Gennaio 2010

Gennaio 2010

BILANCI DI GIUSTIZIA
LETTERA DI INFORMAZIONE TRA GLI ADERENTI ALLA CAMPAGNA
N° 146 GENNAIO 2010

 

in questo numero:

  • _Dopo Copenhagen _conversazione con il climatologo Antonio Navarra
  • _Incontro Referenti _resoconto del 9 gennaio a Bologna
  • _Si riesce a far quadrare il bilancio?_discussioni dalla mailing-list BdG
  • _Giro d’Italia dei gruppi locali_la tappa di Firenze
  • _Autofi nanziamento_tutti gli aggiornamenti
  • _Stiamo lavorando per voi!!! _
  • _Rubriche >BilanGiovani è su Facebook
  • _ >|attenzione| segnalate in segreteria eventuali variazioni di e-mail<

_Dopo Copenhagen_
conversazione con il climatologo Antonio Navarra – Bologna 9 gennaio ’10

Una grande energia!
Questo si respira all’Incontro Referenti.
Anche questa volta abbiamo lavorato insieme per la Campagna, e abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con il prof. Antonio Navarra, direttore del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici.
Il prof. Navarra ci ha portato la sua visione su come è andata la Conferenza di Copenhagen:
una conversazione ricca di spunti da ripensare e approfondire.
Riportiamo l’intervento del climatologo >il testo non è stato rivisto dall’autore

>> _l’interessante dibattitto con i bilancisti,
che ha seguito l’intevento, lo trovate nella lettera sul sito

