Dall’incontro BI-Veneto del 1999, riflessioni sui giocattoli
Dietro ai giocattoli che compriamo per far felici i nostri bambini si nascondono storie di sfruttamento. Qualche riflessione per riconoscere insieme al diritto dei bambini di giocare il diritto dei produttori a condizioni di lavoro dignitose.
E insieme riscoprire le potenzialità del giocattolo “fatto in casa”
Un’immagine di una bambina che abbraccia un orsacchiotto di pezza con accanto la scritta: “Per questo orsacchiotto la mamma di Livia ha pagato trentamila lire. La mamma di Chen, invece ha pagato con la vita”. E’ questo il volantino provocatorio e quasi brutale della campagna di consumo critico Giochi leali, che vuole mettere in luce la contraddizione tra le condizioni di vita di chi usa i giocattoli e quelle di chi li produce. Anche se le storie che stanno dietro i beni che compriamo per rendere felici i bambini non sono scritte sul prodotto e quindi non le conosciamo, si tratta spesso di storie di sfruttamento, di ingiustizia, di lavoro pagato poco o nulla, di condizioni di lavoro disumane, di lavoro minorile, fino agli episodi tragici degli incendi in alcune fabbriche di giocattoli in cui donne e uomini perdono la vita…
Una brutta storia
Il meccanismo economico che rende possibile queste situazioni è ancora una volta quello della massimizzazione del profitto che induce le imprese produttrici di giocattoli su scala industriale a delocalizzare la produzione vera e propria in quei paesi dove il costo del lavoro è molto basso, dove non sono garantiti i diritti sindacali dei lavoratori e la legislazione sulla sicurezza lascia molto a desiderare. Poiché la delocalizzazione avviene attraverso un contratto di subappalto, inoltre, l’impresa che poi commercializza con un marchio proprio i prodotti sul mercato può anche evitare il peso della responsabilità diretta rispetto a quello che succede nelle fabbriche che producono i suoi giochi, siano esse situate in Cina, in Thailandia, nelle Filippine o in Indonesia.
A meno che i consumatori non facciano sentire la loro voce di protesta e facciano riconoscere la responsabilità delle imprese in questi meccanismi.
Se i consumatori si fanno sentire…
Il caso recentissimo della campagna “Giochi leali” dimostra infatti come le imprese siano sensibili alle opinioni dei loro consumatori. La campagna di cartoline (spedite all’impresa da alcune migliaia di consumatori) ha infatti fatto pressione sull’Artsana, ditta produttrice di giocattoli che vengono venduti anche con il marchio Chicco, perché rimborsasse le famiglie di alcune operaie cinesi, morte nell’incendio della fabbrica in cui lavoravano perché i cancelli della fabbrica erano stati chiusi a chiave e loro non erano quindi potute uscire, una volta accortesi del pericolo.
Dopo un primo rifiuto di assecondare le richieste dei lavoratori, e a seguito della campagna di pressione da parte dei consumatori italiani, l’Artsana ha finalmente accettato di rifondere il danno subito dalle lavoratrici e dalle loro famiglie nell’incendio della fabbrica a cui aveva subappaltato la produzione di alcuni suoi prodotti.
Giocattoli e sostenibilità
Per completare la riflessione sulla sostenibilità di un prodotto di consumo come il giocattolo, vanno inoltre considerati i riflessi per l’ambiente della produzione. Un’enorme quantità di giocattoli prodotti e venduti caratterizza le società occidentali, e la realtà trentina non ne rappresenta un’eccezione. Questi giochi sono fatti soprattutto di materiale plastico, e spesso diventano rifiuti in brevissimo tempo.
Le stanze dei nostri bambini non sono esonerate dalla logica del “di più è meglio” con il risultato di un aumento esponenziale del numero di giocattoli a disposizione per ogni bambino.
Ma sarà vero che più giocattoli significano più gioia? Non occorre essere degli esperti pedagoghi per accorgersi che il rapporto tra bambino e giocattolo è ben diverso dal semplice possesso di qualche cosa e che la dimensione del gioco, così importante per la crescita dei bambini non può limitarsi all’acquisto e al dono dei giocattoli da parte dell’adulto. L’eccessiva quantità di giocattoli può anzi avere nei bambini lo stesso effetto che un eccessivo possesso di beni provoca negli adulti, la perdita del valore dei beni immateriali. Ecco la riflessione di una mamma aderente alla campagna Bilanci di Giustizia: “La mia preoccupazione è che la bambina si senta sempre povera e insoddisfatta, perché questa società ti spinge a lavorare sempre di più per raggiungere un tenore di vita alto che sembra essere la felicità. Io lo vedo già nei bambini. Per la mia bambina andare all’asilo è un divertimento, per altri che sono abituati ad andare a Gardaland, hanno già un livello di esigenze molto elevato, per cui l’asilo diventa una cosa banale che li stufa. La mia bambina, avendole comprato pochi giocattoli, ama andare all’asilo”.
Qualche suggerimento per scegliere l’alternativa
Se è vero che il mercato dei giocattoli tende a “non far trasparire” le storie che si nascondono dietro ai prodotti ne consegue che sono i consumatori a doversi muovere, a dover cercare le informazioni per fare scelte consapevoli.
