BILANCI DI GIUSTIZIA
LETTERA DI INFORMAZIONE TRA GLI ADERENTI ALLA CAMPAGNA
N° 129 – MAGGIO 2008
INCONTRO ANNUALE 2008
QUANDO IL LAVORO NON C’E’ E
QUANDO SI LAVORA TROPPO
I Bilanci di Giustizia in dialogo con la Locride
26 -29 Giugno 2008 – Stilo (RC)
Si sta avvicinando l’Incontro Annuale, un momento importante, un’opportunità di dialogo e di solidarietà con persone e realtà che concretamente cercano di operare scelte di giustizia.
Per preparare l’Incontro abbiamo cominciato a conoscere alcune realtà che lavorano nella Locride, e le abbiamo invitate a partecipare con noi a Stilo.
Come hanno ribadito i Referenti a Bologna ci prepariamo a due giorni di ascolto attento e di delicata contaminazione per riportare delle piste da far germogliare per tutta la Campagna.
PROGRAMMA
Venerdì 27
ore 9.15 | Plenaria:
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ore 11.00 | pausa |
ore 11.20 | Condivisione tra aderenti BdG, realtà del GOEL e partecipanti locali
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ore 13.00 | Pranzo |
pomeriggio | Gruppo di lavoro:
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ore 19.30
ore 21.00 |
Cena
Serata di musica e danze |
Sabato 28
ore 9.15 | Testimonianze di suor Carolina Iavazzo, Domenico Lucano Sindaco di Riace e Vincenzo Linarello |
ore 10.30 | Confronto di ciò che è emerso nel giorno precedente con i due testimoni |
ore 13.00 | Pranzo |
ore 15.00 | Plenaria: Tonino Perna partendo da quanto emerso indica possibili piste di lavoro e di continuità |
ore 17.00 | Laboratori |
ore 18.00 | plenaria, conclusioni |
ore 19.30 | Cena |
INCONTRO REFERENTI
5 GIUGNO 2008
All’incontro erano presenti: Stefano di Mestre, Patrizia di San Martino di Lupari, Giorgio e Giuseppina di Bologna, Giovanna di Bergamo, Giuseppe di Monza-Brianza, Maddalena di Udine, Mirco di Oleggio, Michele di Pisa, Sergio di Roma, Giovanni di S. Benedetto del Tronto, Marina di Treviso, Franco di Torino, Antonella di Trento, Caterina e Gianni.
In questo ultimo incontro prima delle vacanze, ci siamo occupati delle scadenze del prossimo periodo:
- Incontro Annuale a Stilo nella Locride
- Incontri Regionali
- L’esperienza di Torino con i questionari sul lavoro
- L’informazione in un ambiente ostile: ne abbiamo parlato con Miriam Giovanzana di Terre di Mezzo.
Incontro Annuale a Stilo nella Locride
Siamo partiti dalle attese nei confronti dell’Incontro Annuale. La partecipazione diretta a Stilo non potrà essere così ampia come negli ultimi Incontri Annuali, per questo chi andrà a Stilo avrà il ruolo di “rappresentante” non solo dei Gruppi Locali ma anche di tutta la Campagna.
La discussione ha coinvolto tutti i Referenti, riportiamo le idee che sono emerse.
Una prima attesa è proprio l’incontro con le realtà del sud, una scelta che vuole essere quasi una testimonianza perché ovviamente in due giorni non potremmo conoscere completamente il contesto, ma stabilire un contatto, anche in una realtà severa come quella calabra che, quando trovi il punto di apertura, rivela tesori.
Per questo cercheremo di favorire l’ascolto e la delicata contaminazione, portando le nostre esperienze di rapporto con i consumi.
Ci aspettiamo dall’incontro di capire qualcosa di noi stessi: come mai la Campagna Bilanci non riesce ad espandersi al sud?
C’entra il mito dello sviluppo, come diceva Giuseppe di San Benedetto del Tronto o altro? Forse le persone al sud sono riconosciute, più che attraverso il lavoro, attraverso le cerimonie suntuose per matrimoni, comunioni…
I Bilanci vogliono portare un’idea, ma senza declinare esperienze certe. Questo servirà anche a noi per riflettere sulla credibilità delle nostre proposte.
Noi siamo partiti da un contesto preciso, di relativo benessere sociale e di persone che appartengono a una classe “media”, anche se ampia. Molto spesso noi abbiamo e scegliamo di diminuire, la proposta deve essere diversa per chi ancora non ha. Le nostre riflessioni e visioni lì non reggono.