Prof. Antonio Navarra
Sono un fisico, un climatologo. Faccio parte di quella particolare congrega di gente che è responsabile di aver iniziato tutta questa baraonda. Eravamo un piccolo gruppo di persone dedite ad una scienza oscura in qualche piccolo laboratorio, e fortunatamente tutti ci ignoravano. Fino a che qualcuno di noi ha avuto l’idea di andare a vedere che succedeva se uno cambiava la concentrazione della anidride carbonica (CO2 ) in atmosfera nei nostri modelli. Aumentando la concentrazione di CO2 in atmosfera il potere dell’atmosfera di assorbire la radiazione termica emessa dalla superficie della terra aumenta.
E questo fa si che per conservare tutto il bilancio energetico globale del pianeta la temperatura alla superficie sale. È una cosa molto semplice. Quello che abbiamo aggiunto noi è una descrizione dettagliata di quello che può succedere nelle varie regioni della terra, nello spessore dell’atmosfera, nell’oceano e poi da li è partita tutta una fiera. Fino a che qualcuno si è accorto che effettivamente la CO2 in atmosfera stava aumentando. Quando la gente si è accorta di questo, queste cosettine fatte in laboratorio hanno assunto una valenza diversa. E noi, così come gli scienziati atomici molti anni prima di noi, abbiamo conosciuto il peccato. Nel senso che abbiamo conosciuto il fatto di avere una relazione con il potere molto più stretta di quella che c’era prima. Quello che veniva prodotto in laboratorio aveva una rilevanza su una scala che nessuno si immaginava. E da lì è partita tutta la storia.
I primi risultati sono stati degli anni ’70, già abbastanza completi. L’altro passo fondamentale è stato l’istituzione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo Intergovernativo sul Mutamento Climatico, IPCC) il gruppo intergovernativo sui mutamenti climatici delle Nazioni Unite.
Che sostanzialmente è un’organizzazione che in qualche modo formalizza la comunità scientifica internazionale e a cui viene chiesto di produrre dei rapporti scientifici. L’IPCC viene attaccato da tutti, a seconda del momento, non fa scienza, ma legge i risultati già pubblicati e da lì emerge una sintesi. Complessivamente l’organizzazione è tale che, in genere, non ci sono manipolazioni violente, sostanzialmente funziona. Le sintesi riflettono il sostanziale accordo che c’è nella comunità scientifica: che i cambiamenti climatici ci sono e sono, quasi sicuramente, dovuti all’aumento dei gas serra. È un sostanziale accordo che è fonte di innumerevoli dibattiti, per un motivo molto semplice: le questioni climatiche fanno parte di quella che io chiamo scienza debole, non è matematica, è tutto descritto da relazioni statistiche, noi facciamo delle valutazioni di probabilità. Anche quando uno dice “è sicuramente così-”, in realtà dice c’è una probabilità inferiore all’1% che non si verifichi.
Se io descrivo tutto con una distribuzione di probabilità vuol dire che esiste la probabilità che quello che sto dicendo non è vero, sempre. Uno lo deve accettare, la scienza avanza con una specie di scetticismo organizzato. Tutti accettano una spiegazione temporanea fino a quando non emerge qualcosa contro. Io trovo bizzarro che spesso tutta la faccenda venga organizzata come un talk show, cioè uno a favore e uno contro. Non è che possiamo fare un dibattito sull’orbita di Marte. In Italia si sta diffondendo una cultura, o un’anti cultura, non mi sento di fare valutazione a casaccio, però ormai i risultati scientifici vengono presentati in modo magico. Non si capiscono i limiti, non si capisce quello che uno veramente fa e su che risultati può veramente contare, tutto diventa opinabile. L’immagine che emerge sui media è disastrosa. Devo dire, praticamente solo i media italiani. Fortunatamente c’è internet, provate a leggere i giornali stranieri, voi vedete la stessa notizia è completamente diversa, dà un’idea che noi siamo in un posto veramente peculiare del globo terraqueo.
In Italia il dibattito ha assunto degli elementi di incertezza che non esistono da nessuna parte, in Italia è diffusa la convinzione che non c’è ancora accordo. Non è vero niente, è il contrario, ormai sono quasi tutti d’accordo. Nei limiti che dicevo prima, noi sappiamo che dobbiamo fare delle affermazioni probabilistiche e quindi hanno dei limiti di validità, esiste una possibilità che tutto quello che stiamo dicendo non si verifichi: la temperatura non aumenti, nonostante la CO2 aumenti. Questa probabilità diventa sempre più piccola con il passare del tempo, perché l’effetto diventa sempre più grande.
La seconda cosa che dicono, “ah ma questo aumento è naturale”. Che so, io vivo a Napoli, ci sono 2000 vulcani che sparano fuori CO2 ogni 5 minuti. Non è vero, perché la CO2, che viene fuori dalla terra, è marcata in un certo modo, e quindi si può facilmente individuare che l’aumento di CO2 è dovuto al consumo di combustibili fossili. Si può anche fare il conto, noi sappiamo quanti combustibili si usano, e si vede che quello che aumenta in atmosfera è dovuto al nostro consumo.
Mettiamola così, ci sono due cose certe, la prima è che la CO2 sta aumentando a causa delle nostre attività, che sostanzialmente vuol dire consumo di combustibili fossili, e la seconda che la temperatura sta aumentando.
Lo scenario che noi conoscevamo sta cambiando in modo significativo.
Se mi chiedo questo livello di temperatura quanto è inusuale? È una domanda alla quale non posso rispondere. Ma se io invece mi pongo un’altra domanda: quanto è inusuale la velocità con cui sta cambiando la temperatura? Facilmente si dimostra che è totalmente eccezionale, negli ultimi 1000 anni non c’è un solo esempio di un cambio di temperatura così veloce come quello che abbiamo avuto negli ultimi 30 anni.
E che quindi può essere spiegato solo con la CO2 Dopo di che il clima può fare tante di quelle cose pazze. La temperatura può scendere nei prossimi dieci anni invece che aumentare, ma è totalmente irrilevante.
Non c’è una prova definitiva, tutte le considerazioni che noi facciamo si basano su moltissime prove indiziarie, nessuna di queste è determinante, ma sia in un senso che in un altro.
La situazione è questa, è chiaro che questo problema ha un’altissima sensibilità sociale, la gente lo percepisce. In primis perché tutti pensano di sapere cosa è il clima. Se uno gli dice sta cambiando il clima tutti lo capiscono.
Questa cosa ha un effetto enorme, da qui la faccenda di tutti i protocolli.
Cosa è successo a Copenhagen? È successa una cosa abbastanza prevedibile. Il protocollo di Kyoto, anche nella piena applicazione, non serve a niente, avrebbe ridotto le emissioni del 5%, senza gli USA del 3%. Noi sappiamo che dobbiamo ridurre le emissioni almeno del 50%. Il protocollo di Kyoto è una cosa carina ma non serve. Questa affermazione è esagerata, ha avuto un ruolo politico fondamentale, ha fatto partire il processo negoziale.
