcycling è quindi ancora più importante del mantenimento delle materie prime e anche più istruttivo, perché per garantire il funzionamento dell’eco-sistema gli uomini devono sviluppare una consapevolezza importante non soltanto per la loro sopravvivenza, ma anche per la sopravvivenza della natura “di cui siamo parte” (Meyer-Abich 1997).
Altri beni, altro consumo
Con ciò giungo alla mia quarta tesi. Economia sostenibile significa preservare e coltivare quel potenziale sociale e datoci dalla natura di cui noi profittiamo. Naturalmente ciò include anche l’uso efficiente delle risorse naturali; tuttavia il risparmio di energia e materie prime non è una sfida promettente, ne’ entusiasmante. Soltanto quando si guarda ai lati positivi di tale compito – cioè al riconquistare, no al risparmiare – soltanto allora si può intuire la sua grandezza. Come si legge più precisamente nel nuovo libro di Braungart e mcDonough (2003, P.119 e passim), si tratta per esempio di:
- Costruire solo degli edifici che, come gli alberi, producano più energia di quanta ne consumino, con scarichi autopurificanti, che offrano sempre la possibilità di un nuovo utilizzo, e che – se proprio devono essere distrutti – possano essere smembrati in parti riutilizzabili;
- Fare in modo che le fabbriche abbiano scarichi dalla qualità pari a quella dell’acqua potabile e sfruttino mezzi di trasporto che migliorino la qualità della vita nel consegnare beni e fornire servizi;
- Produrre e richiedere solo quei beni di consumo che al termine del loro utilizzo “utile” non diventino rifiuti inutili nelle discariche o negli inceneritori, ma che servano invece a produrre nutrimento per animali e piante o concime, e di
- Far sì che i beni di consumo – a differenza di quello che succede fino ad oggi negli attuali processi di riciclaggio – vengano reimmessi nel ciclo industriale senza perdere la loro qualità e vengano lavorati per ricavarne materie prime di valore per nuovi prodotti.
Se ci si immagina tutto ciò, si capirà che gli stili di vita ecologici, uniti a un coerente sviluppo sostenibile, nascono dalla produzione di altri beni diversi da quelli che abbiamo oggi a nostra disposizione e che saranno accompagnati da un altro consumo. Solo agendo in armonia con la natura, e seguendo il suo esempio di produrre e di consumare, ci potremo concentrare su processi produttivi che rispettino i criteri della sostenibilità. È perciò assurdo temere il consumo sostenibile soltanto perché si tradurrebbe in una deviazione dai beni di consumo di oggi e dal modo in cui sono stati prodotti fino ad ora.
Chi pensava a una diminuzione della domanda o dell’occupazione, evidentemente non riesce a immaginarsi che saranno altri i beni che verranno prodotti e consumati.
Anche a tali beni daremo senza dubbio dei significati simbolici; si tratterà però di altri simboli. Oggi i beni di consumo simboleggiano le promesse superate dell’era industriale: il potere dell’uomo sulla natura.
Nell’era della sostenibilità, invece, simboleggeranno la nostra scelta: ci siamo atteggiati per secoli a conquistatori interplanetari; adesso, finalmente, abbiamo deciso stabilirci sul pianeta Terra.
BibliografiaAanderud, Catharina (1998). Weniger ist mehr. Zurück zum einfachen Leben. Hamburg: Kabel Verlag.
Braungart, Michael & McDonough, William (2003). Einfach intelligent produzieren. Cradle to cradle: Die Natur zeigt, wie wir die Dinge besser machen können. Berlin: Berliner Taschenbuch Verlag.
Brooks, Svevo (1986, Neubearb. 1990). The art of good living. Boston: Houghton Mifflin Comp. Deutsch (1991): Von der Kunst, gut zu leben. München: Droemer-Knaur.
Campbell, Colin (Ed., 2003). The essence of oil and gas depletion. Brentwood: Multi-Science Publishing Group. Vgl. auch: www.peakoil.net.
Cialdini, Robert (2003).. Crafting Normative Messages to Protect the Environment. Current Directions in Psychological Science, 12, No.4, 105-109.
Cross, Gary (1993). Time and money. The making of consumer culture. London/New York.
Meyer-Abich, Klaus Michael (1997). Praktische Naturphilosophie. München: Beck.
Meyer-Abich, Klaus Michael (1994). Seßhaft geworden sind wir noch lange nicht. In: M. Henze & G. Kaiser (Hrsg.) Ökologie-Dialog. Umweltmanager und Umweltschützer im Gespräch, S. 58-73. Düsseldorf: Econ.
Pauli, Gunter (1999). Upcycling. Wirtschaften nach dem Vorbild der Natur für mehr Arbeitsplätze und eine saubere Umwelt. Gütersloh: Riemann.