È importante che le realtà lavorative che incontreremo siano cooperative; molti di noi lavorano in strutture diverse. La cooperativa dovrebbe integrare meglio l’aspetto organizzativo e l’obiettivo strategico, un possibile spunto di confronto sul tema del lavoro. La partecipazione di Tonino Perna ci offrirà l’opportunità di capire l’esperienza delle monete alternative e ci offrirà stimoli di riflessione sulla situazione politica.
L’impegno che ci dobbiamo prendere come Campagna è quello di una pubblicizzazione dell’incontro e dei suoi contenuti perché sia un contributo utile per tutti.
Incontri Regionali
La scelta dell’Incontro Annuale nella Locride ci appassiona per un verso, ma ci toglie la possibilità dell’incontro tra bilancisti che tutti sentiamo come una occasione preziosa.
Per questo la proposta che facciamo è quella di moltiplicare gli incontri regionali, aperti comunque a tutti. Tanti “piccoli” incontri potrebbero anche rappresentare la giusta opportunità per molte persone che, per tanti motivi, faticano a raggiungere un luogo lontano da casa.
Come sempre la massima libertà nella scelta dei temi e dei modi, chiediamo solo di cercare i organizzarsi un minimo per non proporre date che si accavallino.
Per il momento il Gruppo di Firenze ha annunciato che proporrà l’Incontro Regionale Toscano il 13 e 14 settembre nei pressi di Livorno.
Il Gruppo di Bergamo ha trovato per l’ultimo fine settimana di agosto una casa alla Presanella e la collaborazione dei gruppi della Lombardia per l’organizzazione dell’Incontro che avrà per tema:”Lavoro: R-esistere”. Collabora Fulvio Manara.
Nelle prossime lettere presenteremo i programmi e le notizie logistiche.
Tutti i Gruppi, i Referenti e i Bilancisti possono attivarsi e costituire dei gruppi di lavoro per preparare Incontri Regionali!!!!
Ci auguriamo che le piste che escono dall’Incontro di Locri germoglino negli appuntamenti Regionali e dai frutti di questa estate ripartiremo per il prossimo anno.
L’esperienza di Torino dei questionari sul lavoro
Franco ha riportato come il Gruppo di Torino ha iniziato il percorso sul lavoro lasciando che ogni aderente raccontasse le proprie esperienze di lavoro. Questo è stato molto positivo, ha permesso che le persone si conoscessero di più. Ha fatto emergere sia le soddisfazioni ma anche le frustrazioni del lavoro. Da lì è nata la domanda: ma certi problemi sono solo nostri? Gli “altri” che visione hanno del lavoro?
Per rispondere a questa domanda hanno formulato un questionario che hanno somministrato ai partecipanti alla Fiera “Fa’ la cosa giusta” di Torino il novembre scorso. Ovviamente i dati non hanno nessuna seria rappresentatività statistica, servono però come spunto di discussione.
Il Gruppo di Torino mette a disposizione della Campagna il loro questionario, che verrà inviato a tutti i referenti. Ogni gruppo potrà poi riproporlo in altre occasione e avremo così dati da diverse parti d’Italia o modificarlo a seconda delle proprie esigenze.
Michele suggerisce di diffondere anche l’indagine che un professore di Pisa ha fatto sul lavoro per avere dei dati di confronto esterni alla Campagna.
Sergio suggerisce per approfondire il tema del lavoro di seguire il modo con cui ha lavorato il Gruppo di Roma. Cercando di raccogliere dai partecipanti non tanto numeri ma approfondendo le riflessioni, da cui capire la nostra direzione verso il futuro. Per esempio: “cosa ti piace o non ti piace del tuo lavoro”, “quali cambiamenti vorresti fare”, “cosa ti ostacola nel cambiare”….
L’informazione in un ambiente ostile: ne abbiamo parlato con Miriam Giovanzana di Terre di Mezzo
La nostra riflessione sull’informazione parte dalle nostre valutazioni riguardo la comunicazione della Campagna Bilanci di Giustizia:
<TD WIDTH=306> Quali sono i nostri punti di debolezza<TR VALIGN=TOP> <TD WIDTH=305>
- I numeri e i dati concreti poer dimostrare il cambiamento
- Le esperienze pratiche
- La coerenza e la trasmissione di un vissuto
- Le motivazioni profonde
- L’entusiasmo dell’esperienza
- Il metodo di lavoro nei gruppi e della Campagna
- Il senso di appartenenza
- La rete snella e con strumenti efficaci
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- Il bilancio: difficoltà a farlo e a comunicarlo quando è una esperienza non più praticata
- La difficoltà a dare continuità all’esperienza di Gruppo e alla compilazione del bilancio per difficoltà famigliari
- La non interiorizzazione della possibilità di compilare solo la prima parte della scheda di bilancio (obiettivi di cambiamento che la famiglia si propone)
- Assenza nella Campagna di “operai”, bassa rappresentatività sociale
- Difficoltà a comunicare la leggerezza della nostra esperienza
- La fatica a “mediare” / radicalismo
- La scarsa visibilità (sociale) e capacità di fare rete
- Il nome della Campagna di difficile lettura
Dopo questa carrellata abbiamo cercato di ricordare quali sono state le nostre esperienze di comunicazione positiva. È emerso che quello che più interessa sono le esperinze concrete, intese come buone pratiche, ma anche il partire dalla propria esperienza di vita. Il coinvolgere le persone con un metodo partecipativo, l’uso del metodo Parknass.