La prima cosa da fare è imparare a guardare anche sui giocattoli il luogo della loro provenienza. La produzione in Asia del sud e del sud-est è sempre a rischio.
Nelle botteghe del mondo e dove si distribuiscono prodotti del commercio equo e solidale sono a disposizione giocattoli artigianali che garantiscono il rispetto e la dignità dei lavoratori che li hanno prodotti e che valorizzano la cultura del Paese del Sud del mondo da dove provengono.
In secondo luogo vanno considerate alcune caratteristiche del giocattolo.
- Il giocattolo ideale è quello che lascia spazio alla creatività del bambino, alla sua immaginazione.
- Attenzione al materiale con cui è costruito un giocattolo, soprattutto se il bambino è piccolo, lo metterà spesso in bocca. Se si scelgono giocattoli in legno, è bene accertarsi che il legno sia di provenienza locale e verniciato con colori atossici.
- Un buon giocattolo si caratterizza per la durevolezza. Può essere utilizzato e riutilizzato più volte senza perdere le sue caratteristiche e anzi, passando di bambino in bambino, acquista sempre più fascino.
- E’ importante evitare giocattoli a batteria o troppo complessi, per evitare di ridurre il numero di giocattoli rotti da buttare e lo smaltimento di pile usate.
- Va detto che i giochi telecomandati consumano energia e sono fonte di inquinamento acustico.
- I palloncini gonfiabili, se usati per le feste, non vanno dispersi nell’ambiente, perché creano gravi danni (se finiscono in acqua vengono scambiati per meduse e ingoiati da tartarughe e pesci).
- Giocattoli ancora funzionanti e non più usati dai vostri bambini possono essere scambiati, portati a mercatini di seconda mano, dove forse loro troveranno quel giocattolo così bello che un altro bambino non ha più voluto…
Infine, va riconosciuto che non è indispensabile andare in un negozio di giocattoli per divertire e stimolare i bambini.
Si possono anche autoprodurre i giocattoli, con successo e soddisfazione.
Racconta una mamma: “Ho frequentato vari corsi presso l’associazione steineriana, tra cui quello sui giocattoli che mi è interessato molto. Per me scoprire che posso costruire giochi per mia figlia è stata una cosa bellissima e mia figlia l’ha recepita benissimo. Seguo le sue indicazioni e cerco di costruire il giocattolo come so che piace a lei, senza dover andare per negozi a cercarli come una matta. E quello che io faccio ha per lei un valore affettivo grandissimo, anche perché poi le bambole o gli altri giochi hanno una consistenza diversa (…)”
E un papà: “Ho costruito parecchi giochi per i bimbi : casette, carrettini, altalene, il cavallino a dondolo. Prendo il legno, lo taglio, traforo, lo levigo. Loro ci giocano… Ho finito il mese scorso la casetta sull’albero e sono sempre lassù”.
I giocattoli fatti in casa costano poco, permettono la piena e immediata soddisfazione dei desideri del bambino, coinvolgono il bambino nella costruzione, si possono fare e rifare…
La produzione di giocattoli in casa permette inoltre di scoprire i materiali, di recuperare e riusare molti oggetti altrimenti inservibili.
Basta recuperando avanzi di falegnameria di varie dimensioni (rotelle, casse e scatoloni), vecchie borse, strani cappelli, perline e articoli di bigiotteria, carta colorata da ritagliare, scampoli di stoffa; sarà poi l’ingegno di bambini a creare oggetti funzionali e divertenti.
Alcuni imballaggi di prodotti alimentari, ritagliati, incollati e dipinti possono diventare automobili, strumenti musicali, case, animali….
Ecco alcuni semplicissimi suggerimenti per i bambini (dai neonati ai fanciulli):
- appendere le foto dei famigliari o disegni in bianco e nero, ingrandite, nel lettino, vicino al viso del bambino;
- metterli sul tappeto a pancia in giù con oggetti vicini da osservare;
- metterli seduti in uno scatolone con giochi;
- far manipolare farina, sale, zucchero…
- uno scatolone pieno di oggetti di materiali diversi (duro, morbido, liscio, ruvido) può diventare una “scatola delle sorprese”;
- far travasare chicchi (riso, miglio, …) da bicchiere a bicchiere…
- una scatola con vecchi vestiti della soffitta può diventare la valigia dei travestimenti;
- una tenda vecchia con un foro può diventare un teatrino per le marionette;
- alcuni rotoli di carta igienica di cartone in fila e sopraelevati diventano una pista per le biglie;
- farina, zafferano, spinaci e buccia di cipolla rossa possono diventare innocui colori a dito;
- un bastone, un filo, una calamita, alcune graffette, pesci di carta e scotch diventano il gioco della pesca;
- due bastoncini e un nylon teso su un bidone diventano un tamburo, delle lattine con semi dentro, delle maracas….
- …e ancora spazio alla fantasia…
Bibliografia
Alcuni libri per proseguire la ricerca insieme ai propri bambini:
Esoh Elame, Incontrasi giocando: come costruire un ecogiocattolo, EMI
S. Loos, Viaggio a Fantasia, EGA e Naturalmente Giocando. EGA
M. Aime, Fiabe nei barattoli, EMI