Più veloce e più lontano” non è solo il motto di Superman, sembra essere l’imperativo che caratterizza la nostra vita quotidiana.
Una maggiore e migliore mobilità: ecco uno dei miti del progresso!
Le strade della sostenibilità richiedono invece efficienza e sufficienza.
Rispetto alla quantità non ci sono dubbi. Il numero di chilometri consumati dagli italiani, ad esempio, è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi 40 anni.
Che la qualità sia migliorata resta invece ancora da dimostrare. Basti pensare alle “piacevoli” ore trascorse in coda, da soli, dentro ad un’automobile o al rumore assordante che domina le nostre città. Anche sulla qualità del mezzo di trasporto preferito dagli italiani si può avanzare qualche dubbio.
Le auto di oggi sono certo più sicure, più comode e più veloci, ma il motore delle nostre auto è ancora un residuo di una tecnologia antiquata. Il motore più diffuso è ancora quello concepito 130 anni fa da Nikolaus Otto, il padre del motore a quattro tempi. Il carburante di base, il petrolio, è ancora quello di 100 anni fa e bruciando produce sempre la stessa quantità – più di due chili e mezzo per ogni litro di benzina – di anidride carbonica (CO2), il principale responsabile dell’effetto serra e dell’alterazione del clima”.
I danni dell’auto… mobilità
Due miliardi e mezzo sono le tonnellate di CO2 che emettono ogni anno le attuali 600 milioni di automobili (di cui 500 milioni circolano nei soli paesi ricchi) nel mondo. Se il numero e le emissioni delle auto si moltiplicheranno per cinque, come del resto è previsto, nel 2030 le automobili da sole emetteranno 12-13 miliardi di tonnellate di CO2, circa la quantità massima che l’atmosfera può assorbire senza alterare il clima del pianeta: un disastro ecologico. Le conseguenze del nostro sistema di mobilità tuttavia si vedono già oggi. Tra le vittime dalle emissioni di ossido di carbonio, che proviene per il 96% dai trasporti, figurano in maniera particolare i bambini, poichè questa sostanza che rende difficoltosa la respirazione delle cellule umane, si concentra soprattutto al suolo.
I trasporti sono responsabili, per il 62% del totale, delle emissioni di ossidi di azoto, che sono la causa principale delle pioggie acide. Nell’uomo queste sostanze colpiscono le vie polmonari. Nè vanno dimenticate le migliaia di incidenti mortali che accadono sulle nostre strade ogni anno. Infini, ma non ultimi, vanno considerati i legami del consumo di benzina con le problematiche internazionali del commercio del petrolio, della lotta per il controllo dei giacimenti e delle conseguenze negative per gli abitanti dei paesi produttori (ancora una volta nel Sud del mondo) coinvolti in guerre, ritorsioni commerciali, sfruttamento incontrollato delle risorse naturali. I danni sociali e ambientali provocati dalle modalità di spostamento sviluppate dell’uomo sono dunque enormi. Non si può dire lo stesso degli altri animali, che pure si spostano, senza tuttavia provocare tali danni.
A scuola dalle balene
Pensiamo ai chilometri percorsi in un anno da una balena: migliaia; e all’impatto ambientale del suo spostamento: quasi nullo. La balena non ha bisogno di portarsi con sè il carburante; lo trova lungo la strada. Il combustibile che usa si rigenera naturalmente (si tratta di energia solare trasformata tramite la clorofilla) e non lascia emissioni nocive per l’ambiente. Eppure sposta tonnellate di peso! Ridurre drasticamente la quantità di benzina per ogni chilometro percorso sarebbe una soluzione tecnicamente praticabile già da qualche anno. Nel libro “Fattore quattro – Doppio benessere con metà consumi”, gli studiosi E. von Weizsaecker, A. e H. Lovins spiegano come già oggi si possono produrre auto che consumano e inquinano un quarto di quelle attuali. Entro qualche anno – scrivono – sarà possibile produrre auto che consumano da 0,4 a 1,6 litri di carburante per 100 km. Il che rispetto alla media delle auto italiane di 9 litri/100Km è un bel progresso. Da gennaio 1999 sul mercato tedesco esiste un’auto che consuma in media 2,99 litri ogni 100 Km.
Tuttavia l’eco-efficienza non è la soluzione di tutti i problemi.
Quando l’eco-efficienza non basta…
I chilometri percorsi in automobile vanno ridotti.
Le differenze di consumo (e quindi di emissioni) tra i diversi mezzi di trasporto a disposizione sono notevoli. Tenendo come unità di misura il gep (grammi equivalenti di petrolio) il consumo energetico di un’autovettura nel trasporto urbano è di 45-54, mentre è di 15 quello di un autobus, di 12-15 quello del treno e di 10 quello della metropolitana. Nel trasporto extraurbano il consumo è di 33-37 gep per l’autovettura, 15 gep per l’autobus, e 10-15 per la ferrovia. Se ancora rimanessero dei dubbi sull’opportunità dell’uso del mezzo pubblico rispetto all’automobile, ecco altre due semplici ragioni: la capacità di trasporto e la questione dello spazio. La capacità di un treno equivale a quella di 10 autobus e di 300 automobili. Per costruire una ferrovia a doppio binario si richiede un impiego di 14 metri di larghezza, mentre per un’autostrada sono necessari 38 metri. Cioè chilometri e chilometri quadrati sottratti al bosco e all’agricoltura. Il fattore spazio non viene sufficientemente considerato quando si parla di mezzi di trasporto. Eppure non è difficile immaginare quanto spazio sarebbe a disposizione delle persone nelle nostre città, se non fossero occupate da migliaia di automobili in transito o in sosta. In tutte le misure del “peso ecologico” di un mezzo di trasporto a confronto con un altro, i risultati sono a sfavore dell’auto privata. Anche il modello che considera “l’impronta ecologica” dei beni consumati indica i mezzi pubblici, la bicicletta e le proprie gambe come alternative molto meno inquinanti all’auto. Tuttavia è bene non dimenticare che qualsiasi spostamento che noi compiamo con un qualsiasi mezzo ha un suo “zaino ecologico”, se pur più o meno pesante.
A poco vale riuscire a diminuire il consumo di risorse naturali per ogni chilometro percorso se poi si moltiplicano le distanze percorse!
“Giusta misura per tempo e spazio”
La prima delle linee guida dello studio dell’Istituto di Wuppertal per il clima l’ambiente e l’energia, “Futuro Sostenibile”, è intitolato “una giusta misura per il tempo e per lo spazio” e propone una revisione completa della mobilità, non solo relativa al tipo di mezzo di trasporto usato, ma anche rispetto all’esigenza stessa dello spostarsi.
Vale cioè la pena di domandarsi dove si vuole andare.
Il filosofo Emmanuel Kant, ad esempio, ha trascorso la totalitá della sua vita nella sua cittadina natale Königsberg. Tuttavia non si può dire che il suo pensiero non sia andato lontano.