La speranza era che, finito il protocollo nel 2012 si potesse arrivare a negoziare un nuovo accordo che avesse delle caratteristiche diverse.
Il nuovo protocollo dovrebbe essere:
_efficace: doveva realizzare dei tagli ben superiori al 3%
_giusto: cioè riconoscere il diritto allo sviluppo dei paesi in via di sviluppo
_abilitante: riconoscere anche la maggiore responsabilità che le economie più mature hanno avuto nel creare questo problema.
Il “giocattolo” lo abbiamo rotto noi, è vero che non lo sapevamo, ma essendo quelli che hanno più tecnologie, più risorse, più know how, più tutto, abbiamo anche più responsabilità.
Questo dovrebbe essere il nodo e su questo si dovrebbe incominciare a discutere.
Gli USA non hanno firmato il protocollo di Kyoto. È cambiato oggi il “clima”, c’è un atteggiamento diverso che però lascia dei problemi forti.
Dal 1992 in avanti il mondo è cambiato moltissimo, cosa che i mediatori internazionali e i dirigenti dell’Unione Europea hanno mancato di capire. Fondamentalmente il modello di negoziazione del protocollo conteneva dei problemi, piuttosto sostanziali.
Innanzitutto il protocollo era disegnato in maniera che la cosa più razionale da fare era non firmare. Se firmo, mi impegno a fare tutta una serie di cose e a spendere dei soldi, se non firmo gli altri abbattono la CO2 anche per me e non ci metto una lira. Ci pensano gli altri.
La seconda cosa è che il protocollo assume una struttura di comando e controllo, fortemente prescrittiva, centralizzata e che interagisce con le leggi dei paesi.
Le quote vengono assegnate a ogni paese, che deve stare dentro quelle quote. Ovviamente devo avere una struttura che controlla che tutti stiano dentro a quelle quote, perché non mi fido.
USA, Cina e Brasile sono contrari a leggi che interagiscono con le loro. Il modello non è condiviso, ed è di difficile implementazione.
Tanto è vero che anche nella Comunità Europea, che ha messo su un sistema di questo tipo, che tecnicamente si chiama “cap and trade”, un sistema di limitazione delle emissioni e la possibilità a comprare i diritti a emettere o a vendere se uno va sopra o sotto a questo limite, è stato organizzato ma è limitato alla grande industria, perché è l’unica che può essere controllata.
Questo sistema è partito in Europa, ma all’estero fa fatica.
Ci vuole una idea nuova. Sapete che ci sono due strutture, una è il protocollo di Kyoto, ma il vero trattato che è stato ratificato da tutti quanti è la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite. E le conferenze che si fanno ogni anno sono la conferenza delle parti di quella convenzione quadro, si chiama UNFCCC. Quindi Bali, Copenhagen eccetera, sono tutte conferenze di questa, ratificate da tutti perché sostanzialmente dice: sediamoci e parliamo.
A Bali la conferenza delle parti di dicembre aveva identificato una road map per arrivare ad un accordo post Kyoto.
Quello che è successo è che il gruppo negoziale delle Nazioni Unite ha usato come base di negoziazione il protocollo di Kyoto.
E non è stato possibile trovare un accordo con USA, Cina, India e Brasile, tutti quei paesi che non avevano firmato il protocollo precedentemente. Quel modello lì non gli andava bene, i negoziatori non sono stati capaci di inventarsi qualcosa di diverso. Per cui il risultato è stato che, al G8 allargato di questa estate hanno fatto una dichiarazione congiunta che bisogna contenere il cambiamento climatico entro i 2 gradi, e che bisogna ridurre le emissioni, secondo me è stato un risultato non da poco.
Questo fatto è stato ritenuto irrilevante, sia dall’Unione Europea sia dalle Nazioni Unite.
Per cui l’ONU ha continuato a negoziare come se l’ipotesi fosse: facciamo il Kyoto bis.
A novembre il presidente Obama e quello cinese si sono trovati e hanno rilasciato un’altra dichiarazione congiunta dicendo che il modello di Kyoto non gli andava bene. Si vede che la faccenda non è percepita. Quando si è arrivati a Copenhagen non c’era una proposta.
In genere quando si arriva a queste conferenze si è praticamente d’accordo su tutto. Ci sono tre o quattro frasi messe tra parentesi quadre, su cui bisogna discutere, però si è sostanzialmente già d’accordo.
Quando arrivano i presidenti devono poter uscire dicendo: ci siamo messi d’accordo, se no fanno una figuraccia, come stava succedendo.
Quindi il fatto di arrivare lì sulla base di un documento che era ancora fortemente in discussione, su cui molti partner avevano forti problemi era senz’altro un elemento di debolezza. La gestione della conferenza fatta dalla presidenza danese è stata un po’ debole, il risultato finale è che ci si è trascinati per dieci giorni, poi quando è arrivato Obama si è accordato politicamente con Cina, India e Brasile.
E sostanzialmente ha isolato l’Unione Europea. Ha tirato fuori da un lato un’opzione forte da cui dice, non vogliamo avere un post Kyoto come il protocollo di Kyoto e dall’altro ha isolato politicamente l’Unione Europea che insiste su un sistema prescrittivo di riduzione delle emissioni.
Il risultato è che per il 2010 non c’è un’agenda di negoziazione. La situazione è piuttosto confusa, però speriamo che ora si rimettano a lavorare.
Questo è il grande quadro. Io francamente non so cosa possiamo fare noi. Gli economisti capiscono prezzi, tariffe e tasse. Che sono le cose grandi. La logica che li anima è che le cose succedono se esiste una convenienza al fatto che succedano.
Il problema del clima ha preso dentro tutte le attività umane. Noi ora potremmo prevedere quanto ci consterà (in euro) gli effetti di un cambiamento climatico, purtroppo non è così perché in mezzo ci sono le politiche che cambiano l’esito (monetario) delle previsioni climatiche.
È tutto assieme, la faccenda è abbastanza complicata, soprattutto è complicata perché gli effetti sono di ambedue i segni, positivi e negativi.
Per esempio la perdita della risorsa idrica nel Mediterraneo o nel Sahel è sicuramente un problema, i canadesi però sono contenti se aumenta verso nord la fascia dove possono coltivare i cereali. Quindi cosa possiamo fare noi è una domanda a cui non so rispondere, io ammiro tantissimo il vostro spirito. Io credo che qualcosa bisogna fare, il fatto di poter dimostrare che è possibile, al di là dell’impatto economico totale. Probabilmente, le azioni che può fare un gruppo come questo hanno un risultato economico minuscolo, però dimostrano che è possibile ed è qui che secondo me hanno un valore importante.