Reusswig, Fritz (1998). Die ökologische Bedeutung der Lebensstilforschung. In: G. de Haar & U. Kuckartz (Hg.), Umweltbildung und Umweltbewusstsein, S. 91-101.
Reusswig, Fritz (2002). Lebensstile und Naturorientierungen. In: D. Rink (Hg.), Lebensstile und Nachhaltigkeit, S. 156-180. Opladen: Leske & Budrich.
Schenk, Herrad (Hrsg., 1997). Vom einfachen Leben. Glücksuche zwischen Überfluß und Askese. München: C. H. Beck.
Scherhorn, Gerhard (1994). Konsumentenverhalten und Wertewandel. In: M. Henze und G. Kaiser (Hrsg.). Ökologie-Dialog. Umweltmanager und Umweltschützer im Gespräch, S. 196-221. Düsseldorf: Econ.
Schneider, Regine (1998). Entdecken, was wirklich zählt. Das Konzept der Neuen Bescheidenheit. Frankfurt/M.: Wolfgang Krüger Verlag.
St. James, Elaine (1998). In Einfachheit leben. München: Goldmann Verlag.
Valer, Antonella (1999). Bilanci di giustizia. Bologna: Editrice
Carissimi Bilancisti e simpatizzanti, come forse saprete, l’incontro nazionale 2004 della Campagna Bilanci di Giustizia si terrà in Trentino, e precisamente in località Mendola, in Alta Val di Non, al condine con l’Alto Adige, a 1300 metri di altezza, in una incantevole cornice di boschi e montagne.
Il GOING (Gruppo Organizzativo Incontro Nazionale bilanci di Giustizia) coglie l’occasione per inviare un po’ di indicazioni sull’incontro e i suoi annessi e connessi.
Foglio informativo sull’incontro annuale 2004 dei Bilanci di Giustizia
Carissimi Bilancisti e simpatizzanti, come forse saprete, l’incontro nazionale 2004 della Campagna Bilanci di Giustizia si terrà in Trentino, e precisamente in località Mendola, in Alta Val di Non, al confine con l’Alto Adige, a 1300 metri di altezza, in una incantevole cornice di boschi e montagne.
Il GOING (Gruppo Organizzativo Incontro Nazionale bilanci di Giustizia) coglie l’occasione per inviare un po’ di indicazioni sull’incontro e i suoi annessi e connessi.
Tema
Il tema dell’incontro sarà “La politica e la passata di pomodoro”, ovvero come fanno politica i bilancisti, attraverso le azioni della campagna e altri strumenti che hanno a disposizione nella vita di tutti i giorni.
Programma
L’incontro nazionale si svolgerà da venerdì 3 settembre dopo pranzo, a domenica 5 settembre dopo pranzo. Il programma di massima è sul retro, quello dettagliato sarà al più presto disponibile sul sito dei Bilanci (www.bilancidigiustizia.it) e sarà allegato alla lettera mensile di giugno. Sono comunque previste l’animazione per i bimbi e proposte specifiche per gli adolescenti.
Bilacanza a Mendolizia
In considerazione della distanza della sede dell’incontro rispetto alla residenza della maggior parte dei bilancisti, abbiamo pensato di fare cosa gradita organizzando una vacanza bilancista, la “Bilacanza a Mendolizia”, che precederà l’incontro vero e proprio. Chi lo vorrà potrà dunque arrivare alla Mendola già il giorno domenica 29 agosto, potendo contare sulla struttura che ospita l’incontro nazionale e su alcune attività ricreative per bilancisti in cerca di relax.
La sistemazione
Saremo ospiti di una struttura di proprietà dell’università cattolica di Milano, con un bellissimo teatro interno e spazi per tutti i bilancisti e i laboratori. Il campeggio più vicino è a 12 Km di strada tortuosa, quindi si sconsiglia l’uso della tenda, anche in considerazione della stagione e dell’altitudine. Inoltre il costo della pensione completa è inferiore alla somma del costo dei 3 pasti per chi non alloggia nella struttura, senza contare il costo del campeggio). Per lo stesso motivo è sconsigliato l’uso del camper. Nelle vicinanze della struttura c’è spazio per 4-5 camper che vorremmo riservare ai bilancisti che sono già in ferie con il camper e devono arrivare con quello.
Costi
Il costo giornaliero per la pensione completa è di 30 € per gli adulti e di 15 euro per i bambini dai 2 agli 11 anni compiuti. I bambini fino ai due anni compiuti non pagano. La quota comprende la sistemazione in camere da 2 a 5 letti, le lenzuola, colazione pranzo e cena vino incluso.
