Riconoscimento ed uso delle erbe spontanee – Laboratorio Incontro Nazionale 2002
L’idea di un laboratorio sulle erbe spontanee è nata, oltre che da una passione personale, da alcune convinzioni di fondo:
- le erbe spontanee più ancora dei vegetali biologici sono ricche qualitativamente e quantitativamente dei principi nutritivi che nelle varietà selezionate per rendere di più e più in fretta, sono presenti (quando lo sono) in quantità minime;
- le erbe spontanee sono più rustiche, più resistenti alle malattie, meno esigenti dal punto di vista del terreno e possono perciò costituire una vera alternativa per ricevere molto dalla natura senza sfruttarla, depredarla e distruggerla;
- attraverso le erbe spontanee possiamo riappropriarci di saperi legati all’alimentazione e alla cura che diversamente tendiamo a delegare ad altri;
- il recupero della cultura legata alla conoscenza e all’uso delle erbe spontanee, ci ricollega alle nostre radici, alla nostra storia e alle nostre tradizioni, e in questo percorso di riappropriazione ci sentiamo uniti e solidali con i popoli del sud del mondo che lottano per difendere e conservare i loro saperi e i loro rimedi dalla rapacità delle multinazionali.
Molte di queste motivazioni sono state condivise dai partecipanti al laboratorio, alla ricerca non solo del proprio benessere, della propria realizzazione e della propria salute, ma anche di una maggiore attenzione verso l’ambiente, la natura e il mondo in generale.
La prima parte parte del laboratorio è stata dedicata ad un’uscita per le stradine di Colle Don Bosco alla ricerca di erbe spontanee da riconoscere e raccogliere per utilizzarle successivamente. E’ stato subito chiaro a tutti che non è necessario trovarsi in mezzo ad una natura selvaggia ed incontaminata per fare provvista di erbe, perchè quelle che più ci interessano dal punto di vista alimentare e medicinale sono piante umilissime e comunissime che possiamo incontrare in qualsiasi prato, campo incolto o bordo di strada (non trafficata ovviamente!).
Abbiamo così individuato tra le altre, alcune famose PIANTE ALIMENTARI:
- il tarassaco (o cicoria dei prati o piscialletto…) ottimo sia crudo in insalata sia cotto in minestre, contorni ed altri preparati;
- il luppolo (o luvertin o bruscandolo…) ottimo per frittate;
- l’ortica, ottima per risotti e minestre;
- la silene bianca e la silene bubbolini, per minestre, risotti, frittate o ripieni;
- la carota selvatica, i cui fiori come quelli del sambuco e della robinia,si usano per fare deliziose frittelle;
- il farinello, umile sostituto degli spinaci,
- la vedovella, l’erba viperina e il piattello meno conosciuti, ma altrettanto saporiti per tutti i misti di erbe cotte.
Nonchè alcune preziose PIANTE MEDICINALI:
- il tarassaco e l’ortica stessi, come potenti depurativi del fegato e apportatori di ferro;
- la parietaria, diuretica;
- la malva, emolliente e disinfiammante;
- la piantaggine, cicatrizzante e disinfettante del cavo orale;
- l’equiseto, rimineralizzante;
- l’achillea millefoglie, per i disturbi circolatori soprattutto delle donne;
- l’iperico, antidepressivo per uso interno, insostituibile contro le ustioni per uso esterno;
- la verbena, antipiretica;
- il sambuco, sudorifero e antiasmatico;
e così via.
Alla fine della passeggiata, con le nostre erbe siamo tornati alla “base” per dividerci in due gruppi: uno per il laboratorio di cucina, uno per il laboratorio di piccola medicina casalinga.
Nel laboratorio di cucina Milena ha proposto ai partecipanti alcune semplici ricette popolari locali e non: il risotto con le ortiche, la zuppa di ajucche, la frittata di luppolo e di silene.
Risotto con le ortiche. Delle ortiche si colgono le cime più tenere prima della fioritura. Si lavano, si tritano grossolanamente e si aggiungono ad un soffritto leggero di cipolla in olio extravergine d’oliva. Dopo qualche istante si aggiunge il riso e si bagna con brodo (nel laboratorio abbiamo usato un brodo di pollo, fatto da Milena che ha un allevamento biologico di polli e ovaiole, ma va altrettanto bene un brodo vegetale). Si porta a cottura il riso come al solito e alla fine si manteca con panna di soia e parmigiano.