_Incontro Referenti_
Resoconto del 9 gennaio ’10 a Bologna

All’Incontro Referenti erano presenti: Angelo della Val d’Illasi, Giuseppe di Monza-Brianza, Giovanna di Bergamo, Lucina di Pordenone, Eleonora e Leonardo di Oleggio, Sergio di Como–Cantù, Ilaria di Faenza, Luisa, Giuseppina e Giorgio di Bologna, Serenella di Venezia, Giulia e Simone degli ‘Sbilanciati civili’ di Venezia, Patrizia e Carlo di San Martino di Lupari, Giancarlo di Borgomanero, Marco di Pisa, Maddalena e Carol di Udine, Giovanni di San Benedetto del Tronto, Marco(linux), Caterina e Gianni. Abbiamo

  • presentato il movimento delle Transition Town
  • discusso di ‘comunicazione’, considerando il nostro principale strumento, il Rapporto Annuale
  • proposto dei temi per l’Incontro Annuale

| Città in transizione – Transition Town |
Marco: le cosiddette Transition Town, partono dalla considerazione che noi abbiamo davanti due sfi de: la fine del petrolio e il cambiamento climatico. La sfida è mettersi in moto effettivamente ciascuno al proprio livello per cambiare. L’approccio fino a oggi è la sostenibilità, l’approccio che sta alla base della transizione è la resilienza: cioè la capacità locale di resistere a degli shock.
Il cambiamento di visione è abbastanza significativo, non quanto è sostenibile, ma quanto è la nostra capacità di adattarci a quello che succederà, che è anche uno dei punti dell’IPCC. Le transition town propongono un metodo, non le soluzioni. Il metodo è trito e ritrito. Alcuni aspetti particolari: coinvolgere, informare, decidere insieme. Mi ha colpito molto l’approccio: usano questa cosa molto anglosassone delle visioni future, motiva molto di più per concretizzare gli obiettivi. Ognuno sceglie come aff rontare le sfi de nell’ottica di resistere. Bello è la fiducia, l’ottimismo, la felicità, fanno questa cosa perché vogliono farla. Si valorizzano gli anziani, le conoscenze del passato.
Tra le esperienze fatte nelle transition town ci sono gli orti urbani, piani per la decrescita energetica,… tutte cose che abbiamo già sentito loro però li mettono dentro a questa visione, a questo approccio olistico, guardiamo tutti gli aspetti, economico, ambientale, sociale, multiculturale, generazionale.
L’idea che c’è un metodo che passa dal costruire la comunità. Le persone che si mettono in gioco che traguardano obiettivi che possono raggiungere. Io faccio quello che posso, qui, oggi.
Culturalmente mi sembra una cosa positiva perché si parte dal fatto che si sono già messi degli obiettivi su cosa si vorrebbe fare, in positivo. Anche per parare i colpi di chi vuole organizzare le cose sopra la testa.
Ci sono anche dei gruppi di transition town in Italia che cominciano a fare delle cose. In Italia stanno partendo da 6 mesi. La transition town non c’entra con l’amministrazione pubblica. Se uno vuole le cose le fa, la risorsa più grande siamo noi.
A Bologna c’è già un gruppo molto forte, se vogliamo approfondire il tema.

Carol: mi interesso di permacoltura, da circa 15 anni. In modo molto succinto è un sistema di progettazione del proprio ambiente in cui si segue una linea ecologica che ci porta verso la sostenibilità. Può essere utilizzata a tutti i livelli.
Voi stessi fate permacoltura, senza rendervi conto. Questa è stata creata negli anni ’70 come agricoltura permanente, però è diventata cultura permanente. Si impara attraverso la conoscenza della natura. I problemi diventano soluzioni, ci insegna a guardare da punti di vista che non avevamo mai visto prima. Si basa sul buon senso, la nostra capacità di essere flessibili, di vedere un problema da tanti punti di vista.

ECM<a href=””http://www.transition.>>> _transitiontowns.org – http://transitionitalia.wordpress.com + permacoltura.it

| Comunicazione e Rapporto Annuale |
Per discutere di come utilizziamo gli strumenti della nostra Campagna partiamo dal Rapporto Annuale.
La nostra specificità, di Bilanci di Giustizia, è ‘misurare’ il cambiamento, con i bilanci. Chiediamo ai Referenti:

  1. i componenti del vostro Gruppo hanno letto il Rapporto Annuale?
  2. il Rapporto Annuale è stato commentato/discusso negli incontri del Gruppo Locale?
  3. in quali altre occasioni è stato utilizzato?

_I componenti del vostro Gruppo hanno letto il Rapporto Annuale?
La maggior parte legge il Rapporto Annuale, o piuttosto lo leggiucchia. Soprattutto il Rapporto si conferma uno dei principali strumenti di diff usione della Campagna, qualcuno ci conosce proprio grazie a questo.

_Il Rapporto Annuale è stato commentato/discusso negli incontri del Gruppo Locale?
In generale, viene poco usato o discusso negli incontri del Gruppo Locale.

_In quali altre occasioni è stato utilizzato?
Viene usato da qualche gruppo negli incontri di presentazione della Campagna, nei banchetti, per farci conoscere.

