Da un laboratorio bilancista esperienze e idee da mettere in pratica per ridurre e compostare rifiuti.
A scuola dalla natura
Piuttosto che elencare gli innumerevoli problemi legati allo smaltimento dei rifiuti e i costi sopportati per lo più dalla collettività, per il loro smaltimento, questa volta esploriamo la possibilità di eliminare circa il 30% dei rifiuti solidi urbani – i nostri scarti di cucina e il materiale organico–. L’esperienza indica che è possibile non solo eliminarli e quindi evitare che debbano essere smaltiti in discarica, ma al tempo stesso produrre dell’ottimo humus da restituire alla terra. Attraverso la pratica del compostaggio, si impara dalla Natura stessa, l’unica che non crea rifiuti che non siano totalmente riutilizzabili! Tutte le sostanze che le piante e gli animali producono nel corso del loro sviluppo vengono infatti restituite al ciclo naturale e perennemente trasformate.
Nel bosco è possibile osservare e annusare il tipico profumo che deriva dalle foglie e altri residui vegetali che si decompongono lentamente e tornano a diventare componenti del terreno. La decomposizione, fenomeno che sta alla base del compostaggio, rappresenta un momento di passaggio attraverso il quale le sostanze organiche subiscono uno sgretolamento prima di trasformarsi in compost. In questa fase l’intera massa di materiale organico, se il processo funziona bene, contiene una giusta percentuale di aria e d’acqua, in modo da avere una consistenza non troppo umida né troppo asciutta.
Gli organismi viventi, presenti nel terreno, nell’aria e nell’acqua, si ciberanno delle sostanze organiche conferite e il risultato delle loro digestioni sarà il processo di decomposizione e trasformazione totalmente naturale che produrrà humus.
Questo processo biologico non è solo naturale, ma anche indispensabile per mantenere il terreno fertile. Senza la restituzione dei resti organici il terreno si impoverisce velocemente.
Il compost, si può dire, è l’humus che la natura produce con la collaborazione dell’uomo.
Che cosa si può compostare
In generale si possono compostare quasi tutti i resti vegetali e animali, ovvero tutto ciò che un tempo è stato vivente e che i microrganismi possono “digerire”.
La selezione dei materiali inizia in cucina dove è bene predisporre un secchio apposito per i rifiuti organici.
SI’ |
NO |
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Resti di frutta e ortaggi |
Plastica, gomma |
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Resti di cibi cotti (in misura limitata e al centro del composto) |
Ossa (carne e pesce, se possibile, evitarle) |
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Fiori secchi |
Materiali sintetici |
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Filtri di tè e caffè |
Vetro e ceramica |
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Gusci d’uova triturati |
Metalli |
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Resti di lana, piume, capelli (se non colorati) |
Riviste patinate |
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Erbacce |
Fuliggine, cenere di carbone |
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Erba (seccata) |
Sacchetti dell’aspirapolvere |
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Fogliame |
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Materiali legnosi sminuzzati |
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In piccole quantità: |
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Cenere di legna (max 2-3 Kg per metro cubo) |
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Carta non stampata e cartone |
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Escrementi di piccoli animali |
I vari materiali compostabili vengono più o meno facilmente “demoliti” nella loro struttura fisica dagli organismi. Per facilitare l’azione di questi instancabili lavoratori, è opportuno agevolarli, spezzettando e miscelando bene i materiali più grossolani, prima di introdurli nel composter.
Rispetto ai resti di cibi cotti il problema riguarda gli altri animali, come i topi, i ratti e le mosche, che sono attirati dal loro odore e potrebbero risultare sgraditi ospiti.
Per impiegare questi scarti, è necessario sminuzzarli ed è bene dotarsi di un composter che abbia un fondo forato per permettere l’entrata dei microrganismi, ma in grado di non far entrare gli animali.
Il composter è dunque un elemento essenziale del processo.
Le caratteristiche della compostiera
Il composter deve essere un contenitore chiuso, e allo stesso tempo areato, con la possibilità di interagire con il terreno (senza fondo o con un fondo bucato). Deve essere coperto per evitare che sia esposto alla pioggia direttamente.
Ne esistono di diverso tipo sul mercato (si vedano le informazioni in fondo), ma con un pizzico di buona volontà, manualità e qualche attrezzo è possibile costruirlo da sé. Con delle assi di legno si realizza un cubo con una struttura portante di 1x1x1 metro. Può essere utilizzata della rete metallica o vecchi bidoni (in questo caso è necessario togliere il fondo e praticare alcuni fori sulle pareti).
Le compostiere in plastica presenti in commercio o distribuite da alcuni comuni del Trentino hanno il vantaggio di rendere più semplice la trasformazione in humus, di mantenere la temperatura (che nel processo di compostaggio può raggiungere i 60°) e di essere disponibili subito.