Zuppa di ajucche. La zuppa di ajucche è un piatto tipico canavesano (della zona intorno ad Ivrea) preparato appunto con le ajucche (phyteuma halleri), un’erba di bosco della fascia pedemontana, ma riproponibile con altre erbe o con il cavolo verza. La versione classica prevede di stufare le ajucche precedentemente sbollentate, in un soffritto di olio e lardo a pezzetti, ma la versione senza lardo, vegetariana, è sempre ottima. Quando le erbe sono pronte si imburra una teglia, vi si dispone uno strato di fette di pane integrale, si copre con uno strato di erbe, fettine di toma (o altro formaggio) e parmigiano e poi ancora pane, erbe e formaggio. Si conclude bagnando il tutto con un buon brodo e spolverando con un trito di erbe aromatiche a piacere. Si passa in forno caldo finchè la zuppa si è asciugata e dorata.
Frittata di luppolo. Si utilizzano i giovani getti del luppolo raccolti in primavera. Le cimette vengono lavate e tritate grossolanamente, quindi soffritte con olio extravergine d’oliva e cipolla. Quando sono morbide si uniscono le uova sbattute e salate e si procede come per una normale frittata.
Nello stesso modo si possono preparare frittate con molte altre erbe spontanee. Nel laboratorio abbiamo usato anche le foglie tenere della silene bubbolini, ma quasi tutte si adattano allo scopo ed ognuna ci darà un suo aroma particolare.
Nel laboratorio di medicina abbiamo invece fatto una panoramica dei possibili usi domestici delle erbe spontanee. Il primo e più semplice è quello degli INFUSI (o tisane) e dei DECOTTI: i primi, di solito per uso interno, consistono nel versare acqua bollente su una certa quatità di erbe essiccate (o fresche) lasciandovele in infusione per un certo tempo, mentre per i secondi, per lo più per uso esterno, le erbe vanno messe nell’acqua a freddo e fatte bollire per un certo tempo prima di filtrarle (ad esempio il decotto di rosmarino per risciacqui dei capelli che fortifica e rende lucenti). Le erbe che raccogliamo possono essere essiccate in casa disponendole su vassoi di cartone in strati sottili e mettendoli in luoghi asciutti, caldi (vicino ad un termosifone o ad una caldaia ad esempio) e ventilati, ma non al sole, oppure appendendole a mazzi in un ripostiglio o in altro luogo ombroso e asciutto.
Come esempi abbiamo parlato di:
- tisane di camomilla (1 cucchiaio di fiori secchi per un’ora in una tazza di acqua bollente) come blando sedativo e antinevralgico e soprattutto calmante dei dolori addominali;
- tisane di melissa (1 cucchiaio per 1 tazza di acqua bollente per 15 minuti) come efficace antispasmodico e digestivo;
- tisane di fiori di sambuco (1 manciata di fiori in 1 litro d’acqua per 30 minuti) ottima per i bambini in caso di raffreddori, influenze, crisi asmatiche, bronchiti, dove oltretutto, essendo sudorifero, aiuta anche ad abbassare la febbre;
- tisane di timo (1-2 cucchiai di sommità fiorite in 1 litro d’acqua per 15-20 minuti)per tutte le affezioni delle vie respiratorie con effetto antisettico, balsamico ed espettorante (per aumentarne l’efficacia disinfettante si possono aggiungere 1 pezzetto di scorza di cannella e 4-5 chiodi di garofano, in caso di tosse secca e raucedine si può aggiungere un cucchiaio di fiori di malva con effetto emolliente).
Il secondo impiego casalingo delle erbe, che riguarda l’uso esterno, è quello degli OLII MEDICATI: le erbe vengono messe a macerare in olio d’oliva (o di mandorle) e scaldate a bagno-maria o al sole perchè cedano all’olio i loro principi attivi.
Insieme abbiamo sperimentato le seguenti preparazioni:
- olio medicato di camomilla:in un vaso di vetro si mettono 100gr di olio d’oliva e 10gr di fiori di camomilla (il 10% dell’olio) e si fa bollire il tutto a bagno-maria per 2-3 ore; si lascia raffreddare, si filtra, strizzando bene, attraverso una tela, e si usa per pelli secche e screpolate, per eritemi solari, ma anche per dolori artritici delle articolazioni;
- olio medicato di calendula: la preparazione è analoga, ma si fa bollire soltanto per 1 ora: è ottimo per tutte le dermatiti, soprattutto quelle dei bambini dovute all’uso dei pannolini;
- olio medicato di iperico : si ottiene stipando ben bene un vaso di sommità fiorite d’iperico, coprendo con l’olio e mettendo il vaso al sole per 15 giorni; alla fine si filtra l’olio, si rimette nel vaso con la stessa quantità di sommità fiorite fresche e si aspetta per altri 15 giorni. Il risultato sarà un olio eccezionale contro le ustioni, ma adatto anche per massaggi per i dolori reumatici ed artritici.