Emerge che il Rapporto Annuale è uno strumento sottovalutato. Ha una grande potenzialità, perché è uno strumento che aiuta a capire i Bilanci. Per questo sono preziosi gli interventi che raccontano la vita e i cambiamenti dei bilancisti, anzi sarebbero interessanti anche interventi diversi, più lunghi e articolati per dare una immagine delle famiglie. Facendo un parallelo con il clima: siamo sicuri che il clima sta cambiando perché abbiamo i dati, il Rapporto Annuale ci fa vedere che cambiare è possibile.
È chiaro che tutti lo riteniamo una cosa interessante, ma per fare il Rapporto dobbiamo avere i dati.
>> _Invitiamo quindi tutti a inviarci le schede di bilancio mensile
che avete ancora a casa e la Scheda Annuale

| Incontro Annuale 2010 |

Riportiamo il brainstorming dei temi proposti per il prossimo Incontro Annuale:

  • custodi e cura di nostra madre terra, di che cosa mi prendo cura
  • Permacoltura come messaggio e transizione
  • Come coinvolgere i nostri fi gli nel vivere la sobrietà
  • Come procede il percorso di Gesualdi
  • Importanza dei laboratori, proposta di un mega laboratorio che coinvolga tutti sulla comunicazione (introduzione in plenaria e poi lavoro nei sottogruppi per produrre qualcosa)
  • Laboratori tecnici: cucina, riparazione bici….
  • Rilancio della scheda mensile, presa di coscienza, rilancio dei dati degli storici
  • Fare il punto sulla nostra identità, al fi ne di utilizzarlo nella comunicazione
  • Indicatori di benessere in alternativa al PIL
  • Città in transizione
  • Comunicazione: fare nascere nuove coscienze critiche all’esterno. Metodi di comunicazione diversi, esperti per teoria e pratiche
  • Saper discernere nel mare della comunicazione.

_Si riesce a far quadrare il bilancio? _
Discussioni dalla mailing-list BdG

Ciao,
sono Sergio di Roma. Io e mia moglie Cristiana abbiamo ricominciato a fare il bilancio in questi ultimi tre mesi perché vogliamo capire meglio come finiscono i nostri soldi, anche se ormai il nostro stile di vita ci sembra saldamente “bilancista” e sobrio, senza molte più modifiche da poter fare.
Sappiamo già dall’estratto conto che grazie all’arrivo della seconda figlia e alla mia autoriduzione del lavoro spendiamo un po’ più di quello che guadagniamo, ahimè, e che quindi una riduzione di spese o un ritorno a un lavoro più duro e meno attento alla qualità della vita sono necessari. Però da un lato non vorremmo per risparmiare a ogni costo tagliare troppo le voci spostate apparentemen te più costose e dall’altro vorremmo capire se siamo spendaccioni in assoluto, oltre che relativamente alle nostre possibilità.
In due adulti e due bambine, una di 5 anni e una di 2, spendiamo in questo trimestre mediamente 2600 euro al mese. Sono tanti o troppi in assoluto? Cosa spenderebbe, per esempio, una famiglia “media ISTAT” con stessa composizione? Io ho cercato di capirlo guardando i dati del rapporto annuale ma lì le medie mi sembra siano per individuo (adulto) e non riesco quindi a tirare fuori una considerazione sul nostro caso.
Ci sono altre famiglie in lista con stessa composizione che fanno il bilancio e vogliono condividere con noi dati e riflessioni? Grazie, ciao

Caro Sergione,
ti parlo da persona costretta a fare i conti con entrate molto limitate e facilmente calcolabili: non mi sembra che ciò che spendete mensilmente sia troppo in quattro, di cui due bambine piccole.
Non so se paghi affitto x la casa o se è vostra, ma tanto c’è il condominio da pagare.
Avrai certo pensato a far mettere alla bimba più piccina i vestitini dismessi dalla grande,e idem per le scarpe e calze (come si faceva nelle famiglie tanti anni fa).Poi può essere utile fare la spesa più spesso scegliendo prodotti meno cari (baccalà , alici, sardine, invece di pesce più caro) Forse ti paiono cose ovvie, ma da “manager” della nostra cooperativa spendere più di quanto si incassa mi sembra una scelta PERDENTE! Vi auguro ogni bene
Silvia

Per la gestione dei bimbi, suggerisco il libro ‘Bebè a costo zero’
Noi siamo 4 — 2 adulti , un bimbo di 8 e uno si 1. Spendiamo credo poco meno!!
Luisa

Grazie a tutti, già mi avete dato spunti e dati utili!
Cercherò il libro anche se sulle bimbe siamo veramente molto attenti in tutto (vestiti, giochi e altre spese essenziali ridotte grazie a scambio e riuso, solo per gli alimentari spendiamo di più per il biologico…)
Aspetto altre risposte, magari!
Sergio