L’incontro diretto con le persone.
Da queste considerazioni è partita Miriam Giovanzana con alcune sue considerazioni sulla comunicazione.
Riportiamo, per quanto possibile, le sue note.
Partendo da alcune cose che avete detto: Siamo fuori dal sistema per tanti aspetti ma siamo dentro per il lavoro. Su Repubblica, cronaca milanese, dei giorni scorsi c’era una rticolo di una giornalista che da 800 giorni segna le sue spese, interessante.
Nessuno di voi ha citato il libro dei Bilanci, gli articoli dei giornali o la televisione come efficacia di comunicazione: viviamo uno scetticismo su una comunicazione attraverso i media?
La domanda potrebbe essere perché a Bilanci di Giustizia interessa comunicare? Si potrebbe rispondere per fare proseliti, oppure per disseminare le buone pratiche, anche se non si entra nella Campagna.
A volte quello che ci fa muovere è l’indignazione; io sono stata mossa da questo molte volte, però questo a volte crea dei muri. Ci affianco la parola “amore”.
Venendo qui sono passata davanti al cantiere per l’alta velocità alla stazione di Bologna, è tutto recintato, non si può guardare dentro. Le cose che facciamo a volte sono schermate, perché la società non può lasciare le cose sotto gli occhi di tutti?
Avete scritto ambiente ostile sull’agenda di oggi per questa discussione sulla comunicazione.
Le parole che usiamo sono significative; i Bilanci di Giustizia sono un ambiente di pace. Io definirei questo tempo ostile? Non so se lo definirei così, considero questo tempo la mia casa. Questo “spazio” dove viviamo forse è ostile, ma il mondo è più grande. Ho preparato alcune cose più riflettute e alcune suggestioni più recenti.
È il tema della comunicazione e dell’informazione, che mi sta a cuore.
Per me è difficile riflettere sulla comunicazione senza riflettere su cosa facciamo. Ho provato a ragionare sul vento che tira e sugli strumenti. Abbiamo una informazione sempre più frammentata e che fa leva sulle emozioni. L’orizzonte temporale è breve. Se vogliamo comunicare un sogno abbiamo bisogno di un orizzonte più grande. Il futuro è abolito dai pensieri della gente. Ci si occupa del qui e ora. Diceva uno scrittore: “Diventiamo cacciatori di frammenti, grandissimi narratori dell’istante, ma il senso ci sfugge”. Per questo chi ci ascolta si appassiona alle cose pratiche, dovremmo riuscire a ricondurre all’orizzonte, al sogno, al quadro complessivo. Questo ci lascia preda dei pochi che sanno narrare l’insieme. Ora c’è un’informazione che ha poca memoria ed è priva di futuro, dobbiamo fare i conti con questa semantica. Forse la conseguenza vera della globalizzazione è che nessuno sa più dove stiamo andando. Verso una fase di benessere per tutti o di recessione globale, nell’era della scarsità o dell’abbondanza, della pace o della guerra permanente? Ciò genere un’angoscia, e secondo alcuni “un mondo in fuga”. In ogni caso una cultura dell’istante, del frammento.
Noi ci riferiamo a una informazione di massa. Una notizia diventa tale soltanto quando raggiunge una massa critica. Anche per questo oggi i media si muovono in branchi, come pecore in gregge…Oggi per alcuni versi siamo troppo immersi nelle informazioni, però sperimentiamo inadeguatezza e impotenza per capire cosa succede e verso dove andiamo. Cosa succede in questi mesi? Non è sapere le cose che ci rende più liberi e più consapevoli. Cosa ci rende più consapevoli?