Un elemento essenziale per garantire l’efficacia del processo è inoltre il posizionamento della compostiera. Deve essere situata in un luogo parzialmente ombreggiato, ma esposto a sud, riparato dal vento e dall’insolazione diretta. E’ molto utile circondarla con piante che sono ricche di foglie d’estate (riparandolo dal sole e – per motivi estetici dalla vista -) e spoglie d’inverno, permettendo che i raggi del sole non facciano scendere troppo la temperatura.
Come far funzionare il processo
Per iniziare è bene preparare un fondo di materiali consistenti come rami e potature per tenere la massa sollevata e facilitare l’areazione. Nell’introduzione dei materiali è inoltre importante garantire agli organismi viventi che prendono parte al processo di decomposizione una nutrizione equilibrata. La regola è perciò quella di variare quanto più possibile il materiale che viene introdotto: tanto più equilibrata sarà la composizione, tanto più facile il compostaggio.
Bisogno tenere presente che il composto deve avere la presenza di sostanze ricche di carboidrati (C= carbonio) come fogliame, paglia, residui di potature, carta, materiali legnosi) e sostanze ricche di proteine (N=azoto) come rifiuti della cucina, erba verde, parti verdi di piante. Affinchè gli organismi viventi possano trasformare facilmente i residui organici in buon humus il rapporto carbonio/azoto dovrebbe essere compreso tra 20 a 1 e 30 a 1. E’ dunque importante mescolare i resti di cucina con gli altri materiali. Molto preziose sono ad esempio le foglie secche, che possono essere raccolte in autunno e conservate accanto al composter, in modo da essere via via inserite. Mai inserire una grande quantità dello stesso ingrediente, ma razionarlo e mescolarlo con altri. Inoltre ogni tanto va inserita qualche palata di terra ed eventualmente per facilitare il processo si possono introdurre additivi (trucioli o farina di ossa e corna, farina di alghe e carbonato di calcio, farine di roccia e di argilla).
Un aspetto da tenere sempre sotto controllo è il grado di umidità.
Il composto non deve seccare, perché ciò comporterebbe la morte dei microrganismi, e non deve risultare troppo bagnato perché non si crei il percolato. Quando il composto è secco va annaffiato; se è troppo bagnato va aggiunto materiale secco. Il monitoraggio dell’umidità può essere fatto a mano, prendendo un pugno del materiale e stringendolo. La fuoriuscita di acqua indica l’eccessiva umidità, allo stesso tempo se non rimane umidità sulla mano significa che è troppo secco.
Dopo 15 giorni che si immettono materiali va rimescolato tutto con una forca.
Dopo altri 15-20 giorni, per due volte successive va nuovamente mescolato. Dopo di che è importante lasciare stare il composto depositato per non rompere il reticolato di microrganismi che permette la trasformazione. Il lavoro di mescolamento va fatto solo con il nuovo materiale aggiunto.
Se il compostaggio viene condotto correttamente dopo 4-6 mesi il compost è grezzo e può essere utilizzato. Dopo 8-12 mesi è maturo, è un terriccio nero, soffice, con odore di terra di bosco, molto ricco, che può essere utilizzato come concime per l’orto o per i fiori del giardino. Proprio come quello della scatoletta verde. Il ciclo si è concluso, o meglio, è ricominciato.
Un’esperienza da fare.
Per chi non possiede un giardino: il compostaggio sul balcone
Un sistema valido per chi non possiede il giardino è la compostazione con i lombrichi.
Per attivarla è necessario uno spazio di circa 0,25 mq sul balcone, in garage o in cantina; una cassetta di legno con coperchio di circa 40x60x30 cm (adatta per tre persone) e una manciata di lombrichi. Sotto la cassetta occorre mettere un giornale o del cartone in grado di assorbire l’umidità liberata dalla trasformazione dei rifiuti in humus. E’ consigliabile l’utilizzo di un sottovaso di un nylon per evitare di sporcare il pavimento.
Quando vengono conferiti nuovi rifiuti è opportuno coprire con dei fazzoletti di carta usati o con una spruzzatina di terra per prevenire la possibile presenza di moscerini.
Per compostare bisogna introdurre i lombrichi, con la loro terra, nella cassetta. Vanno poi conferiti i rifiuti organici della cucina con cadenza giornaliera o settimanale.
Dopo 2-5 mesi, a seconda delle stagioni, ammucchiare l’humus prodotto in un lato della cassetta e conferire il nuovo materiale nello spazio liberato. In pochi giorni i lombrichi si trasferiranno nella zona contenente il cibo più fresco permettendo così di togliere l’humus prodotto senza portare via i lombrichi dalla cassetta.
L’humus di lombrico è ottimo da aggiungere regolarmente, in piccole dosi, alle piante in vaso, ma va bene anche per l’orto sia nella buca del trapianto che come concimazione di copertura!
Dall’esperienza di Guido: “Dopo un anno di pratica e, dopo un inizio non privo di dubbi, posso garantire i risultati e soprattutto la semplicità della tecnica. I lombrichi hanno trasformato, standosene tranquilli nella loro cassetta, tutti gli avanzi della mia cucina. Senza problemi. Parte dei miei lombrichi sono stati fatti emigrare nelle cassette di amici che hanno voluto provare…