Noi da un po’ di tempo non facciamo il bilancio quindi abbiamo una percezione fatta di impressioni e di somme a spanne su entrate e uscite in banca.
Anni di compilazione dei bilanci ci avevano comunque rincuorato sul fatto che l’equilibrio sulle maggiori spese per biologico e scelte di prodotti etici è garantito dallo spendere meglio e dall’essere più sobri. Andare al supermercato una volta mese (con lista della spesa blindata) acquistando tramite Gas è un antidoto eccezionale verso l’acquisto di cose di cui si può fare a meno e questo a noi è sempre bastato per non andare in “passivo”.
Il discorso più lavoro, meno lavoro e il costo dei servizi a mio avviso incide molto di più.
Io ho scelto di lavorare di più (perché il mio lavoro mi piace molto) pagandomi una baby sitter/ colf che mi sgrava dalle faccende domestiche e dal fare l’autista a tempo pieno per portare i figli a destra e a manca. Il tempo che passo con i bambini è meno ma di qualità! E io sono felice perché ho anche delle soddisfazioni professionali. Con quattro bambini spendiamo circa 3000 euro al mese (tutti i nostri stipendi) ma la casa è di proprietà. Diciamo che rinunciamo (senza particolare frustrazione) a ristoranti, vacanze in albergo (max due notti!!), anche sul vestiario per noi… si acquista solo in periodi di saldi e si ricicla molto da amici e parenti. Le feste per i bambini si autoorganizzano, non si va al bar, non si frequentano palestre, niente lavanderie, poco parrucchiere, le riparazioni in casa si fanno in autonomia etc insomma il risparmio è sui servizi.
Quanto al fatto di spendere più di quanto si guadagna, in alcuni periodi noi abbiamo deciso che era una scelta che potevamo permetterci e l’abbiamo fatta. È una forma di investimento: quando i bambini sono molto piccoli il rapporto lavoro, spese per servizi (nido baby sitter etc.) e qualità della vita dei genitori deve essere sostenibile prima di tutto dal punto di vista della felicità e quindi di se questo richiede per un po’ di andare in “passivo” sul conto corrente avendo qualche riserva da sacrificare perché non farlo? L’importante è che il progetto sia chiaro e il “passivo” sotto controllo con un tempo fissato e concordato con il partner.
In genere si pensa che i “risparmi” debbano essere destinati al futuro, alle emergenze e alla vecchiaia ma… perché non pensare che spenderli oggi preservando la nostra serenità non sia un investimento per il futuro? La salute mentale (a cui la serenità fa molto bene!) vale tanto quanto quella fisica. In questo senso talvolta può essere pensabile anche chiedere qualche prestito a parenti e amici (se i parenti sono facoltosi anche qualche “regalo”). Perché no?
Barbara

Ciao, il nostro segreto è nell’autoproduzione.
Il massimale del nostro bancomat è fissato a 1.500 euro e non lo sforiamo mai, in media facciamo 4 bancomat al mese da 250 euro, in aggiunta c’è solo il mutuo casa pagato direttamente dalla banca. Produciamo ortaggi, frutta, legna per l’inverno; carne e farine con i gas, formaggi in latteria, sapone per lavare con olio da frittura.
Il nostro progetto è partito nel 2002 con l’acquisto di un campo dismesso, comprato con il tfr del fallimento della ditta dove lavorava mio marito, visto il periodo abbiamo deciso di renderci un po più autonomi dallo stipendio.
Siamo in 5: marito moglie e tre bambini(10, 7, 4 anni)
Carla

Complimenti Carla.
noi è da un po’ che non facciamo più il bilancio mensile.
Andiamo a “singhiozzo” in certi momenti siamo “bravi” in altri meno, inoltre avendo cambiato casa in parte da ristrutturare, il tutto si è complicato anche in virtù di spese non previste contiamo di andare a regime al massimo entro un anno poiché alcuni lavori li fa luca (scala in legno e altre cose ) ma per altri tipi di lavori ci dobbiamo necessariamente rivolgere a specialisti con oneri maggiori ma tempi più brevi.
Abbiamo un mutuo di 1033,00 euro/mese e le entrate da lavoro sono di circa 3300 euro/mese. Noi siamo in 4 (2 adulti e 2 bambini 9 e 6 anni) facciamo parte di un gas anche se dobbiamo integrare con acquisti normali x alcuni prodotti ma cerchiamo cmq di mantenere oltre che la stagionalità anche il bio.
Per i vestiti e scarpe soprattutto dei bimbi c’è un gran movimento di scambio ed in ogni caso se dobbiamo acquistare e possiamo aspettare, compriamo con i saldi.
Quando riusciamo facciamo autoproduzione e se dobbiamo acquistare qualcosa, cerchiamo prima di trovarlo usato.
Questo non vale per i libri non abbiamo ancora imparato ad usare la biblioteca più x una questione d’affetto nel senso che con i libri nasce un rapporto e poi a noi piace sottolineare fare pieghette ecc insomma cose che con la biblioteca non si possono fare.
Vacanze di solito molto economiche anche se abbiamo la sfortuna di poterle fare solo in agosto dove tutto è più costoso.
Il nostro obiettivo che ha del miracoloso sarebbe di poter lavorare un po’ meno ma non credo che il muto ce lo permetta a breve (mutuo di 15 anni … ne è passato uno!!!)
Forza, Pace e Gioia a tutti
-da Natascia e Luca di Bologna-

Ciao Sergio,
Non so se vi puo’ aiutare, ma pensavo che un buon contribito potrebbe venirvi dall’usare la moneta locale che da qualche anno si è creata a Roma, l’ecoroma. magari già ne fate parte, o magari vi siete iscritti e poi l’avete usata poco…fammi sapere! Noi qui in Spagna l’abbiamo avviata e oggi puoi comprare in tutto o in parte alcuni beni e servizi, inclusi prodotti biologici! A Roma puoi contattare Mariangela e Matteo de la bottega di Acilia o il sito ecoroma.org
Marianna