Idea della vulneravilità. Noi possiamo apparire come chi ha capito tutto o come chi ha capito alcune cose ma non il senso. Noi dobbiamo vincere il senso di una sconfitta. Abbiamo fatto delle cose però non abbiamo mosso le masse. Siamo convinti di aver ragione, ma allora perché il mondo va da un’altra parte? Ci sono state decine di interviste a bilancisti, notizie sui GAS e il consumo critico. Sicuramente hanno aumentato il numero di appassionati, delle buone pratiche: la finanza etica, il tema dell’acqua. Gli articoli sono serviti a dare cittadinanza al tema, a porre la questione delle regole, al quadro legislativo. Ma questo non è sufficiente per rendere maggioritarie le pratiche e gli stili di vita. Il tempo però è stato breve. C’è da continuare, anche nella strada dell’originalità, specifcando, come, cosa e verso chi si vuole comunicare. Accanto alla parola vulnerabilità metto la parola sincerità. Si potrebbe dire anche verità ma sincerità è sufficiente. Dobbiamo cercare di raccontare la realtà com’è, non come vorremmo che fosse. Si tratta di non mentire.
Misurarsi sul tema della sconfitta, le nostre idee sono state poco convincienti. Le nostre idee devono essere approfondite, c’è bisogno di una riflessione con molta onestà intellettuale sulle buone pratiche che abbiamo messo in campo. Mi sono trovata a un dibattito a Milano con un bravo economista del gruppo della Voce. Lui diceva il commercio equo e solidale che cosa ha spostato in termini economici? Non si sarebbe stati più efficaci con le donazioni? Senza pensare al tema della giustizia, ma dobbiamo confrontarci con i risultati economici. Non mentire sui numeri. Nella fiera per esempio dare i numeri giusti, non che il primo anno devi avere 10000 vistitari il secondo 20000…. non venire meno sulla sincerità. Raccontare la realtà così come è, non come vorremmo che fosse.
Non sappiamo dove stiamo andando ma non lo sanno neanche gli economisti. Non abbiamo una narrazione sintetica di ciò che accade. Viviamo in un mondo in fuga, ciò genera un’angoscia profonda. Ci limitiamo a vivere il presente. Vivere non di speranze e obiettivi globali ma di pensieri a breve scadenza. Non sappiamo cosa sarà il futuro quindi raccontiamo una debolezza. Dobbiamo capire come starci dentro.
Stanno avvenendo delle mutazioni antropologiche: viviamo sempre più a lungo però nella nostra vita le cose durano sempre meno. Non riusciamo a pensare il futuro eppure ne avremmo un bisogno assoluto.
In tutto questo mi pare sia cambiato il cuore della gente. Questo è emerso grazie anche all’informazione, non l’ho capito prima. Mi colpisce entrare nelle case di amici e vedere che si ascolta il tg4. Alcune reazioni non sono collegate a questo ascolto prolungato? Forse è uno spazio da tornare a presidiare. Il 13 e 14 aprile c’è stata la Fiera e ci sono state le elezioni, prendo come esempio l’atteggiamento sui Rom. Non è che prima il cuore della gente fosse diverso. Il 13 e 14 aprile i media ci raccontavano la realtà in maniera diversa. Oggi i nostri mass media non sono capaci di presentare la realtà. Per i prossimi cinque anni non dovremmo occuparci di esercitare potere, potremmo occuparci di rappresentare, di “sperare altro”.
La Giornata del Non Acquisto.
Che cosa si può fare? Io non l’ho mai amata. Ha trovato molto interesse. Io non la amo gli altri sì. Abbiamo bisogno della verità dell’altro.
Potremmo riflettere che non tutto può essere comprato e venduto. Nei beni pubblici ma anche nel privato.
La possibilità del baratto ma anche delle cose gratuite.
Attorno a questi temi si devono trovare delle alleanze che abbiamo la competenza e l’autorità per osare. Perché non fare il mercato del gratuito?
Il tema della scarsità è un tema da agenda dei summit agricoli europei. Il tema del razionamento dei beni essenziali riguarda anche noi società ricche. Perché non provare a starci dentro con un po’ di sfrontatezza? Le regole sono fatte per essere rispettate ma anche per essere cambiate.
È il sessantesimo della Costituzione, la cosa che mi ha impressionato di più è aver visto all’improvviso una mattina a Milano su un muro fuori dalla metropolitana la scritta dell’articolo 4 della Costituzione:
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
OSPITALITA’
Eccovi la versione 2008 della Lista Ospitalità allegata a questa Lettera. Il progetto Ospitalità è una opportunità in più per qualche sera delle vacanze o per altri spostamenti.
Un modo per conoscerci meglio nella Campagna… le famiglie bilanciste offrono sempre belle sorprese!!!
In più quest’anno ci sono anche delle famiglie bilanciste all’estero che si sono rese disponibili all’ospitalità!
Le permanenze consigliate sono di al massimo tre giorni.
Aspettiamo i vostri resoconti di viaggio e i raconti delle vostre esperienze.
La Lista è anche scaricabile dal sito nella parte riservata ai Referenti.
Buon viaggio!!!