Per la Bilacanza completa (dal 29 pomeriggio al 3 dopo pranzo) il costo complessivo per adulto è quindi di 150 €, mentre per l’incontro nazionale è di 60 €. È prevista una quota di iscrizione (solo per gli adulti) di 15 € per chi si iscrive entro il 15 giugno, di 20 € per chi si iscrive dopo. La quota d’iscrizione comprende un contributo per i costi organizzativi, il materiale, gli intrattenimenti e il servizio di animazione dei bimbi. I minorenni non pagano. Le iscrizioni sono aperte fino al 30 luglio 2004. Prima vi iscrivere, più ci fate felici.
Pagamento
Per facilitare le operazioni di iscrizione, chiediamo di versare interamente all’atto dell’iscrizione la quota di iscrizione e il corrispettivo per la permanenza, sul c/c bancario di Banca Etica n°110461 ABI 05018 CAB 12100 intestato a Dario Pedrotti, oppure sul c/c postale n°14643308 intestato a Gianni Fazzini. Indicare nella causale il nome della famiglia, la città, e IN (per l’incontro) BM (per la Bilacanza) IN + BM (se partecipate ad entrambe). Nel caso di mancata partecipazione, la quota per la permanenza sarà restituita, verrà invece trattenuta la quota di iscrizione.
Come iscriversi
Compilare il tagliando sul retro e inviarlo via mail all’indirizzo mendolizia@lillinet.org, via fax al numero 0461.222951, o via posta a “GOING c/o Anna Zanghellini – via Bresadola 10 – 38015 LAVIS (TN)”.
In caso di pagamento tramite cc postale, inviare anche copia del cedolino di pagamento.
Cosa portare
Marmellata (magari fatta in casa…) per la colazione e per la merenda dei bambini, e magari qualche dolce. Gli asciugamani, perché non sono forniti dalla struttura, e abiti pesanti, perché può fare freddo. Consigliamo di portare anche una torcia elettrica per il gioco notturno, e poi chitarre ed affini.
Come arrivare
In Treno:
Dalla stazione ferroviaria di Trento si prende il trenino per la Val di Non delle 11.18 e si scende a Der-mulo, dove alle 12.35 si prende la corriera che arriva alla Mendola alle 13.29. Per la Bilacanza si può prendere lo stesso treno e fare a piedi il tratto da Ruffrè alla Mendola (meno di mezzora) oppure partire da Trento alle 17.23, prendere la corriera a Dermulo alle 18.25 e arrivare alla Mendola alle 19.18.
In bicicletta
Stiamo studiando dei percorsi da circa 60 e circa 25 km, in piano. Se qualcuno è interessato ci contatti!
In auto:
Salendo da Trento lungo la A22, uscire al casello di S.Michele-Mezzocorona, e proseguire lungo la SS43 verso Mezzolombardo. Continuare in direzione Cles fino al paese di Dermulo (20 km circa). Qui svoltare a destra verso Fondo – Romeno imboccando la SS43 D “Via per la Mendola”. Proseguire per 13 km circa fino a Cavareno. All’uscita del paese svoltare a destra imboccando la SS42 in direzione Ronzone e proseguire per altri 8 km fino alla Mendola. Da Trento alla Mendola sono circa 60 km.
Programma di massima
venerdì pomeriggio scambio di esperienze fra i gruppi locali
venerdì sera introduzione del tema e a seguire presentazione giocosa dei gruppi locali
sabato mattina gruppi di discussione sulle varie modalità di fare politica dei bilancisti
sabato pomeriggio laboratori pratici (non ancora disponibile l’elenco)
sabato tardo pomeriggio dibattito con politici bilancisti e non, sul tema della sostenibilità in politica
sabato sera il Grande Gioco Notturno + falò, canti, balli, ecc.
domenica mattina assemblea plenaria
Per altre informazioni
Potete mandare una mail a mendolizia@lillinet.org o telefonare a Dario o Antonella tel. 0461.232714
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Scheda di iscrizione all’incontro annuale 2004 BdG e alla Bilacanza a Mendolizia
loc. Mendola – Val di Non – Trentino
LA POLITICA E LA PASSATA DI POMODORO .
Nome famiglia _______________________________________________ codice_____________
Indirizzo __________________________________________ città _________________________
Recapito telefonico ________________________ Gruppo BdG di riferimento ________________
E-mail / fax____________________________________________________
n° adulti ______ n° minori (specificare l’età) ____________________________________
□ partecipiamo alla “Bilacanza a Mendolizia”
□ partecipiamo all’Incontro nazionale dal 3/9 dopo pranzo al 5/9 dopo pranzo
In nome della sostenibilità, tutti i pasti dell’incontro nazionale saranno vegetariani.