Ciao, una fonte di risparmio potrebbe essere sostituire i pasti a base di carne/pesce con legumi (se già non lo fate); per quello che si acquista al supermercato tradizionale approfittare di eventuali offerte (anche i negozi del biologico fanno delle offerte).
Concordo sull’autoproduzione, ad es. del pane (qui costa sui 3/4 euro al kg anche al supermercato e non è neppure buono!) Forse potete valutare la questione trasporti che in una grande città dovrebbe incidere parecchio.
Ovviamente ci sono spese fisse su cui non si può fare niente se avete un mutuo alto potreste valutare se potete rinegoziarlo e se ne vale la pena però qui non ne so molto. state bene,
Ilaria da Faenza-

La mail di Sergio e le risposte che sono state date in lista danno qualche spunto di seria riflessione politica (e la riflessione politica è un binario sul quale sarebbe interessante porsi se sposiamo la tesi lanciata da Gesualdi appena qualche mese fa, che cambiare gli stili di vita è solo un aspetto del cambiare il mondo). A Roma una famiglia di 2 adulti e 2 figli, senza mutuo, non riesce a vivere con 2.600 euro al mese. A Ragusa una famiglia di 1 adulto e 3 figli, con un mutuo di 500 euro vive con 1.400 euro al mese: ce la fa a stento ma non si può neppure lamentare perché a Ragusa uno stipendio contrattuale è un privilegio.
Perciò se, come dicevo prima, sposiamo la tesi che dobbiamo essere capaci di coniugare cambiamento di stili di vita con azione politica qualche domanda dobbiamo farcela:
1. quali sono gli elementi che rendono il costo della vita così vario nelle varie parti d’Italia? se a Ragusa basta meno della metà che a Roma (e a Roma senza il problema della casa!) vuol dire che c’è una “politica aziendale” dei prezzi al consumo e che gli stessi non sono affatto, come vogliono farci credere, un effetto della gestione economica delle imprese, una virtuosa regola di mercato: le impresse non fanno il prezzo più basso che possono in base a quanto spendono, ma applicano il prezzo massimo che le loro valutazioni di marketing reputano essere praticabile nelle varie aree. 2. se uno stipendio contrattuale per otto ore lavorative (cioè il massimo consentito dalla legge) non permette di mantenere la propria famiglia probabilmente c’è qualcosa che non va nei livelli stipendiali o nei prezzi al consumo; 50 anni fa una famiglia con un solo stipendio da impiegato era una famiglia “benestante” che aveva la casa, dei risparmi e aveva la prospettiva di poter dare un futuro ai propri figli: oggi è una famiglia al limite o al di sotto (a seconda dell’area geografica) della soglia di povertà. Eppure la ricchezza complessiva del Paese è aumentata: quello che si pone, dunque, è un problema di redistribuzione, quindi un problema politico, in cui è interesse nostro, cioè di quelli che “ci sono rimasti fregati”, fare un’analisi e rivendicare delle soluzioni; soluzioni che devono essere complesse, cioè adatte per tutti i soggetti in campo e autentiche, cioè frutto di un’impostazione scientifica e non ideologica.
Scusate per la lunghezza
Daniela

Ciao. Devo fare due precisazioni sull’interessante intervento di Daniela.
Io e Cristiana guadagniamo insieme mediamente 2400 euro al mese, non 2600, però non lavoriamo otto ore al giorno, lei è un insegnante della scuola dell’infanzia e io un co.co.pro. che lavora 5 ore (ma faccio varie trasferte senza diaria) per un committente che mi paga di conseguenza. I 2600 euro sono quelli che mediamente abbiamo visto uscire dalle nostre tasche ogni mese in questo ultimo trimestre, sicuramente riducibili operando scelte di sacrificio abbastanza relativo anche se, come detto in precedenti interventi da altri amici, aver mantenuto volontariamente per un certo periodo, per noi più “faticoso”, delle spese di benessere psicofisico ci ha certamente aiutato a vivere più sereni e meno stressati, con conseguente beneficio (speriamo!) per le nostre neonate.
Ora si tratta di trovare il modo per rientrare nei ranghi perché in fondo speriamo di faticare un po’ di meno via via che crescono le bimbe e perché le riserve si stanno esaurendo più rapidamente del previsto.
Molti spunti che mi sono stati dati sono utili per capire che ci sono anche possibilità apparentemente nascoste da esplorare. Per esempio non ho terreno né possibilità di comprarne uno ma effettivamente ci sono esperienze di orti sociali in avvio a Roma, chissà che cercando bene non trovi modo di fare anche io autoproduzione! Sulla ricerca di un lavoro meglio retribuito e soddisfacente che mi consenta di pagare colf e baby sitter e quant’altro pesa purtroppo la crisi attuale, la mia età e la scarsa qualifica ma magari mettendo insieme i così detti “lavoretti” si riesce ad avere un effetto simile, anche se sdoppiarsi è difficile come sto provando in questi ultimi mesi in un’attività di sostegno alla comunicazione sui social network per un politico.
Ora comunque grazie alle informazioni avute ho capito che è difficile fare paragoni e confronti sui dati perché in effetti più che di Italia si dovrebbe parlare di Italie, e questa è la tara atavica del nostro minuscolo paese che si permette di avere concentrate in poche centinaia di chilometri delle differenze che sarebbero ammissibili in paesi ben più grandi e slabbrati del nostro… L’unica cosa che non vorremmo prendere in considerazione è il mantenimento degli attuali volumi di consumi con la semplice sostituzione dello spostato “costoso” con l’usuale “economico”, con spesa finale conseguentemente diminuita, ma sappiamo che molti bilancisti (ed ex) hanno dovuto percorrere purtroppo anche questa strada e umilmente lo faremo se proprio le cose andranno male e non potremo fare diversamente, per motivi personali o di situazione “locale”, ma sarà davvero l’extremissima ratio.
Grazie a tutti!
Sergio