Se abbiamo fretta e non abbiamo tempo di procurarci le erbe per un olio medicato, possiamo ottenere un effetto analogo, che si chiamerà OLEITO, miscelando alcune gocce di olio esseziale di una certa erba (da acquistare in erboristeria o in farmacia, ovviamente solo per quelle erbe di cui si può estrarre l’olio essenziale) in olio d’oliva.
Ad esempio, l’oleito di lavanda si ottiene miscelando 10cc di olio essenziale di lavanda con 90cc di olio d’oliva e si utilizza per eczemi, dermatiti e contusioni; oppure l’oleito di rosmarino si prepara miscelando 150 gocce di olio essenziale di rosmarino in 100cc di olio d’oliva e si usa per massaggi nei dolori muscolari.
Un modo più pratico di utilizzare gli olii medicati, soprattutto quando servono per massaggi, è quello di trasformarli in UNGUENTI aggiungendo all’olio il 10% circa di cera vergine d’api e sciogliendovela a bagno-maria: una volta raffreddato il composto avrà una consistenza semisolida simile ad una comune pomata. In questo modo abbiamo preparatol’unguento di elicriso a partire dall’olio medicato di elicriso (che si ottiene esattamente come quello d’iperico) con il 10% di cera d’api: lo si utilizzerà per bruciature, eczemi, flebiti e geloni.
L’ultimo preparato di cui abbiamo sperimentato l’esecuzione è stata la TINTURA. Le tinture alcoliche si ottengono macerando in alcool alla giusta gradazione una certa quantità di pianta essiccata (di solito il peso dell’erba è il 20% del peso dell’alcool) per un tempo sufficiente a pemettere che tutti i principi attivi passino dalla pianta all’alcool. E’ un modo molto pratico di “trattare” le erbe, soprattutto quando vogliamo fare una cura piuttosto lunga per cui l’utilizzo delle tisane diventerebbe lento e laborioso: con la tintura (che tra l’altro una volta preparata si conserva almeno 5 anni) abbiamo sempre a disposizione la nostra erba pronta da assumere a gocce in un po’ d’acqua. L’unica attenzione necessaria è quella di utilizzare l’alcool alla giusta gradazione: in generale si usa alcool a 60° o a 70°. Per ottenere 100cc di alcool a 60° si usano 56,5cc di alcool puro a 95° e si miscelano con 43,5cc di acqua; per ottenere 100cc di alcool a 70° si usano 67,6cc di alcool puro più 32,4cc di acqua. L’erba essiccata deve solitamente macerare nella soluzione alcolica per 10 giorni, dopo di che si filtra, premendo bene, e si conserva in bottigliette scure.
Nel laboratorio abbiamo preparato una tintura di lavanda con 20 gr di fiori essiccati in 80gr di alcool a 70° dove avrebbero dovuto macerare per 10 giorni. La si può utilizzare per uso interno (2-4 cucchiaini al giorno in poca acqua) nelle affezioni respiratorie, nelle malattie infettive, nelle emicranie e nelle diarree, e per uso esterno come disinfettante sulle piaghe (però brucia!).
Ovviamente se volete sperimentare altre preparazioni , con altre erbe, è bene consultare qualche buon testo (come peraltro abbiamo fatto noi che non abbiamo una preparazione specialistica in questo campo) e attenersi rigorosamente alle indicazioni. Noi raccomandiamo questi testi:
Per il riconoscimento delle erbe
T. Schauer e C. Caspari “Guida all’identificazione delle piante” Zanichelli
Per le proprietà e gli usi medicinali
A. Poletti “Fiori e piante medicinali” Vol. I-II-III-IV (ma soprattutto il primo che contiene le erbe più importanti e diffuse) Musumeci Editore
A. Poletti “Fiori e piante medicinali per uso esterno” Musumeci Editore
Per gli usi alimentari
R. C. Gamacchio “Riconoscimento e uso delle piante selvatiche” La casa verde Demetra
A. e M. Corzetto “Ij erbe” Grafica Santhiatese Editrice
B. R. Gremmo Zumaglini “Buone ricette con erbe e fiori” Edizioni Leone & Griffa