_Giro d’Italia dei gruppi locali _
La tappa di Firenze

| Chi siamo |
Il gruppo è formato da circa 4-5 coppie che partecipano stabilmente, più la presenza più o meno sporadica di altri partecipanti/simpatizzanti. Ci accompagnano una decina di fi gli con una varietà di età piuttosto ampia (2-20 anni).
Il gruppo è partito in modo “uffi ciale” nel 1996, dopo l’incontro nazionale di Ca’ Fornelletti. Manca la fi gura di un vero e proprio “leader”, e questo a volte porta un po’ a mollare i progetti che cominciamo a mettere insieme.

| Che cosa ci unisce |
La prima cosa è il piacere di stare insieme.
Le nostre abitudini di acquisto sono piuttosto consolidate, e sporadicamente, in occasione di acquisti particolari, ci confrontiamo con il gruppo.
Ci sentiamo comunque rafforzati e sostenuti dal gruppo nel perseverare in uno stile di vita sobrio.

| Cosa facciamo insieme |
Una delle attività più frequenti durante le riunioni di gruppo è l’autoproduzione, che ci permette di lavorare e chiacchierare insieme.
Oltre a questo, ci scambiamo libri, dischi, film, oggetti vari. Occasionalmente facciamo acquisti collettivi insieme.
Localmente promuoviamo la campagna e i suoi temi in occasioni diverse (circoli, parrocchie, corsi, ecc.). Abbiamo anche condiviso l’esperienza bilancista con un gruppo di condivisione ACF, sentendoci “innesco” di un processo che li porterà ad una riflessione sulle scelte della vita quotidiana.

| Criticità e limiti |
Ci sono due domande che rimangono aperte alla rifl essione e a cui ancora non sappiamo dare una risposta: perché abbiamo perso tanti per strada? e perché non riusciamo a coinvolgere altri? Infine, un altro strumento da rivalutare a livello di gruppo è il bilancio mensile, che è un po’ sottovalutato perché considerato ormai ripetitivo.

| Cosa possiamo offrire alla Campagna |
Ci sembra importante donare la creatività dei singoli componenti. Inoltre, il gruppo ha lavorato molto per creare occasioni di incontro con i gruppi vicini.
Il gruppo partecipa allo Sportello Ecoequo del Comune di Firenze, insieme ad altre associazioni che operano sugli stessi temi facendo conoscere la Campagna e facendo rete.

|Che cosa la Campagna ha da offrire a noi |
I temi generali ci stimolano ad andare oltre, alcuni ci hanno sperimentare la solidarietà di gruppo. Il tema della finanza etica ci ha portato ad elaborare una bozza di “statuto” di un fondo di mutuo prestito tra gruppi locali, anche se poi tutto si è bloccato.

>> _contatto del referente a Firenze – Angelo e Liliana – giambe@_TOGLIMI_tin.it _

_Autofinanziamento della Campagna_
Tutti gli aggiornamenti

Siamo quasi a metà strada!
Dall’inizio della nostra campagna di autofinanziamento ad ora abbiamo raccolto 5891 euro.
Siamo quindi circa a metà per raggiungere l’obiettivo di 12000 euro che abbiamo calcolato ci serva.
I contributi sono arrivati da 8 Gruppi Locali (2606 euro) e 30 famiglie singole (3285 euro).
Per l’autofinanziamento è necessario che ognuno contribuisca :
con l’equivalente di una giornata di lavoro, oppure con 10 euro al mese.
Qualcuno ha contribuito in modo molto generoso, quello che ci piacerebbe è però che fosse tutta la nostra rete a dare il suo contributo.

_Stiamo lavorando per voi_

Nel mese di dicembre abbiamo:
.Preparata e spedita la Lettera Mensile di dicembre
..Risposto alle mail
…Partecipato a un incontro a Pievebelvicino-vi
….Presentazione dei Bilanci a Santa Maria di Sala-ve
…..Incontrato il gruppo di San Martino di Lupari-pd
……Preparato e condotto l’incontro dei promotori dei Bilanci di Giustizia a Bologna

Rubriche

_ BilanGiovani

sbilanciaticivili@_TOGLIMI_ gmail.com – vi ricordiamo di mettere in contatto gli adolescenti “bilancisiti” con il gruppo BilanGiovani su Fb o a segnalare la mail

 

_AAAAggiornate le vostre mail

– nella nostra spedizione della Lettera Mensile molte mail ci ritornano indietro segnalandoci che l’indirizzo di posta non è più attivo. A queste persone la Lettera viene allora inviata in cartaceo. Per noi è però un grosso impegno!!! invitiamo tutti quelli che hanno una mail e non ce l’hanno segnalato, o chi l’ha cambiata a farcelo sapere in Segreteria.

_Inviate

in segreteria tutte le schede mensili e annuali che avete per casa!
SONO INDISPENSABILI PER FARE IL RAPPORTO ANNUALE

 

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